Gauntlet: Slayer Edition – Recensione

Il mio primo incontro con Gauntlet (qui recensito nella sua incarnazione originale per PC) non è stato proprio memorabile: nel complesso il gioco funzionava abbastanza bene, ma tutta una serie di difetti non permetteva all’opera dei ragazzi di Arrowhead Game Studios di lasciare il segno. D’altro canto gli stessi sviluppatori svedesi affermarono di non essere pienamente soddisfatti del risultato finale e per questo, non molto tempo fa, annunciarono che avrebbero rimesso mano al codice promettendo di mettere a posto tutte le numerose sbavature della prima versione del gioco e, al contempo, approfittare dell’occasione per far sbarcare Gauntlet su PlayStation 4. È passato quasi un anno da quando il titolo dei creatori di Magicka si presentò per la prima volta alla corte di mouse e tastiera, e ora può finalmente sfoggiare un vestito nuovo.

GAUNTLET REMIX

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Non mi dilungherò sulle meccaniche del gioco, di cui ho parlato approfonditamente l’anno scorso: vi basti sapere che le fondamenta sono rimaste praticamente immutate. Ancora una volta siamo di fronte a un classico dungeon crawler da affrontare in singolo oppure in compagnia di amici, fino a un massimo di quattro giocatori. Nessuna modifica per il roster di eroi dai quali scegliere il nostro alter ego: abbiamo sempre l’elfo, il guerriero, la valchiria e il mago, con l’aggiunta di quella negromante che aveva già fatto capolino come DLC della versione originale, e che anche qui è va acquistata separatamente. Una volta selezionato l’avatar si iniziano a intravedere le novità di questa Slayer Edition: ogni personaggio ha a disposizione una discreta varietà di abilità speciali che dipendono dal suo equipaggiamento, e oggetti da sbloccare spendendo le preziose monete d’oro guadagnate durante le incursioni nei dungeon. In questo modo le opzioni di personalizzazione diventano decisamente più elevate, permettendo di adattare gli eroi al proprio stile di gioco.

Anche i nemici sono stati rivisti: ora godono di pattern di attacco specifici in base alla classe e alla razza di appartenenza. Se nella versione originale le differenze tra i mostri erano al più marginali, in questa Slayer Edition le peculiarità di ognuno di essi si notano molto di più; al livello di difficoltà più elevato, inoltre, costringono i giocatori ad affrontarli in modi differenti, puntando maggiormente sulle abilità dei diversi eroi. Un passo in avanti non da poco, considerando che le somiglianze tra i vari nemici rappresentava il problema principale dell’edizione di (quasi) dodici mesi fa.

LABIRINTI PROCEDURALI

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L’opera di rimaneggiamento, però, non si ferma qui: per ovviare alla scarsità di contenuti, il team nordico ha deciso di aggiungere ben due modalità di gioco alternative, denominate Senza Fine e Colosseo. Quest’ultima è stata già introdotta nella versione originale con una patch di pubblicata diverso tempo dopo il lancio, che qui viene però ampliata e perfezionata: in pratica, si tratta di un’arena al cui interno occorre affrontare una serie di orde di nemici; in caso di vittoria, verremo ricompensati con mantelli speciali con cui agghindare i nostri eroi. La modalità Senza Fine, invece, rappresenta la punta di diamante delle novità: qui sarà possibile affrontare un labirinto generato casualmente ogni volta che viene avviata una nuova partita, con lo scopo abbastanza evidente di farci addentrare il più possibile all’interno dei vari livelli per raccogliere il maggior quantitativo di oro possibile.

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Purtroppo il lavoro svolto da Arrowhead non ha coinvolto la telecamera: questa resta sempre ancorata al gruppo di giocatori più numeroso, intralciando le azioni in solitaria che spesso si rendono necessarie per salvare il resto del manipolo di avventurieri, arrivando addirittura a impedire una buona visione d’insieme nelle situazioni concitate all’interno delle arene più ampie. Un problema che si fa sentire soprattutto quando si gioca in compagnia di perfetti sconosciuti, a maggior ragione se non sono molto avvezzi al gioco di squadra.