Life is Strange: Before the Storm Episodio 3, “L’Inferno è Vuoto” – Recensione

NDR: La recensione potrebbe contenere spoiler sui capitoli precedenti, “Svegliati” e “Il Mondo Nuovo”. Vi sconsigliamo fortemente di procedere nella lettura se non avete giocato l’originale Life is Strange e i primi due episodi di Before the Storm.

L’Inferno è Vuoto, l’ultimo dei tre episodi che fungono da cornice all’arco narrativo di Life is Strange: Before the Storm, si ritrova suo malgrado a dover fare i conti con il compito più ingrato di tutti: concludere degnamente la storia di Chloe Price e Rachel Amber, calando una volta per tutte il sipario sul variopinto microcosmo di Arcadia Bay. Un lavoretto facile, insomma, che i Deck Nine hanno però dimostrato di saper sostenere con maestria dagli inizi della loro breve miniserie prequel. Nel suo insieme, quella di Before the Storm è una vicenda che va a toccare corde diverse dall’originale, con un taglio che, fatte le dovute distinzioni, riesce ad essere più potente, evocativo e al tempo stesso diretto e crudele nel mostrare senza filtro alcuno sequenze a volte meravigliose e a volte terribili, tipiche dell’adolescenza. La conclusione non poteva che essere la logica conseguenza di tutto: come una molla caricata e tenuta ferma troppo a lungo, l’episodio finale colpisce così forte da lasciare tramortiti, sbattendovi in faccia con inaudita violenza le conseguenze delle vostre azioni.

BURN IT DOWN

La vicenda riprende in medias res fra le quattro mura di casa Amber, dove Rachel è stata appena informata da suo padre James che la donna con cui entrambi hanno convissuto per i passati quindici anni, Rose, non è la vera madre della ragazza. Questa scioccante rivelazione è messa in scena tramite l’espediente del visore attraverso il quale le due amiche guardavano nel primo episodio e dove ora scorgono, nel buio e nel silenzio più totale, la vera verità su un passato fatto di dolore e assenza: una sequenza riuscitissima, con cui si viene avvolti nelle spire di un racconto che resta suadente e magnetico per gran parte della durata del plot principale. Da qui, pur molto lenta, la prima parte dell’episodio approfondisce ulteriormente il rapporto fra le due protagoniste, esplorando i pochi lati ancora oscuri del carattere di Rachel e facendoci chiaramente capire che è lei, e non tanto Chloe, ad aver bisogno d’aiuto in questa parte della sua vita. Se da un lato la tragedia familiare – la morte di William Price – si è già consumata tempo addietro e ora restano soltanto i postumi con cui fare i conti, nell’altro bisogna fronteggiare una ferita appena aperta e che ha cominciato a bruciare in maniera lancinante, portando Rachel a cercare conforto nell’amica più stretta che ha e che più di chiunque altro è in grado di capirla. Se pensiamo al rapporto fra le due adolescenti, non possiamo non ammettere che gli sceneggiatori dei Deck Nine sono riusciti a mettere in scena qualcosa di straordinario. Nell’arco di soli tre giorni Chloe e Rachel riescono a fare di tutto: conoscersi, parlare del più e del meno, condividere i loro più oscuri segreti, piangere insieme, arrivare istintivamente ad amarsi e ad odiarsi nel giro di poche ore. Il tutto con una naturalezza che soltanto i ragazzi della loro età riescono ad avere.

