Call of Duty: Infinite Warfare – Recensione

Nel 2014, Sledgehammer trasformava per sempre il mondo di Call of Duty: con salti da FPS Arena e gameplay verticale, Advanced Warfare tentò di rinnovare una saga che rischiava di fermarsi su se stesso, mancando però il bersaglio nella realizzazione. Nonostante le buone qualità di Advanced Warfare in tal senso, Treyarch con le sue innegabili qualità di sviluppatore ha convinto la community della saga a tornare a un gameplay meno vivace e “salterino”, con alle spalle però un ben più solido game design. Infinity Ward si è quindi ritrovata al timone con una decisione da prendere, e una reputazione da ripulire dopo il claudicante ultimo capitolo a sua firma, Ghosts. E mentre il rivale DICE gioca la carta delle richieste dei fan del genere, ritornando agli FPS storici e un Battlefield ambientato addirittura durante la Grande Guerra, i californiani decidono di continuare per la loro strada, sterzando ancora più forte il timone del loro vascello Sci-Fi. E ve lo diciamo subito: non vi convinceva la deriva fantascientifica degli ultimi capitoli? Ebbene, prima di andare oltre sappiate che quest’anno Infinity Ward è andata ben oltre i suoi predecessori.

COD-Infinite-Warfare

LA GUERRA INFINITA

Se con Ghosts c’era già l’occhiolino buttato sull’infinità dello spazio, in questo nuovo Call of Duty l’umanità e le sue truppe hanno addomesticato la Via Lattea. Vi aspettano quindi viaggi alla velocità della luce, armi ad energia, combattimenti a gravità zero e mappe degne di Killzone e Destiny (avete letto bene). Purtroppo, però, quali che siano i vostri gusti al riguardo non potrete evitare di fare caso alla mancanza originalità, nell’appuntamento annuale di Activision. Nel frullatore dell’ispirazione (chiamiamola così) di Call of Duty: Infinite Warfare, ritroviamo qualche spruzzata di Halo, un pizzico di Metal Gear, e tanto, tanto Battlestar Galactica. Tuttavia, la campagna di IW non si presenta affatto male, anzi: finirà anche per conquistarvi, specialmente nei primi minuto. La storia del capitano della Retribution, il capitano Reyes, interpretato da noi, ci porterà da un capo all’altro del sistema solare, e spesso su diversi corpi celesti che lo popolano. Mercurio, Marte, le lune di Saturno e Giove: paesaggi mozzafiato e una fisica sofistica e realistica, oltre le aspettative soprattutto se confrontata ai frangenti Sci-fi dei predecessori, sono le prime buone tacche sulla divisa dell’offline di questo nuovo COD. Provate a mettere piede su enormi ghiacciai e contemplate la massa luminosa di Giove riflessa sotto di voi. Qualcosa di strano, quasi sbagliato per alcuni, ma che ha piacevolmente sorpreso il sottoscritto. Un enorme passo in avanti per gli standard delle ultime campagne della saga, ma che spesso finisce per essere riportata a terra dalle consuete routine della sua “stirpe”.

[quotedx]Qualche spruzzata di Halo, un pizzico di Metal Gear, e tanto, tanto Battlestar Galactica[/quotedx]

