Theseus – Recensione

La realtà virtuale è un mezzo dalle sconfinate possibilità, ma anche dalle evidenti limitazioni. E, soprattutto, è uno strumento ancora al centro di infinite sperimentazioni, su cui è stato già detto tutto e il contrario di tutto. È in questa situazione, tanto problematica quanto esaltante, che Forge Reply colloca la sua sfida, ossia raccontare una storia tramite la Virtual Reality. La scelta è ricaduta su un mito senza tempo, quello di Teseo, Arianna e il Minotauro, una vicenda con fascino da vendere che è stata rielaborata in chiave videoludica, non senza strizzare l’occhio al caro, vecchio Ico, di cui per certi versi Theseus sembra essere una versione in realtà virtuale.

La prima peculiarità stilistica del lavoro di Forge, che si apre come un walking simulator all’interno di un suggestivo lago di sangue, è il suo uso della terza persona invece che della prima, che invece viene solitamente associata alle produzioni VR. Una soluzione espressiva di grande impatto, che dà la sensazione, ponendo la telecamera ad altezza ottimale, di star sbirciando all’interno di un fenomenale diorama interattivo, senza per giunta far rischiare in alcun momento di incappare nella tanto temuta motion sickness. La scelta della terza persona ha delle ricadute ben precise e intenzionali a livello di grammatica registica, che tradotto in soldoni significa che le inquadrature sono fisse, un po’ come nel caro vecchio Resident Evil.

[quotesx]Alcuni scorci sono davvero suggestivi[/quotesx]La staticità della regia impone un ritmo visivo del tutto particolare all’avventura, guidando l’occhio del giocatore e, paradossalmente, impedendogli di perdersi, nonostante si stia muovendo effettivamente all’interno di un labirinto. Alcuni scorci sono davvero suggestivi, come quando Teseo si trova ai margini di un precipizio, e guardare in basso scatena il classico senso di vertigine. Limitare la visuale del giocatore, pur dandogli allo stesso tempo la possibilità di girare lo sguardo, è un’idea che funziona e dona tensione e aspettativa nell’utente finale. Certi passaggi sono davvero mozzafiato, come quando ci si nasconde dietro una colonna, da cui sbuca il gigantesco minotauro. Uno degli obiettivi centrati in pieno da Forge Reply è l’aver raccontato una storia unicamente tramite il gameplay e tramite l’ambientazione, in quella che è un prova di design che potrebbe essere di insegnamento per tutti coloro che si muovono per la prima volta nel campo dello sviluppo in realtà virtuale.

Va da sé che la sfida è ridotta chiaramente all’osso: Teseo ha delle abilità di movimento basilari, e e stiamo del resto parlando di una classica esperienza, quasi una dark ride di un parco a tema alla Disneyland, piuttosto che di un gioco a tutti gli effetti, e questo nonostante ci siano comunque dei momenti (pochi) in cui è necessaria la destrezza, come quando ci si deve difendere con una torcia da dei ragni giganti che sembrano essere usciti da Il signore degli anelli.

Il gioco conferma una teoria che ho sempre avuto riguardo ai giochi in realtà virtuale, ossia che una volta indossato un casco ci si aspetta di avere a che fare con un ambiente ludico semplificato, o quanto meno è quello che mi prefiguro io dalla prima volta che provai il DK1 di Oculus. È chiaro che la VR non è fatta per crafting, combat system e skill tree arzigogolati, e Theseus infatti non ha nulla di tutto questo. E per fortuna, aggiungerei io. Theseus è la dimostrazione che la VR funziona davvero bene quando si costruisce tutto intorno all’impatto visivo, all’inquadratura e allo storytelling implicato ma mai sparato in faccia (che è poi il motivo per cui non ho apprezzato le cutscene di Farpoint).

Esteticamente Theseus si difende davvero bene, e del resto si appoggia su un motore che è una garanzia, anche in VR, ossia Unreal Engine. Ho trovato davvero fastidioso invece la mancanza di anti-aliasing, ma mi rendo conto che PlayStation VR ha i suoi limiti tecnici e per avere la perfezione cristallina dell’immagine si deve puntare ai visori per PC.

Theseus è chiaramente un esperimento, ma anche un banco di prova per quello che è in grado di fare la VR. È eccitante pensare che, in realtà virtuale, anche una semplice camminata può diventare un momento di tensione e intensità narrativa. È per questo motivo che Theseus fila liscio dall’inizio fino alla fine, e ti dispiace davvero quando è finito. Al momento, la posso definire senza problemi una delle migliori esperienze in VR che abbia mai provato, imperfetta sì, ma in grado di aprire la strada a tutta una serie di possibilità a livello di design, immersione e immedesimazione. Un ottimo “pilot” da parte di Forge Reply, dunque, che ha sicuramente tutte le carte in regola per trarre il massimo potenziale espressivo da un medium ancora in fasce, ma che non smette di stupire e affascinare facendoci assaggiare concretamente quale sarà il futuro dei videogiochi.