La squadra dell’Arcobaleno di Tom Clancy è da sempre nel mio cuore di videogiocatore. Il suo esordio su PC, infatti, mi ha rapito davanti al monitor del mio usurato e consumato compagno di merende targato 486sx IBM (si, quando esisteva ancora la linea PS che non stava per PlayStation, con quell’adesivo sborone con scritto “Intel Inside”), e per un numero incalcolabile di ore. Sono passati 18 anni e sono da qualche giorno in compagnia del suo attesissimo nipotino “Siege”. Una prova difficile, devo ammetterlo: abbiamo dato qualche tempo “tecnico” al gioco di uscire, ai server di popolarsi e al matchmaking di correggere leggermente il tiro, primo di darne giudizio qui, su Games Village. Una scelta necessaria e obbligata, a nostro avviso, data la sua enorme componente online. Enorme e unica, a dirla tutta. Tra le notizie più chiacchierate di quest’anno, a ridosso dell’uscita, c’è infatti la scelta ben ponderata di non inserire una campagna single-player nell’ultima iterazione della saga. Nonostante i trailer che hanno innalzato hype nel corso del travagliato sviluppo, nonostante la dichiarazione ufficiale al merito di una story-line nel corso dell’E3 2014, nonostante un trascorso ben significativo nei suoi capitoli passati. Insomma se siete tra i pochi videogiocatori che vive ancora di sole esperienze single-player, potete tranquillamente smettere di leggere: l’unica offerta videoludica che vi sarà concessa, senza l’ausilio di una banda larga, saranno dieci missioni di addestramento in salsa SWAT. E queste simulazioni (di nome e di fatto) sono comunque distanti anni luce dalle splendide campagne off-line della saga di Ubisoft. Scordatevi quindi quei lunghissimi, immortali briefing dove pianificare le vostre irruzioni a tavolino: qua parliamo di un singolo obiettivo mordi e fuggi che vi capulterà direttamente nel mezzo dell’azione, perlopiù senza una squadra in stile Jack Bauer, vestendo i panni di un tutorial meno noioso del solito. Ma soprattutto, parliamo di dieci missioni senza una minima traccia di storia. Mi sembra quasi di vedere le vostre facce incuriosite quindi dal voto che avrete già sbirciato. Ebbene, nonostante un benvenuto tutt’altro che caloroso per i vecchi affezionati a una IP comunque storica, Siege ha molto più da offrire di quanto potrebbe sembrare a una prima prova su campo. Ma, come nelle migliori storie d’amore, per scoprire i suoi lati più emozionanti dovrete prima mettere in campo un pizzico di costanza. E, soprattutto, tanta pazienza.
CHI TROVA UN AMICO FA UNA SQUADRA
Per godere di tutto il potenziale offerto da Siege, dovreste innanzitutto pianificarne l’acquisto con qualche amico fidato. E questo consiglio è talmente fondamentale che si potrebbe tranquillamente inserire tra i requisiti minimi di sistema. Questo perché le due macro-sezioni offerte dal titolo, “Caccia ai terroristi” e il Multiplayer competitivo, sono decisamente atipiche se confrontate rispetto al classico COD, Battlefront e Battlefield del caso. Quale che sia la modalità tra PvP e la Co-Op Terrorhunt (che potrete giocare anche contro dei bot, se avete voglia di rovinarvela al 99%), parliamo di squadre limitate a soli 5 componenti, senza alcuna rigenerazione della salute, nessun respawn e con un piacevole realismo in sottofondo. A livello hard, disattivando la mira assistita (cosa che vi consiglio di fare già durante l’installazione: c’è in ballo il vostro onore), le partite saranno fin da subito capaci di regalare grandi soddisfazioni e ottime sfide. A livello realismo, dove potrete morire anche con un singolo colpo di pistola, la vostra pazienza sopra citata sarà messa a durissima prova. Quale che sia la vostra scelta, ogni singolo decesso avrà un peso enorme sull’esito della partita stessa. Anche se, una volta attraversato il tunnel di luce bianca, potrete comunque collaborare con i vostri compagni rimasti in partita attraverso la chat vocale e sbirciando dalle telecamere di sicurezza la posizione dei vostri avversari. Il pre-match, erede moderno dei decisamente meno movimentati briefing della saga, consisterà nell’analizzare l’area di gioco per scovare i nemici con dei droni