Europa Centrale, circa 10.000 Avanti Cristo. Siamo chiamati ad impersonare Takkar, il Maestro di Belve, il prescelto che dovrà restituire grandezza e onore ai Wenja. La nostra tribù è stata colpita da una carestia che ne ha decimato i membri e, per salvare la nostra preistorica pellaccia e quella dei superstiti, dobbiamo riunirci con gli altri Wenja di Oros. Oros, una terra lussureggiante ma piena di pericoli, di cui i più letali potrebbero non essere le fiere. Nelle fertili terre di Oros, infatti altre due tribù cercano di dominare: i forti Udam, guerrieri cannibali, possenti e spietati; e gli agili Izila, la “Gente di Sole”, che cercano di appagare i propri Dèi tramite il sacrificio umano. Ovviamente per entrambe le tribù i poveri, pacifici Wenja sono un bersaglio primario. Questa è a grandi linee la storia di Takkar; una epopea preistorica che ruota intorno al dominio, pregna di quella brutalità che solo una buona clava dei cari, vecchi Homo Neanderthalensis può esprimere a dovere. Ubisoft Montreal ha creato un mondo vivo, pulsante, ricco di sfide e molto credibile. La nostra avventura comincerà molto rocambolescamente: con i nostri compagni superstiti siamo impegnati in una caccia al Mammut, interrotta sul più bello dall’attacco di una tigre dai denti a sciabola. Seminato il predatore, incontreremo Sayla, una Wenja che per placare le urla dei compagni massacrati dagli Udam che le rimbombano in testa si diletta a collezionare orecchie di Udam. Da qui in poi il mondo di gioco si aprirà dinanzi a noi, consentendoci di esplorarlo in lungo e in largo alla ricerca dei fratelli dispersi, di risorse utili per ingrandire il nostro villaggio e di prede per sostentarci.
UN GRIDO NELLA PREISTORIA
Solido, veloce, estremamente appagante (infilzare un mammut in un occhio per poi scuoiarlo è sempre un’emozione) e immediato. Sin dalle prime battute, non appena presa un po’ di confidenza con i comandi di gioco, correre per la giungla di Far Cry Primal diventerà un piacere. Ovviamente, anche se molto semplici, le vite dei nostri progenitori non potevano ruotare tutte intorno alla caccia ed al sostentamento. Ubisoft in questo è stata abile nell’inserire molte missioni secondarie e diversi personaggi da incontrare e portare al nostro villaggio onde apprendere le loro abilità e poter così competere con le minacce di Oros. Incontreremo dunque cacciatori esperti che ci insegneranno come seguire le tracce delle fiere più pericolose e come domarle per farle combattere con e per noi; abili ingegneri ante litteram che ci aiuteranno a fabbricare nuovi e più letali sistema di morte partendo dalle risorse che troveremo sparse per tutta Oros. Purtroppo le missioni secondarie non brillano per varietà, di fatto si tratta quasi sempre delle stesse attività ripetute ad libitum, ma una menzione d’onore in tal senso va sicuramente alla subquest affidataci da Tensay lo Sciamano; non vi anticiperemo nulla, ma vi assicuriamo che queste missioni vi garantiranno una bella dose di divertimento. Se poi non fosse sufficiente, potrete sempre provare a raccogliere tutti i collezionabili sparsi per le terre di Oros, oltre centocinquanta, alcuni dei quali in luoghi davvero inusitati e difficili da raggiungere; si spazia da pitture rupestri in stile Cro-Magnon fino a bracciali di conchiglie (il simbolo d’appartenenza ai Wenja), passando per maschere tribali e via discorrendo. In parole povere una raccolta di reperti da far invidia al British Museum. Il combat system era la vera incognita del titolo, dopotutto che Far Cry è senza un po’ di piomboda scaricare sui nostri nemici? Beh, in Far Cry Primal non avremo mitragliatrici e fucili, ma vi possiamo dire che il combattimento a distanza a base di arco e giavellotti è divertente e non fa assolutamente sentire la mancanza di un’arma da fuoco. Per contro il sistema di combattimento in melee risulta a tratti caotico, specialmente quando saremo circondati da più di un nemico.
