James Cameron's Avatar: The Game – Recensione PC/PS3/Xbox 360

Quando il tie-in arriva prima della controparte cinematografica.

Già in sede di anteprima avevo sottolineato come fosse palese la sinergia tra chi si è occupato della produzione holliwoodiana del nuovo colossal di James Cameron e il team di sviluppo che sottende all’omonimo videogioco. Quest’ultimo è riuscito nell’impresa di anticipare di un buon mese l’uscita del film nelle sale cinematografiche, se è vero che i produttori hanno deciso in Italia di posticipare a gennaio il lancio per non finire nella pentola assieme ai Boldi o ai De Sica di turno. Siamo videogiocatori – per diana! – e non cineasti: ce ne faremo una ragione. Tanto più che se il film è della stessa qualità della sua controparte digitale, non è che mi venga ‘sta gran voglia di precipitarmi in tutta fretta al cinema.

Intendiamoci, James Cameron’s Avatar non è certo una porcheria, come invece è accaduto con parecchi altri tie-in. Alla fine della fiera si tratta di un titolo che fa della semplicità e della linearità la propria ragion d’essere, anche se condita da mille e più sfaccettature e varianti sul tema. La sensazione è quella di un Metroid incompiuto, dove tutto quello che non è action pare essere volutamente inoffensivo per non turbare le menti dei videogiocatori occasionali che acquistano il prodotto di Ubisoft sulla scia del lungometraggio cinematografico. Ben vengano quindi tonnellate di abilità speciali da usare, o centinaia di specie animali e vegetali da analizzare per completare l’enciclopedia digitale del mondo di Pandora. Tutti fronzoli inutili alla fine della faccenda, visto che, oltre alle armi, l’unica feature infinitamente utile ai fini del gameplay è il potere di rigenerare la propria salute, sopratutto qualora si decida di affrontare la campagna single player vestendo i panni degli autoctoni Na’vi. Eh già, perché una delle caratteristiche interessanti di James Cameron’s Avatar è quella di mettere il giocatore di fronte a una scelta di campo, giusto dopo un’oretta o poco più dall’inizio della storia: restare tra le fila dell’esercito invasore del RDA o unirsi alla lotta per la sopravvivenza della popolazione nativa? Decidere per l’una o per l’altra strada significa optare per uno sviluppo più violento e armato (RDA) o più furtivo e dedicato per lo più al combattimento corpo a corpo (Na’vi).

Dove pecca James Cameron’s Avatar? Principalmente nella linearità delle missioni e in un level design poco ispirato, paventando una libertà di movimento che, alla fine della fiera, si rivela fittizia. La campagna è tutto sommato breve, indipendentemente da quale parte la si voglia sviluppare. Meglio le dinamiche da sparatutto del ramo RDA che quella da picchiaduro a scorrimento dei Na’vi, non fosse altro perché l’uso delle armi concede un minimo di varietà all’azione.
La telecamera ballerina è un altro dei problemi che affliggono James Cameron’s Avatar. La posizione è sempre un po’ troppo distante da quello che ci si aspetterebbe e crea non pochi problemi sia nei (pochi) momenti in cui ci si deve muovere all’interno di edifici, sia nelle fasi in esterno quando la vegetazione fitta di alcune zone rende difficoltoso muoversi e mirare avendo un minimo di coscienza su cosa si stia effettivamente facendo. La visuale si comporta un po’ meglio quando si conducono veicoli e velivoli, ma resta la sensazione che, da questo punto di vista, si potesse e si dovesse fare molto meglio.

Di tanto in tanto, fortunatamente, il gioco propone alcune divagazioni sul tema che spezzano un pochino la monotonia della campagna, proponendo una sorta di tattico/strategico a turni nel quale è possibile tentare di conquistare aree del pianeta sotto il controllo nemico, muovendo truppe e dislocando basi difensive per evitare che l’avversario faccia altrettanto. Pur non trattandosi di nulla di eclatante sotto il profilo tattico, questa modalità riesce a essere un buon diversivo, in grado di allungare la longevità complessiva senza annoiare eccessivamente. Poi ci sarebe anche il multiplayer, ma con Modern Warfare 2 nei paraggi sono curioso di vedere quanto saranno popolate le partite… lieto di essere smentito dai fatti, ma ci credo poco.

Concludo con un paio di considerazioni di carattere tecnico. James Cameron’s Avatar non è certo il gioco dalla grafica migliore che si sia vista in questa generazione, soprattutto su Playstation 3. Tutto sommato, però, riesce a trasmettere sufficientemente la sensazione di trovarsi su un pianeta selvaggio e carico di pericoli. La fantomatica modalità 3D, infine, è materia per pochi fortunati e, dopo la prima ora di piacevole sorpresa, potrebbe venire abbandonata per sopraggiunta nausea.