In una sequenza chiave della storia, che conduce poi al finale e che ovviamente non vogliamo spoilerarvi, Rachel si rivela ben più spavalda di quanto appaia nel fronteggiare con coraggio un nemico pericoloso e imprevedibile: la sua amicizia, fatta anche di episodi come questo, riesce ad insegnare qualcosa anche a Chloe stessa, sempre più combattuta fra la sua indole ribelle, incapace di accettare il passato, e un presente nel quale la madre Joyce e il compagno di quest’ultima, David, decidono di ricostruire un nucleo familiare attorno a lei, offrendosi di riaccoglierla a braccia aperte. La ragazza può decidere di cominciare ad accettare la presenza del patrigno in casa: un passo decisamente piccolo, vero, ma da questo punto di vista era impossibile osare di più e permettere alla nostra alter-ego di dare il suo definitivo benestare al riassestamento della situazione. Anche tre anni dopo, infatti, Chloe vive un rapporto conflittuale con i suoi affetti più cari, e sbrogliare la situazione troppo presto sarebbe stato decisamente anacronistico. Se non altro, la giovane protagonista comincia a tingersi i capelli di blu: un gesto ribelle che ci permette di scorgere il seme della sua “sé” futura germogliare dentro di lei.

SOGNI PROIBITI

Concluso il cliffhanger iniziale, l’intreccio narrativo si distacca definitivamente dai passati avvenimenti e inizia a dipanare tutte le trame e le sottotrame avviate in precedenza. In tutto ciò, un ruolo chiave è ricoperto da Sera, la la madre biologica di Rachel, brevemente intravista all’esterno del camper dello spacciatore Frank Bowers e alla recita scolastica del The Tempest shakespeariano. La donna diventa protagonista assoluta sul finale, in una sequenza dal grande impatto scenico ma forse un po’ troppo affrettata, che poteva essere conclusa in modo decisamente più degno e approfondito in un ultimo episodio: sicuramente non sarà così, dato che sappiamo già per certo (e da mesi) che Addio, l’episodio bonus che avremo modo di giocare all’inizio del prossimo anno, si concentrerà sulla partenza di Max Caulfield per Seattle e sarà dunque ambientato ancor prima delle vicende viste in Before the Storm. Scegliere una formula a cinque episodi come l’originale di Dontnod (anzi, quattro più uno in questo caso) avrebbe forse aiutato a rendere la storia più chiara: in questo modo, invece, diverse vicende restano sullo sfondo e vengono tratteggiate in maniera fin troppo sbrigativa. I problemi economici della famiglia North rimangono appena accennati e liquidati troppo presto, mentre i sogni di Chloe sul padre, piuttosto che prendere una direzione diversa e approfondire il loro rapporto, si riducono ad inutili siparietti filosofici che spezzano sterilmente il ritmo di una storia altrimenti davvero ben narrata, senza aggiungervi nulla di realmente stimolante.

Tra alti e bassi (o chiaroscuri, se vogliamo) si arriva alla sequenza finale, che riprende lo stesso tema di due anni fa e pone la protagonista di fronte ad una terribile scelta che lascia emotivamente spiazzati, senza tuttavia avere un impatto poi così evidente sulla storia. Una volta decisa la strada da imboccare, infatti, il gioco “taglia” quasi subito su un lungo e bellissimo filmato che funge da ponte fra gli avvenimenti di Before the Storm e quelli del primo Life is Strange, per arrivare ad una sequenza dopo i titoli di coda che anticipa le macabre vicende avvenute poco prima dell’incipit di quest’ultimo, evitando di mostrarle direttamente. Malgrado tutto, però, la vera forza dell’opera di Deck Nine sta proprio nel voler fare di testa propria e costruire un altro racconto all’interno del medesimo universo, imperniandolo quasi sugli stessi personaggi, ma dandogli un’anima parecchio differente e personale. E se tutto ciò ha comportato il doversi prendere qualche rischio di troppo, ben vengano gli errori commessi. Che, pur presenti, sono lì proprio per ricordarci che ci troviamo di fronte, ancora una volta, a qualcosa di nuovo, autentico e coraggioso.

Nato nello scorso millennio con una console fra le mani e rimasto per molti anni confinato nel mondo distopico della Los Angeles del 2019, ha infine deciso di uscirne per divulgare al mondo intero le sue più grandi passioni: il videogioco in tutte le sue forme, il cinema (quello vero) e Dylan Dog.