[quotedx]Ubisoft è stata molto abile nell’inserire tante missioni secondarie e personaggi da incontrare[/quotedx]
Il gioco dispone anche di una funzione di “viaggio rapido”, grazie al quale potremo in qualunque momento raggiungere il nostro villaggio principale, che in fin dei conti altro non è che una sorta di hub ove riceveremo dai nostri tribali le missioni che ci faranno progredire nella storia. Oltre al villaggio Wenja potremo, sempre tramite fast travel, visitare i diversi insediamenti e pire che avremo precedentemente reclamato. Tra le feature degne di nota ne spiccano sicuramente quattro: il crafting, ben strutturato e facile da padroneggiare ci consentirà di realizzare armi e attrezzature in qualunque momento attingendo dalle risorse che abbiamo raccolto. A seguire l’utilizzo del fuoco, che in Far Cry Primal è sicuramente il vostro migliore ed onnipresente alleato. Grazie al fuoco potrete infatti reclamare per i Wenja i diversi punti di interesse di Oros, tenere lontane le feroci bestie che tentano d’azzannare le vostre preistoriche chiappe o anche, in pieno stile paleolitico, divertirci ad incendiare i villaggi delle altre tribù. C’è poi l’Occhio del Cacciatore. Questa caratteristica di Takkar altro non è che una versione apparentemente potenziata del famoso Occhio dell’Aquila dei protagonisti di Assassin’s Creed. Attivando questa sorta di visione aumentata verranno evidenziati i nemici, le risorse e i pericoli intorno a noi, rendendo di fatto molto semplice aggirare le minacce o cogliere di sorpresa le nostre prede. In finale abbiamo il rampino: questo utile strumento ci garantirà l’accesso ad aree altrimenti irraggiungibili, consentendoci di esplorare liberamente tutta Oros. Purtroppo, alla lunga, sia l’Occhio del Cacciatore sia il rampino si rivelano un’arma a doppio taglio: stonano con l’ambientazione e, cosa forse più deplorevole, minano alla base il gameplay rendendo di fatto nulla la componente survival del gioco.
Se Takkar è soprannominato il Maestro delle Belve c’è un motivo: potremo infatti addomesticare, una volta sbloccate le giuste abilità, diversi tipi di bestie feroci alcune delle quali si lasceranno persino cavalcare. Questa è, tra tutte, la funzionalità a nostro avviso più divertente e scenografica; piombare nel bel mezzo della notte in un accampamento Udam e seminare morte e sgomento in sella ad uno smilodonte non ha prezzo! Sul fronte grafico Far Cry Primal dimostra tutta l’esperienza e il know how di Ubisoft. Un frame rate stabilissimo, effetti particellari sublimi e una illuminazione dinamica ottimamente realizzata sono, insieme ad una cura per i dettagli ambientali davvero oltre la media, la ricetta per un sicuro successo. Il ciclo giorno/notte del gioco riesce a trasformare radicalmente la nostra percezione di Oros, tramutando quelli che di giorno sembravano idilliaci angoli di paradiso in angoli di inferno.
[quotesx]Il fuoco, che in Far Cry Primal è sicuramente il vostro migliore ed onnipresente alleato[/quotesx]
Ed è qua che, purtroppo, l’invadenza dell’Occhio del Cacciatore si palesa; il gioco è molto immersivo, specialmente nelle sessioni notturne ma, attivando questa funzione,tutti i giochi di luce svaniscono e ci riportano bruscamente dalla giungla preistorica al nostro divano. Un altro piccolo difetto è forse una paletta cromatica troppo ricca di colori sgargianti, quasi iper saturi, che risultano un po’ artificiali nell’ambientazione di gioco. Sul fronte tecnico tutto gira ottimamente, rendendo l’esperienza di gioco molto godibile, eccezion fatta per un lievissimo effetto pop up (lo abbiamo sperimentato pochissime volte) comunque limitato ad elementi dello scenario piuttosto distanti dal nostro personaggio. Il sonoro è molto buono, ben bilanciato e con una colonna sonora che ben si sposa con l’ambientazione e le situazioni a schermo. Il ritmo incalzante dei tamburi tribali, le urla dei nostri compagni cacciatori e i ruggiti di rabbia di un mammut preso in trappola sono tutti nitidissimi e contribuiscono, non senza un grande peso, a rendere molto immersiva l’esperienza di gioco. Il parlato dei personaggi, seppur nella lingua Wenja, è perfettamente sincronizzato con il labiale sia durante le cut scene sia nelle sessioni in game e il titolo è completamente localizzato in italiano.
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