Il vento è la discriminante. Soffia forte, tra gli alberi. Ti sbatte in faccia la sua violenza, deviando le certezze di un gameplay fin troppo ben conosciuto e da fin troppo tempo metabolizzato. Perché giocare a Gears of War, la serie, per certi versi è come giocare ad un FIFA qualsiasi. Conosci i comandi, conosci il feeling delle armi e la pesantezza dei personaggi. E non saranno alcune, comunque importanti aggiunte al sistema di controllo a cambiare la natura del nuovo capitolo della saga, che si presenta su Xbox One e PC al massimo delle sue potenzialità. Perché sì, tanto nel single player quanto nel multi, Gears of War 4, TPS dai nobili natali e dalle discusse discendenze, è un gran ritorno. Soprattutto, è un gran gioco.
FIGLIO MIO, VIENI QUA!
Se nei primi tre capitoli della serie, firmati Epic Games sotto la regia del geniale Cliff Bleszinski, il protagonista indiscusso era Marcus Fenix, generale (o era sergente, chissà) dell’esercito COG operante sul pianeta Sera, The Coalition, studio Microsoft messo alle redini del progetto a suon di big money americani, mescola le carte. Intendiamoci, l’universo, ben conosciuto ai più, resta il solito. Il contesto, archiviato l’Emergence Day e seguiti, è completamente diverso. Dopo le vicende narrate nella trilogia originale, per altro interattivamente riassunte nei primi atti della nuova avventura, il pianeta Sera è dominato dagli umani, liberi dalla minaccia delle Locuste. La battaglia, se mai, è di tipo civile. Da una parte i Coalition of Ordered Governments, ovvero le forze governative. Dall’altra, piccole comunità di rivoluzionari organizzate in villaggi. Nel mezzo c’è JD, giovane ed ex Cog da poco unitosi ad un avamposto di ribelli e pronto a far valere la causa. Nulla di epico, nulla di particolarmente stimolante per chi, avvezzo alle mostruosità dell’epopea precedente, potrebbe persino rimanere deluso dalle prime fasi della campagna in singolo. Scaramucce. Piccoli dispetti. Davvero, nulla di più. Le cose, però, cambiano in fretta. Tempo di metabolizzare il feeling di qualche nuova arma e, magari, prendere confidenza con le nuove abilità figlie del Close Cover Combat system – per gli amici CCC, ma ci arriveremo più avanti – ed ecco che, sul campo di battaglia arriva un nuovo e spaventoso nemico. Un nemico crudele, carico di odio e, perché no, genetica vendetta verso il nuovo mondo di Sera e i suoi abitanti. In questo nuovo contesto, dove mai è ben chiaro chi sia l’alieno e chi no, si muovono JD e il suo “nuovo” team, chiamato a farsi largo fino alla conclusione nelle circa 12 ore necessarie per chiudere l’avventura divisa nei canonici 5 atti.
[quotedx]Coalition, studio messo alle redini del progetto a suon di big money, mescola le carte[/quotedx]
Per quanti rumor e filmati ufficiali abbiano in parte svelato alcuni dei temi e dei personaggi affrontati in Gears of War 4, non è certo questa la sede adatta per lanciare volontari spoiler sulla trama. Basti sapere che, godendodi un fan service piuttosto marchiato, l’ultima fatica di Coalition spicca per colpi di scena, presenti e ben cadenzati nel corso di tutta l’avventura, affrontando, anche, temi piuttosto delicati. Come, valga un esempio su tutti, il rapporto tra genitori e figli che, per certi versi, sostituisce il filone dell’orgoglio ferito e dell’amore toccato, più volte, nei capitoli precedenti della saga. Chiaro, non si tratta certo di un capolavoro letterario. Gears of War 4, come i suoi predecessori, spicca per spettacolarità al pari di un blockbuster a stelle e strisce, presentando dialoghi infarciti di battute leggere. Gli aspetti seriosi sono accennati, ma si tratta di un accenno piacevole, che incornicia con successo lo scenario di un mondo minacciato e sempre in bilico. Insomma, la campagna funziona. E funziona ancor di più in cooperativa, capace di incorniciare alcune nuove meccaniche e un curato level design. Il già citato CCC permette di superare i limiti dei precedenti capitoli negli scontri a fuoco ravvicinati. Cioè quando, nascosti dalla stessa copertura, due contendenti tentavano di colpirsi in una sorta di ironico e poco fruttuoso balletto di fuoco senza la possibilità, appunto, di un attacco frontale. GOW 4, al giusto prezzo di una semplice pressione del tasto apposito, consente invece approcci diversi per stanare un nemico da un riparo. Magari con un calcio in corsa, oppure afferrandolo per il collo e tirarlo sulla propria sponda. O, ancora, sferrandogli il calcio del fucile in faccia. Nuove tipologie di ingaggio, quindi, che, anche più delle nuove armi, influenzano sensibilmente gli scontri con altri umani nella nutrita modalità multiplayer.
Gears of War 4 spicca per spettacolarità al pari di un blockbuster a stelle e strisce
L’apertura dei server, arrivata ufficialmente poche ore prima della scadenza dell’embargo, non ha permesso di testare a fondo il comparto online. Eppure, al netto di qualche partita tra recensori sparsi per il globo, è evidente che gli sforzi maggiori The Coalition li abbia infusi proprio nel settore competitivo e cooperativo. Il primo, grazie a nuove modalità di gioco e l’aggiunta di un quinto membro per squadra, presenta mappe ben più ampie e riuscite rispetto a quanto visto nella beta della scorsa primavera. Il secondo, detto della campagna cooperativa, presenta invece un nuova modalità Orda dove le classiche meccaniche della serie si mescolano ancor di più, grazie alle proprietà del “fabbricatore” di armi e difese, a quelle proprie di un MOBA o di un Tower Defense. Il tutto impreziosito dai 60 fotogrammi al secondo che, rispetto alla quota dimezzata del single player, fanno sentire il loro peso in ogni scontro, in ogni duello. Per dire che sì, Gears of War 4 è un bel vedere. Tanto quando, ancorato ai 30 fotogrammi dell’avventura in singolo, sfrutta in maniera magistrale le fonti di luce, tanto quando, e anzi ancor di più, raddoppia il frame rate nel multiplayer, settando nuovi standard nel genere su console, versione testata. L’assenza di lag si mescola, così, ad un’ottima modellazione dei personaggi e ad una discreta qualità delle texture per una qualità visiva che, mutatis mutandis, ricorda quanto di buono già fatto nella remaster del primo capitolo. Ottima, anche, la direzione artistica. GOW 4 alterna sapientemente paesaggi bucolici e classici ad aree industriali. Alterna la pulizia allo sporco. Alterna il giorno alla notte. Nel mezzo, le luci del tramonto e i colori dell’autunno, col vento che soffia tra gli alberi e fa tremare, letteralmente, il pad. Un vento di cambiamento, ma neppure così tanto, capace di mascherare l’assenza di reale innovazione con un pacchetto che, piuttosto, punta a limare la bellezza del passato per aprire al futuro e, banalmente, ad una nuova trilogia.