E’ spesso facile confondere due giochi che sebbene all’apparenza sembrino molto simili, scrutando più a fondo si dimostrano diversi, particolari e ognuno con i propri punti di forza. Migliaia di minuscole differenze, unite a scelte effettuate dai Game Designer, trasformano giochi che ad una prima occhiata potrebbero sembrare cloni, in opere completamente diverse. E’ facile confondere quindi i Pokémon, simpatiche creature utilizzate dagli allenatori (nell’omonimo gioco) per battersi tra di loro con i Digimon, creature digitale che vivono nel Digiworld. E’ altrettanto semplice inoltre confondere le motivazioni per cui sono nati: se i primi hanno visto la luce dalla mente di Satoshi Tajiri, appassionato di insetti, e hanno sempre avuto lo scopo di diventare oggetto da collezionismo a loro volta, i Digimon invece erano la controparte maschile dei Tamagochi (entrambi della Bandai). Premesso ciò, e acquisita la nozione che i due hanno davvero poco in comune, anche le tipologie di videogioco che sono nate sono molto discostate tra di loro: la saga dei mostri digitali, infatti, ha sempre cercato di spaziare tra i vari generi, passando dal picchiaduro all’RPG, dai giochi di carte a quelli di guida. Quello che andremo a vedere oggi, sequel diretto del primo capitolo Digimon World, è il connubio tra due generi molto diversi tra loro: perché se una parte del gioco vi farà combattere contro altri abitanti del Digiworld, il core invece richiederà delle abilità gestionali non da poco. Ma procediamo con ordine.
CATAPULTATI NEL DIGIWORLD
No, non sto cantando la sigla del cartone animato, ma vi sto descrivendo l’inizio del gioco: collegandosi direttamente a Digimon World (per la cara e vecchia PlayStation), gli stessi personaggi, Takuto e Shiki, torneranno nel Digiworld insieme ad altri compagni di avventura, con i quali dovranno salvare il Digital World e la città di Frontier da una terribile minaccia. Questa trama molto lineare e scontata, non è il fulcro vero e proprio del gioco: Digimon World: Next Order, infatti, basa tutto il suo fascino sulla mescolanza tra un JRPG ed un simulatore.
No, non avete letto male, si parla proprio di simulatore, o per meglio dire, un gestionale: i due Digimon che avrete nel gioco (novità assoluta, visto che fino ai capitoli precedenti ogni persona poteva avere solo un Digimon) dovranno essere allenati, cibati, e ovviamente avranno bisogno di meritato riposo. Insomma, dovrete accudirli, un po’ come facevate con i già citati Tamagochi da bambini (salvo la parte in cui morivano). Un’altra fondamentale differenza, cosa vista di rado in Pokémon, è il ciclo vitale dei Digimon: in questo gioco i vostri compagni di avventure non vivranno all’infinito, ma alla conclusione del proprio ciclo vitale diventeranno Digiuova che, schiudendosi, lasceranno spazio ad un nuovo Digimon. Totalmente differente da Digimon Story: Cyber Sleuth, i capitoli non saranno completamente scollegati, mostrando personaggi di tutte le serie, e grandi volti noti. Tornerà inoltre Jijimon, che gestendo l’hub di Frontier, vi indirizzerà verso la strada giusta.
TAMAGOCHI SIMULATOR
Sebbene il sistema di gestione non sia dei più facili, potete tirare un sospiro di sollievo: non sarà meticoloso quanto quello del primo capitolo su PSX, punendo di meno il giocatore per i suoi errori (che detta in questo modo potrebbe sembrarvi una grande falla del sistema, ma fidatevi, è un grande passo avanti). Rimarranno i classici problemi come i bisogni dei Digimon, incessanti e petulanti, che porteranno il grado di frustrazione al punto giusto per i fan dei gestionali, ma che potrebbero invece annoiare tutti i giocatori che cercavano qualcosa di diverso.
Ma le varie richieste dei Digimon non assecondate da parte del giocatore, oltre ad abbassare il loro grado di umore, influenzeranno anche l’evoluzione finale, rischiando di caricarvi di Digimon scarsi, orribili e, soprattutto, uguali. Ad alleggerire l’esperienza però, ci penserà l’allenamento, una sorta di minigioco arcade che vi farà scegliere su quali caratteristiche puntare. Ad accompagnare tutto ciò, esiste un enorme albero di abilità passive, che sarà potenziabile tramite dei punti acquisibili con le missioni prese dagli NPC.
FU-SIO-NE
Il sistema di combattimento, che al momento potrebbe sembrarvi molto rudimentale, in realtà è ben costruito e divertente all’atto pratico. Con delle sfide in tempo reale, i vostri due Digimon dovranno scontrarsi contro un altra creatura utilizzando le mosse a loro disposizione: se i due saranno inoltre compatibili tra di loro, come nelle migliori serie di Power Rangers, comparirà in gioco un nuovo Digimon nato dalla fusione dei due, con un potere di attacco senza eguali. Questo processo è definito ExE, e porterà una divertente meccanica all’interno delle sfide tra i vari mostri digitali.
DIGITAL WORLD
Tra tutto ciò che il gioco riesce a mostrare su console (ricordiamo che, sebbene il gioco sia arrivato da noi adesso, in Giappone è disponibile già da un po’ per PlayStation Vita), quello che migliora ma non raggiunge l’apice rimane il comparto tecnico: mostrando una grafica degna della migliore delle PlayStation 3, texture, riflessi, luci e aliasing risultano molto old style, ma appartenenti a quella fetta di retrò che non piace. L’impressione cartoonesca, probabilmente gradita nelle vecchie versioni, non riesce a convincere a causa di dettagli estremamente old-gen, capaci di stancare anche l’occhio più allenato.
Ma se il compito di un gioco, all’effettivo, è quello di impressionare i suoi fan e puntare diritto al proprio target, allora Digimon World: Next Order ci riesce appieno: creando un sistema simulativo migliore del primo capitolo, limando molti difetti e aggiungendo solo funzionalità coerenti. Il titolo fa così breccia nel cuore di ogni giocatore che, più di 15 anni fa, accendeva la propria PlayStation inserendo quel famoso dischetto che ben presto avrebbe insegnato a tutti noi cos’è la frustrazione.