Come se Infinity Ward si ribellasse a tratti, mostrandoci il potenziale di un gioco che potrebbe essere molto più bello del suo stesso risultato finale, ma che per esigenze di richiesta di mercato non vedrà mai la luce. Dopotutto, oltre la metà dell’utenza non giocherà per più di pochi istanti alla campagna in solitaria, prima di andare online. Quindi, perché impegnarsi tanto? Ma noi, non siamo quella metà dell’utenza. Dicevamo, siamo un soldato. Ma non uno qualsiasi: siamo un ufficiale. Il capitano Reyes è un uomo scrupoloso, le cui convinzioni vengono regolarmente messe alle prova dagli orrori della guerra. Call of Duty: Infinite Warfare mette in scena una guerra tra terrestri e un gruppo di separatisti da colonie spaziali. Insomma, Gundam. E qui l’equilibrio di potere è chiaramente a favore del Fronte in Difesa delle Colonie, e più che una guerra d’indipendenza si rivelerà come una crociata genocida intrapresa dalla FDC. In tutto questo, Reyes è l’uomo della speranza, il comandante di Retribution, la più grande nave da combattimento dalla Terra. Strizzando l’occhiolino a Mass Effect, in qualità di capitano (ma non pastore, in questo caso. ehm) potremo scegliere dove andare sulla mappa del sistema solare, decidendo l’ordine delle missioni. E sempre come nell’immortale trilogia Bioware, potremo decidere di intraprendere alcune missioni secondarie che ci semplificheranno la vita nello svolgimento di quelle principali, se portate a termine. Ma “non temete”: la durata della campagna si rivelerà comunque contenuta, e non vi occorreranno più di 8 ore di gioco per finire tutte le missioni secondarie e primarie. Assurdamente, tutto quello che potrà fare il grande eroe terrestre, il comandante del più importante vascello spaziale, sarà questo: scegliere l’ordine delle missioni e se portare a termine qualche obiettivo di secondo ordine. Niente ordini o strategie, o classi di compagni di squadra, da gestire, né pianeti o minigiochi da portare a termine. Le analogie con Mass Effect, spariscono presto come un buco nero. Ah, se c’è però qualcosa che ha finito con l’infastidirci, durante queste sette ore, è l’uso limitato che è stato fatto di Kit Harigton, il celebre volto televisivo di Jon Snow. Se al suo primo cameo sarà impossibile contenere l’esaltazione, ben presto i suoi modi di fare caricaturali e ripetitivo (addirittura le stesse parole e frasi, probabilmente a causa di costi elevati), finiscono con lo sprecare l’enorme potenziale dell’attore. Insomma, Spacey in Advanced Warfare lo prende a dir poco a schiaffi. E con una sola mano.

activision

Dove Call of Duty: Infinite Warfare però finisce con il dare del suo meglio, è a bordo delle stesse astronavi. Avete capito bene. Una volta presi i controlli della navetta Jackal (che potrete pilotare anche in VR), vi renderete conto che sarebbe stato molto più divertente tutto il gioco incentrato su queste fasi, ben più dinamiche e studiate delle sessioni a piedi. Dando poi un’occhiata alle armi, non possiamo negare come Infinity Ward abbia creato un intero arsenale estremamente divertente da usare, ricco di opzioni di fuoco per le stesse e di gadget da 007 dello spazio. Durante la campagna, ve lo diciamo subito, non sfrutterete molto del loro potenziale, a causa della sgradevole inclinazione dell’IA nel fare automaticamente capolino nel vostro mirino… ma aspettate di metterle alla prova contro altri giocatori umani. E il momento dell’online quest’anno sarà davvero “dimmi cosa vuoi e ti dirò chi sei”. E già, perché offline la campagna sarà un vero e proprio prolugamento di Advaced Warfare, online il discorso sarà simile con Black Ops III: se avete passato questo scorso anno sulle mappe di Treyarch, vi ritroverete subito a casa, correndo sopra i muri (Titanfall?), limitando i salti (sebbene il button smash selvaggio può aiutare proprio come prima) e scivolando a terra come in Vanquish (ve lo ricordate?). L’unica reale differenza è quella di una maggiore differenza tra le armature, che personalizzeremo come l’anno scorso facevamo con gli specialisti… sebbene poi si finisce con il rilevare praticamente identico al passato ma con altri nomi o aspetti. Insomma, non pensate di ritrovare caratteristiche uniche per classe in salsa Overwatch qui: ancora una volta bisognerà scegliere tre super e personalizzare le nostre armi a seconda del vostro approccio di gioco. Se poi controller alla mano le cose non sono cambiate molto da Black Ops III, abbiamo comunque notato alcune piccole differenze… che non sono però a vantaggio di Infinity Ward. Se i combattimenti hanno un tasso di frenesia ancora elevate e una buona dose di spettacolo (wow!), lo stesso non si può dire le mappe, mal dosate e che soffrono di numerosi “errori cromatici” che renderanno Call of Duty: Infinite Warfare meno divertente dell suo predecessore. Tuttavia, il gioco Infinity Ward è ricco e gonfio per quanto riguarda contenuti: il gioco dispone di 15 diverse modalità di gioco, che vanno dal Team Deathmatch a Cattura la bandiera, in attraverso l’ormai noto Uccisione Confermata, Cerca e distruggi, o Uplink. Difficile non trovare qualcosa di nostro gradimento e con i DLC finirà con garantire decine, se non centinaia, di ore di gioco, senza esagerare. E i giocatori più esigenti potranno lamentare un contenuto numero di difetti, sia nella progettazione di mappe o la configurazione di alcune modalità di gioco. Le Carte collaterali, si inseriscono perfettamente nel gioco gameplay , permettendo ai giocatori di attaccare e, soprattutto, difendere in modo intelligente, consentendo loro la possibilità di utilizzare tutte le forme di movimento consentito dal gioco. Allo stesso modo, però, è doveroso sottolineare la mancanza di coraggio nell’evolvere quelle modalità più “giovani” e che avrebbero bisogno di una rinfrescata. Come la modalità gioco delle armi, dove necessariamente ognuno gioca per sé.