per la squadra di attacco, e mettere in campo tutte le difese e le barricate a vostra disposizione per la squadra di difesa. Sappiate che l’esito di molto partite delle modalità PvP si potrebbe decidere in questi fatali 30 secondi di preparazione. Anche qui, la comunicazione sarà fondamentale. E, purtroppo, parlare con dei perfetti sconosciuti non vi aiuterà: la prova sul campo di Rainbow Six: Siege è stata effettuata su PlayStation 4 e sfruttando la sua chat vocale (“party”), con un gruppo affiatato di tre persone. Il numero di amici minimo e senza il quale vi sconsiglierei di procedere all’acquisto. Le tattiche e le strategie che potrete portare in campo, dopo qualche ora di sano allenamento, richiederanno infatti lo sforzo di più di una semplice coppia in stile Arma Letale. Potrete far saltare un muro di un appartamento con il C4 come semplice diversivo, ad esempio, mentre i rimanenti due entrano in azione dalla direzione opposta dell’esplosione: uno dall’alto calandosi con il rampino, un altro ancora dalla finestra e usando come ariete una granata stordente. Oppure potreste estrarre un ostaggio, mentre un amico si occuperà di ripulire con il cecchino e un altro vi coprirà il percorso con uno scudo antiproiettile. Il numero 3, insomma, è la base che farà da moltiplicatore della fruibilità dell’esperienza stessa, spingendovi a trovare altri due compagni degni d’entrare nella vostra squadra d’élite.
L’INTELLIGENZA “ARTIFICIALE” MIGLIORE AL MONDO
Vado dritto al punto: l’IA di Siege è decisamente altalenante. A volte capace di sorprendere, a volte capace di generare gaffe che sembrano uscite da titoli di un paio di generazioni or sono. Nella modalità cooperativa, questa curiosa altalena potrebbe rendere l’esperienza a tratti frustante. Ma, a dirla tutta, Caccia ai Terroristi fungerà unicamente da vero e proprio tutorial per la vostra squadra fiducia. Un territorio meno ostile dove affinare capacità di squadra e tag-team, elaborare strategie da portare sul campo contro la migliore IA del mondo: quella umana. Con oltre una dozzine di mappe, obiettivi, meteo e orario delle missioni variabili, il mio consiglio è quello di epurare lo strumento del matchmaking di alcuna scelta, lasciando alla sorte e al duro allenamento i migliori propositi. Anche perché uno degli elementi centrali di Siege sono i suoi 20 operatori, i veri protagonisti del gameplay del titolo Ubisoft. Collezionando punti fama, sbloccherete ben più che dei personaggi, ma delle vere e proprie variazioni alle possibili strategie di gioco. Basti pensare alle “siringhe proiettile” del dottore, con le quali sarete in grado di riportare in vita un compagno (nel caso sia a terra, e non passato definitivamente a miglior vita) sparando attraverso una breccia aperta nel muro della stanza accanto. Oltre all’IA, un altro punto tecnico che potrebbe sembrare a prima vista “deludente” è lo stesso comparto grafico di Siege. Sebbene lontano dai fasti dei trailer “in-game” mostrati nel corso degli scorsi E3, l’engine di gioco è comunque capace di sfoggiare ottimi effetti particellari e di luce, soffrendo al contempo di una scarsa definizione su texture e sul colpo d’occhio. Se però la scelta è stata presa per mantenere un miglior aggiornamento a schermo sulle console Microsoft e Sony, senza incappare in noiosi lag e cali di frame-rate online, non può che essere l’unica scelta da definire “giusta”. E, per dirla tutta e senza filtri, ci sentiamo decisamente più in dovere di sottolinearvi una cattiva gestione delle preferenze sulle mappe nel matchmaking (a volte quasi del tutto superflue), piuttosto che un comparto grafico leggermente sotto tono. In un titolo “only multiplayer” come Siege, inoltre, si potrebbe anche sorvolare… non pensate anche voi? Piuttosto, ci lascia perplessi la scelta di limitare le partite classificate ai soli giocatori di livello 20: sono da sempre la soluzione ideale per evitare i “casual gamer del caso” e godersi appieno un titolo online. Dover giocare così a lungo, per potervi accedere, è stato motivo di grande frustrazione per chi vi scrive. E decisamente ben di più che notare qualche texture in low-res.