Più grande, più grosso, ma non necessariamente migliore. Anzi, per certi aspetti, WWE 2K17 si presenta, in questa nuova edizione, addirittura limitato in alcuni aspetti, tanto da apparire come una sorta di capitolo intermedio in attesa del più volte richiesto update di tecnica e fisica. Se ne riparlerà il prossimo anno, ma nel frattempo, a fronte di uno dei più completi ed opulenti roster di lottatori mai apparso in un gioco del genere, è giusto valutare quanto poi, alla fine, è arrivato sugli scaffali.
BOTTE E SHOW TURBO REMIX
Al timone del progetto, ancora una volta, il team nipponico Yuke’s, alle prese col brand da oltre tre lustri. Tanto per precisare come il lavoro svolto non si discosti, almeno in qualità, da quanto visto negli anni passati, ma anzi sia in linea, per tecnica e gameplay, con gli ultimi capitoli della serie. Eppure, appunto, qualcosa manca. In primis, la modalità Showcase, punto forte del comparto single player, ma questa volta sorprendentemente tagliata. Tante storie, quelle dei lottatori, ma nessuna storia realmente costruita attorno ad un protagonista scelto dal roster, come già accaduto l’anno scorso per Steve Austin e nell’edizione 2015 per Ultimate Warrior. Un vero peccato perché nel percorso dei ricordi di una carriera come, ad esempio, quella dell’uomo di copertina Brock Lesnar, avrebbero sicuramente trovato gloria e onore i grandi nomi del passato che, al netto di qualche taglio, avrebbero inorgoglito un roster impressionante per nomi e numeri.
[quotedx]In linea, per tecnica e gameplay, con gli ultimi capitoli della serie[/quotedx]
Si parla di circa 130 wrestler apparsi, nel corso di 30 anni, sui ring di WWE prima e WWF dopo, alle volte in versioni alternativeche sottolineano i diversi momenti della carriera. Da Macho Man Randy Savage a John Cena, passando per Ultimate Warrior e Jack “The Snake” Roberts. Numeri notevoli, che rendono il roster il più corposo di sempre nella storia videoludica del brand. Incassato, comunque, il colpo per l’assenza di Showcase, restano in piedi tutte le modalità già conosciute ai fan. Falls Count Anywhere, Backstage Brawl, Extreme Rules, Ladder, Table, TLC, Hell in a Cell, Steel Cage, Iron Man, Last Man Standing, No Holds Barred, Submission, Tag Match, Elimination Tag, Elimination Tornado Tag, Triple Threat, Fatal 4-Way, 6-Man, Handicap Match, e l’immancabile Royal Rumble. In alcuni eventi, il combattimento può spostarsi dal ring al backstage. Proprio come nella realtà di uno sport da sempre in bilico tra la tecnica e il teatro drammatico. A chiudere l’offerta dedicata al single player, e anzi facendone un cardine dell’esperienza, sono gli aspetti gestionali del WWE Universe e, soprattutto, La mia Carriera dove, al netto di un editor completo nella personalizzazione e semplice nell’utilizzo, è possibile creare da zero un lottatore e portarlo, dopo millemila incontri e interviste, ai vertici della federazione. Oltre a creare un lottatore competitivo, lo scopo del giocatore sarà quello di mettere in piedi un vero e proprio prodotto commerciale, con introiti e sponsorizzazioni degne di una superstar della WWE. Le scarse innovazioni introdotte a modalità già ben conosciute dai fan della serie sono poi bissate sotto l’aspetto tecnico.
Da giocare, 2K17 è ancora un “legno”, basato su un gameplay che punta tutto sulla tempestività dei contrattacchi e su alcuni “minigiochi” utilizzati per sfuggire alle prese o mettere a segno mosse speciali. La cosa aveva senso, forse, sulla passata generazione. Oggi, anno di grazia 2016, il sistema appare francamente anacronistico. Anche graficamente, forti di un limitato restyling ancorato ad un paio di edizioni fa, WWE 2K17 appare ancorato ad un passato tecnologico a cavallo tra due generazioni. Passi per la resa a video, in fondo i wrestler sono ben riprodotti in stazza e movenze, ma gli elementi di contorno e, soprattutto, la fisica che governa il tutto arrivano da un passato videoludicamente remoto che richiede, a gran voce, uno svecchiamento complessivo dell’esperienza. Per questo, pur forte di un campionamento sonoro di tutto rispetto e di un multiplayer rodato, WWE 2K17 fatica a rivendicare lo status di gioco davvero nuovo mostrandosi, piuttosto, per quello che realmente è. Ovvero, l’aggiornamento annuale di un buon titolo che comincia a mostrare segni di stanchezza strutturale. Più grande, più grosso, ma tutt’altro che innovativo. In attesa di una rivisitazione completa dell’offerta, necessaria per sdoganare davvero la serie in una nuova generazione, questa edizione sfugge alla stroncatura per meriti più storici che ludici. La presenza di un numero spropositato di superstar d’annata riuscirà ad attirare, a colpi di nostalgia, i bambini di ieri e gli adulti di oggi. Meno, probabilmente, quel pubblico scafato che, al videogioco moderno, chiede ben altro.