Xenoblade Chronicles 2 – Anteprima

“Finché non vedo, non credo”. L’ho detto e l’ho pensato quando Nintendo, nel presentare mesi fa la sua console al pubblico, indicò tra i titoli in uscita entro fine anno anche Xenoblade Chronicles 2, ovvero il seguito di quel capolavoro ammirato su Wii e poi, a stretto giro, anche su New 3DS. A rendere poco credibile la finestra di pubblicazione, i neppure due anni passati da Xenoblade X su WiiU. Un titolo mastodontico per una sorta di spin off più adulto e più open, ma anche, all’interno del curriculum di Monolith, sicuramente più impersonale. Finché non vedo, allora, non credo. E già il fatto di ritrovarsi da qualche giorno quel software quasi mitologico installato su Switch, rende il tutto ancora più miracoloso di quanto, effettivamente, non sia.

XENOMANIA

In questa anteprima, che arriva a margine di una dozzina di ore di gioco insufficienti per valutare un’opera evidentemente mastodontica, appare doveroso chiarire immediatamente uno degli aspetti più discussi dai fan della saga. Xenoblade Chronicles 2 è un titolo “story driven”, che fa proprio della trama e del suo intreccio uno degli elementi cardine dell’esperienza. Insomma, si ritorna sui binari del predecessore, saltando, invece, la parentesi più “open” e più “free” dello spin off X, probabilmente inteso come serie parallela. Una cosa chiara sin dai primi minuti di gioco. Chronicles 2 non accoglie il giocatore con un editor del proprio avatar per farci conoscere subito, piuttosto, il protagonista indiscusso della storia. Rex è un ragazzino talentuoso e vivace, la cui età anagrafica è parzialmente nascosta dal suo “lavoro” di recuperatore di tesori abbandonati nel Mare di Nuvole che caratterizza il mondo di Alrest. Una sconfinata distesa di vapore dove sguazzano i “Titani”, bestie più o meno enormi originarie dell’Albero del Mondo che sovrasta l’universo di gioco. I Titani, fondamentalmente, rappresentano le case degli abitanti di Alrest o, a seconda delle loro dimensioni, vere e proprie regioni dove sono nate colonie, villaggi, intere città. Rex, all’inizio dell’avventura, è l’unico “abitante” di Azurda, un anziano titano affettuosamente chiamato “Nonnetto” dal ben più giovane recuperatore. Ed è proprio sul “nonnetto” alato che facciamo una prima conoscenza del particolare combat system studiato da Monolith. La prima schermaglia, ovviamente, non consente di aprezzarne la profondità, quanto piuttosto la “leggerezza” dei movimenti e delle azioni, banalmente legati all’analogico destro e ai tasti dorsali e frontali. Meno banale, invece, il modo in cui il tutto, tra combo, sequenze e una buona dose di tempismo e strategia, si mescola per creare un sistema in realtà piuttosto complesso. Nonostante gli scontri, proprio come il predecessore, avvengano in tempo reale, non vi è dubbio alcuno che ci si trovi davanti ad un RPG di stampo nipponico. Con i tasti B, Y ed X si innescano le art che poi, a seconda delle caratteristiche del personaggio, caricheranno una special, relegata alla pressione del tasto A e, successivamente, alla pressione di altri tasti. Questa combinazione, se eseguita “a tempo”, permetterà di sfruttare al meglio i poteri del “Ductor” e, soprattutto, del suo “Gladius” evocato. I Ductor sono, per l’appunto, i combattenti. I Gladius, invece, sono le loro armi, dalle fattezze umane o animali, da sfoderare al momento giusto. Ogni team, può essere composto, quindi, da tre ductor abbinati al proprio gladius fino ad un massimo di tre, per combinazioni di attacco e difesa sempre diverse. Semplificando, Rex è, o meglio diventerà suo malgrado un Ductor, “armato” e accompagnato dal Gladius Pyra che, però, è anche un Aegis. Confusi? Andiamo per ordine.

XENODRAMA

Per comprendere i termini di cui sopra, bisogna anche capire la storia di Rex che, nelle prime fasi di gioco, si reca insieme a Nonnetto al bazar sito sul titano Goldmouth e gestito dal nopon Bana. Sarà proprio Bana ad offrire un incarico particolarmente invitante a Rex che, di fronte alla ricompensa promessa, non esita ad accettare. Da qui, l’inizio di una vera e propria odissea, che porterà il nostro a diventare un combattente, ovvero un Ductor, e a conoscere Pyra, un Gladius sacro noto come Aegis con cui, dopo essere entrato in “simbiosi” cercherà di raggiungere l’Elysium, la culla dell’umanità. Di più, in questa sede, è meglio non rilevare. Di certo, i primi capitoli pongono le basi per un’avventura epica, il cui ritmo è scandito, prima ancora che dai combattimenti, dai colpi di scena della sceneggiatura capace di mescolare i drammi personali dei protagonisti a quelli di un intero mondo, letteralmente “in bilico”. Quel che conta, è comprendere come proprio il legame tra Ductor e Gladius rappresenti il fulcro del combat system. Allo stretto rapporto tra guerriero e arma, infatti, è assegnato anche un valore specifico di intesa, che renderà gli attacchi più potenti e reattivi. Ovviamente, ogni personaggio ha un proprio albero per lo sviluppo di abilità e poteri, per una libertà di customizzazione che, considerando le numerose combinazioni, appare sostanzialmente infinita. Ma di questo, come della qualità complessiva del plot, ne riparleremo in sede di recensione.

XENOVISION

Un altro degli aspetti maggiormente discussi in questi mesi di anticipazioni era legato al character design. Sicuramente, un po’ fuori le righe, ma non per questo meno gradevole rispetto a quello del primo Chronicles o, tantomeno, di quanto ammirato in X. Probabilmente, le avventure vissute su Alrest non potranno vantare quella velata ricerca di realismo accennata nel predecessore e poi sviluppata su Mira, per abbracciare uno stile molto più legato, invece, all’animazione giapponese più leggere. Il contrasto con i temi toccati dalla trama è quindi volutamente forte per quanto, forse, non sempre omogeneo. Il richiamo ad uno stile “chibi” ostentato in alcuni personaggi e creature cozza, alle volte, con elementi più realistici. Una sorta di melting pot di idee e concetti, particolarmente evidente nel design della fauna, poi piegati ad una direzione artistica, al solito, di grande livello. Sotto la sapiente regia di Tetsuya Takahashi,le pieghe della trama trovano splendido riscontro visivo negli onirici ambienti di gioco popolati da questi personaggi estremamente caratterizzati e caratterizzanti, pronti a dare il meglio durante i filmati che scandiscono i momenti più epici della storia. In Chronicles 2, sembrerebbe, ogni incontro ha il suo perché fatto di sfumature e sorprese, con un velato sorriso al fan service. Un bene, in tal senso, anche per le sub quest, impreziosite proprio dalla ricchezza visiva e comportamentale di ambienti e protagonisti. Per questo, nonostante il giudizio debba necessariamente restare appeso a poche ore di gioco, è un peccato dover evidenziare le difficoltà dell’engine nello gestire risoluzioni più alte quando messo sotto sforzo. La presenza di aliasing e scalettature, tanto in modalità home quanto portatile, affatica un po’ la scena, alle volte troppo “impastata”. Si tratta del prezzo da pagare di fronte alla magnificenza di Aldest e dei suoi titani, popolati da personaggi ben modellati e splendidamente animati e, in tempo per il lancio di dicembre, doppiati non solo in inglese, ma pure in giapponese. Ultima chicca, per una produzione che appare, anche solo dopo poche ore di gioco, maestosa e spettacolare. Persino capace di volare, è proprio il caso di dirlo, sopra le nuvole, per toccare livelli inesplorati di narrazione e design.

XENOPRIMA

In attesa di sviscerare a fondo il sistema di combattimento e, soprattutto, di capire se la sceneggiatura possa davvero essere capace di tenere alto il ritmo della narrazione come nelle prime ore, Xenoblade Chronicles 2 sembra, in partenza, capace quantomeno di bissare il livello qualitativo del precedente capitolo. Si tratta di un giudizio parziale prima della review che richiederà, comunque, un esame ben più approfondito. L’unica, reale e tangibile certezza che ci sentiamo di dare riguarda, piuttosto, le musiche. Specie nei momenti legati all’esplorazione, la soundtrack vanta composizioni di livello superlativo. Un aspetto oggettivo, che incornicia un possibile nuovo classico della softeca di Nintendo. Da non crederci, almeno fino alla recensione.