Call of Duty: Infinite Warfare

[quotesx]Dove Call of Duty: Infinite Warfare finisce con il dare del suo meglio, è a bordo delle astronavi[/quotesx]

Una modalità in cui il giocatore, per vincere, deve fare un frag con diverse armi. Con ogni colpo di successo, cambia la sua arma, e così via. Il gioco armi avrebbe molto più senso di squadra, e perché no sul modello proprio della corsa agli armamenti di Gears of War 4, in cui entrambe le squadre devono compiere tre frag prima del passaggio all’arma successiva. Questo permette alle squadre di organizzare il loro attacco e la loro difesa, di conseguenza. Vincere una partita del gioco delle armi in Call of Duty Infinite Warfare, spesso finisce con il ricadere più sulla fortuna che sulle vere skill o gioco di squadra. E questo è un peccato perché, nonostante i difetti evidenziati dal nostro test, e nonostante la mancanza di innovazione rispetto a Black Ops III, il multiplayer di Infinite Warfare è molto divertente, e difficilmente annoia. Il gioco presenta un numeroso soddisfacente di armi e, come ogni episodio per diversi anni, sarà possibile forzare il gioco per sbloccare molti miglioramenti o versioni semplicemente più avanzate delle sue armi preferite. Tuttavia, se c’è qualcosa di cui volete leggere e sapere tutti è la nuova modalità Zombie, con il suo innegabile fascino. Zombies in Spaceland, il suo nome, e ci immerge negli anni ottanta con una colonna sonora di qualità come non si sentiva da Vice City, luci al neon e colori brillanti. Bloccati in un parco di divertimenti, quattro giovani cliché (il rapper gangsta, il nerd, il figo del liceo, l’eterna Lolita) dovranno sopravvivere a ondate di zombie sempre più sgarbati. Accumulando denaro, possono crescere nel parco, acquistare nuove armi: insomma, è la modalità Zombie, ormai un grande classico per i fan della serie. Tuttavia, ambientando il tutto in un parco di divertimenti, gli sviluppatori sono consentiti molte fantasie che lo rendono veramente uniche. Il parco si rivelerà infatti pieno di uova di Pasqua (!) e “grandi attrazioni” come una pista da ballo per far ballare gli zombie (seriamente), una sala giochi alcuni vecchi titoli di Activision giocabili, e… David Hasselhoff, il nuovo eroe di COD! Dopo Baywatch, il pilota di Supercar (lacrima) dà il meglio di se ora nei videogiochi, dandoci una mano di tanto in tanto. E non è una battuta! E se pensavate che ce l’eravamo totalmente scordato… eccoci a parlare un secondo dell’aspetto puramente tecnico di Call of Duty. Se ora i team che lavorano sulla licenza hanno più tempo per sviluppare i loro giochi, però, si comincia a sentire l’età del motore di gioco che oggi accusa qualche annetto sul groppone. Senza essere brutto da vedere, Call of Duty: Infinite Warfare è solo felice di fare il suo sporco lavoro con texture accettabili qualche volta… e molto di meno altre. È sorprendente poi che fiamme, nuvole di polvere, e altri effetti dello particellari sembrino adottare risoluzioni più bassa, per consentire il gioco per mantenere un framerate costante nei momenti più intensi. E dato che questi effetti sono molto, molto presenti, lo noterete facilmente. Aggiungete alcuni rallentamenti nella campagna single-player, e capirete che in questa materia Infinite Warfare avrebbe potuto fare molto meglio.

Comincia la sua carriera di videogiocatore nel lontano 1985, quasi in fasce, grazie alla passione del padre per il cabinato di Space Invaders. Da quel momento, ha votato la sua vita al videogioco: prima come redattore di riviste specializzate, poi come marketing manager di Fondazione VIGAMUS, su i progetti VIGAMUS & VIGAMUS Academy,. E sì, "Revolver" è in onore dell'inossidabile Ocelot di Metal Gear Solid. Quello di un tempo, almeno.