Paranormal Activity

Più che un film, un esempio sull’inutilità del marketing o, al contrario, di quanto sia indispensabile purché gestito con furbizia, diventando così anche economico. Paranormal Activity arriva sugli…

Regia: Oren Peli
Cast: Katie Featherston, Micha Sloat
Distribuzione: Filmauro
Voto: 70

Più che un film, un esempio sull’inutilità del marketing o, al contrario, di quanto sia indispensabile purché gestito con furbizia, diventando così anche economico. Paranormal Activity arriva sugli schermi con un notevole ritardo (è del 2007), dopo l’interessamento di Steven Spielberg che lo ha preso sotto la sua ala protettiva in vista di un eventuale remake. In un’epoca di costi spropositati, di mezzi tecnologici illimitati, di 3D per rendere il falso più vero del vero, il giovane regista Oren Peli ha scritto e girato in contro tendenza, scegliendo di mostrare pochissimo e quel poco realizzato come potrebbe chiunque munito di una decente telecamerina, dotato di una villetta e di un paio di amici volonterosi. Un giovane uomo e un giovane donna, Micah e Katie, casetta confortevole con piscina in una bella zona dei sobborghi, arredata sobriamente, una nuova videocamera professionale con la quale giocare, decidono di registrare non stop quanto succede durante le loro notti. Infatti è solo in quella fascia oraria che la coppia ha cominciato ad avvertire strani rumori e strani ma innocui fatti hanno iniziato a verificarsi.

Il dubbio è che una presenza paranormale infesti la casa, con intenzioni poco chiare. Appare subito evidente che gli eventi sono legati a Katie, perché è da quando ha otto anni che è perseguitata da una strana presenza non amichevole, che forse ha già provocato qualche episodio di danneggiamento nei confronti suoi e della sua famiglia, seguendola nei suoi traslochi per approdare nella casa nella quale adesso vive con l’ignaro fidanzato. Un fantasma? Un demone? Manifestazioni isteriche? Il buio che ci circonda è pieno di mostri acquattati e pronti ad assalirci ma è anche vero che i peggiori mostri abitano dentro di noi… Il problema è che da una casa infestata si può fuggire ma se a essere infestati siamo noi? Al momento però sono solo piccole cose, passi, rumori, luci e televisori che si accendono da soli, un lampadario che oscilla…

Più della metà del film è ambientato di notte, solo luci (e buio) e rumori (e silenzi) e lo spettatore seguirà in soggettiva (tutto il film è realizzato in questo modo) la veloce escalation di fenomeni, come se la presenza dell’occhio indiscreto della telecamera li intensificasse. Ad un certo punto il povero Micah soccombe alla tentazione di usare la famigerata tavoletta ouija (già visto ne L’esorcista che è meglio lasciarla stare…), pensando con uno spirito un po’ da cow boy di poter rintuzzare il misterioso “coinquilino”. Un sensitivo più astutamente se la da a gambe… La crisi di nervi è in agguato, il crollo psicologico imminente, i due giovani trascurano lavoro, studio, il peso delle notti insonni inizia a farsi avvertire. E quando il gioco si fa duro…

Siamo sempre dalle parti dei falsi documentari (i cosiddetti mockumentary), da Blair Witch Project a Cloverfield e ai due Rec, e di storie di questo genere la lista è infinita. