Okami HD – Recensione

Okami HD

Per come lo stiamo vivendo durante questa generazione di console e, in parte, in quella immediatamente precedente, il fenomeno dei remaster / remake ha assunto un’identità tutta sua. Il costo sempre più alto della produzione di titoli, inversamente proporzionale alla rapidità delle innovazioni e relativa commercializzazione in campo hardware – vedi l’entrata in gioco delle mid-generation console – è sicuramente un fattore preponderante, ma non dobbiamo dimenticarci del rampante fattore nostalgia, anch’esso da vedere in relazione con le crescenti difficoltà da parte delle software house nel far penetrare nuovi franchise nel cuore, e nel portafogli, del gamer di oggi. Non bisogna infine dimenticare di quanto la libreria storica dei videogame sia cresciuta nell’arco dell’ultimo decennio, e di come il digital delivery abbia di fatto aperto alla possibilità di attingerne in direzioni che l’esclusiva esistenze dei supporti fisici semplicemente prima non permetteva. Va tenuto infine conto di come alcuni giochi escono in momenti nei quali il pubblico può non essere preparato o interessato a talune esperienze; o ancora, un gioco può facilmente essere stato rilasciato per una console con una base installata troppo povera per avere sufficiente risonanza, dinamica che potrebbe quindi spingere un’editore a dargli una seconda chance. Sono insomma potenzialmente tantissimi i fattori da tenere in conto quando ci approcciamo oggi ad una rivisitazione, situazione resa ulteriormente confusa dalle stesse software house in fase di marketing.

Okami HD

Cos’è quindi Okami HD? Una sostanziale operazione di restyling tecnico con ampia aggiunta di materiali e rivisitazione dell’esperienza di gioco (remake), oppure un semplice porting condita da qualche opzione grafica in più (remaster)? Vediamolo insieme!

Anche la PlayStation 2 ha avuto il suo Zelda

Rilasciato originariamente per PlayStaton 2 nell’aprile del 2006 sotto la regia di Hideki Kamiya e Atsushi Inaba, Okami va considerato come l’ultimo grande gioco per la console più venduta di sempre, avendo preceduto l’uscita di PlayStaton 3 di soli 7 mesi. Un ruolo dunque non troppo diverso da quello rivestito da The Legend of Zelda: Twilight Princess per Game Cube, titolo con il quale Okami ha più di un punto in comune. Anche Okami è infatti un action/adventure con una moderata componente esplorativa in cui ci troveremo a controllare un lupo coadiuvato da una sorta di voce fuori campo che contribuisce a contestualizzare le azioni, la trama e lo spirito generale dell’esperienza. Non è insomma difficile riconoscere l’esempio di Link formato lupo e di Midna nel rapporto che lega il bianco quadrupede di Okami, il cui nome è Amateratsu e che rappresenta l’incarnazione della Dea del Sole, e Issun, uno scapestrato artista alto la bellezza di un pollice che ci accompagnerà durante l’avventura. Se vi state (giustamente) chiedendo come farà Issun ad esercitare la professione visto il suo evidente svantaggio fisico, vi consiglio allora di abbassare immediatamente qualsiasi pretesa di razionalizzazione e lasciarvi invece prendere la mano da Okami nel suo mondo eminentemente giapponese popolato di miti, demoni e divinità nella cornice di un’estetica visuale in cui sarà facile per molti riconoscere l’influsso Sumi-e, ma anche quello Ukiyo-e caro ai vari Hokusai, Hiroshige e Utamaro.

Lo stile conta

L’impronta stilistica è senz’altro uno degli elementi più affascinanti del titolo nonché un forte motore di caratterizzazione dell’esperienza videoludica complessiva. Clover Studios, il team interno a Capcom che ha sviluppato il titolo originario, ha infatti integrato alla perfezione i fattori estetici e interazionali fino al punto da creare una sorta di discreto ma costante parallelismo fra mani e occhi, un meccanismo esemplificato ad esempio dalla coraggiosa ma riuscitissima scelta di mantenere durante tutto il gioco un’effetto di texture complessiva volta a far sembrare lo schermo una sorta di tela. All’interno di questo meta-livello accadono le cose più interessanti del gioco, come ad esempio l’uso del Pennello Celestiale, da considerarsi l’elemento di gameplay più innovativo che Okami HD innesta su un’interpretazione comunque abbastanza canonica del genere action / adventure. In qualsiasi momento possiamo infatti interrompere il gioco e dipingere delle linee che corrispondono a una serie di poteri speciali da acquisire durante il corso dell’avventura i quali andranno poi a creare interazioni varie con l’ambiente in cui si muove Amateratsu. Come ammesso dagli stessi sviluppatori, l’idea è uscita fuori dopo aver deciso la direzione stilistica complessiva.

Remaster o remake?

Visto che l’elemento visivo ha giocato un ruolo così importante nel consegnarci Okami nella sua veste originaria, potremmo dunque trovare nell’elemento 4K e nel nuovo formato 16:9, a discapito del 4:3, un reale motivo verso questa (ennesima) remaster. Si, perché di remaster si tratta, e pure di quelle piuttosto pigre: a parte infatti una “ripulitina” alla grafica e l’opzione per la risoluzioni più alte disponibili oggi, il volume di novità espresso in questa edizione 2017 è praticamente nullo. Era così anche nella riedizione uscita per PS3 (2012) e ancora prima nell’edizione per Wii (2008), la quale almeno vedeva nell’uso dei WiiMote un piccolo, seppure trascurabile elemento di diversificazione.

Tornando al discorso sulle remaster, sarebbe insomma che gli editori iniziassero a farsi qualche esame di coscienza in più circa queste operazioni. Certo, Okami  è sicuramente invecchiato bene ed è senz’altro un titolo che ha raccolto molto meno di quello che meritava. A fronte infatti di sole 600.000 copie vendute originariamente, il suo impatto è stato invece riconosciuto dalla critica ma anche da numerosi addetti ai lavori (fra i più espliciti ricordiamo ad esempio Ben Mattes, produttore di Prince of Persia). Non dimentichiamo inoltre che dopo la dissoluzione di Clover Studio, molti membri del team sono confluiti in Platinum Games e in un titolo come Bayonetta, ad esempio, l’influenza di Okami è spesso piuttosto chiara. Fatto sta che le avventure di Amateratsu hanno ormai 10 anni sul groppone e tutto questo bisogno di rigiocarle ad una definizione maggiore non sembra esserci più. Okami HD rimane il capolavoro che tutti ricordavamo, non fraintendetemi, ma se veramente Capcom crede che il brand Okami abbia ancora del potenziale da esprimere avrebbe potuto magari pensare ad un remake. O ad un seguito, che sono convinto sarebbe stato ancor più gradito a tutti gli estimatori di questa grandissima opera.