Caldo. Troppo caldo. Una discriminante da tenere in grande considerazione quando, nel valutare l’eventuale acquisto di Arizona Sunshine, porting su PS VR del fortunato shooter già ammirato lo scorso anno per Oculus Rift e HTC Vive, indossare un visore durante l’estate più torrida del secolo rischia di tramutarsi in un vero e proprio inferno di sudore.
Da tempo i pionieri della realtà virtuale hanno imparato, a loro spese, il significato di termini come motion sickness o chinetosi. Fenomeni strettamente connessi, a fasi alterne, ad una tecnologia relativamente nuova e con cui, anche in sede di recensione, abbiamo più volte fatto i conti. Ecco, ora, è arrivato il momento di fare la conoscenza del caldo. Quello dell’Arizona del titolo, ambientazione suggestiva riempita, per l’occasione, di centinaia di zombie. E poi, appunto, il caldo, quello vero e tangibile, di queste afose giornate, quando indossare un visore in testa potrebbe davvero diventare l’everest autolesionistico della propria carriera di videogiocatore.
LA QUARTA DIMENSIONE
Si chiarisca: il caldo, maledetto caldo, non può evidentemente essere imputabile all’interessante titolo sviluppato da Vertigo Games. Eppure, se è vero, come lo è sicuramente, che la realtà virtuale amplifica le sensazioni e le percezioni ludiche avvertite, ecco che quell’ambientazione incandescente deputata a fare da sfondo alla breve avventura del protagonista aumenta la sensazione di essere nel gioco. Una sorta di quarta dimensione tangibile e, nel caso di specie, particolarmente bagnata, climatizzatore permettendo, ravvisabile sin dai primi momenti di gioco. Già, il gioco. Mescolando le meccaniche di uno shooter sui binari ad una parziale libertà di movimenti all’interno delle aree, Arizona Sunshine è un FPS che, al giocatore, concede larga personalizzazione nel controllo e nella periferica da utilizzare. Sia il tradizionale pad, piuttosto che i due move o, magari, il nuovo Aim controller sviluppato per Farpoint, chiunque, armeggiando – letteralmente! – con il curioso menu, potrà trovare la configurazione preferita. I comandi di default sono comunque impostati per gli spostamenti laterali graduali, un po’ come visto in Resident Evil, e il teletrasporto per quelli verticali. Una scelta savia, non fosse altro che optando, viceversa, per il controllo libero, il motion sickness, vero e proprio spauracchio della tecnologia, farà capolino nello stomaco dell’impavido videogiocatore. A meno di non avere stomaco di ferro o, magari, assumere importanti dosi di antiemetici, il teletrasporto, da semplice opzione, diventa un obbligo. Proprio il supporto alla nuova periferica, invece, ha portato in dote una nuova modalità dove l’impiego delle pistole viene, invece, sostituito da armi più pesanti, da imbracciare con entrambi gli arti. Sotto l’aspetto del gameplay, cambia in realtà ben poco e, anzi, l’AIM controller si conferma, dopo Far Point, il metodo più divertente e realistico per mirare e “oneshottare” le teste dei “Freddy”, il discutibile nomignolo affibbiato ai morti viventi dal nostro protagonista. Mettendo da parte il comparto narrativo, presente eppure ridotto al minimo indispensabile, la campagna in singolo di Arizona Sunshine scorre fluida lungo gli scenari che si alternano per le circa 4 ore necessarie per vedere i titoli di coda. Un’esperienza breve, in linea con altri titoli per VR, ma intensa. Dove infatti il titolo di Vertigo brilla particolarmente è proprio nel gameplay. Semplice, semplicissimo. Il godimento ludico, al netto di qualche breve momento dedicato all’esplorazione, è tutto, appunto, nel mirare agli zombie e, quindi, sparare. La buona fisica dei nemici e, quindi, il modo in cui reagiscono ai proiettili in base al punto d’impatto è convincente appagante. Anche il ritmo di gioco è ben congegnato, con fasi più frenetiche alternate,invece, a momenti più riflessivi, dove ci si concentra sul singolo sparo e, magari, su una accennata strategia che inneschi, o meno, determinate situazioni. A chiudere il pacchetto, alcune modalità extra dedicate al punteggio e alla cooperazione.
GRAFICA DA VISORE
Il tempo trascorso tra la release originale su PC e la pubblicazione per console è stato ben utilizzato dal team di sviluppo, che ha ottimizzato in maniera eccellente l’engine grafico. Specie su PS4 PRO, che vanta una pulizia di immagine sensibilmente superiore, il motore garantisce una fluidità granitica e, anche, un buon livello di dettaglio. Nonostante il tutto debba essere, come sempre, contestualizzato nei limiti del visore Sony, Arizona Sunshsine, sotto certi aspetti, è uno dei titoli tecnicamente migliori per PS VR. Gli scenari vantano una buona varietà e, benché la complessità poligonale delle strutture sia comunque basilare, il discreto uso delle fonti di luce e i colori caldi e vivaci compongono un quadro di insieme sicuramente degno di nota, per altro impreziosito dai modelli poligonali dei nostri “Freddy”. Pazienza per qualche texture in bassa, bassissima, risoluzione e per gli sporadici fenomeni di compenetrazione poligonale. Pazienza, pure, per qualche problema di tracciamento, almeno in scarse condizioni di luce. Il vero tallone d’Achille della produzione resta, piuttosto, il doppiaggio. L’adattamento in italiano è letteralmente amatoriale, producendo, nonostante l’ispirazione ai B-Movie, momenti di involontario imbarazzo. Alla fine dei conti, tolto il visore e asciugate le lenti, quel che resta è un titolo magari poco rifinito, eppure sicuramente divertente. Abbastanza perché Arizona Sunshine possa essere inserito, senza dubbio alcuno, nella particolare lista delle cose belle, ma che fanno sudare. Ne esistono diverse.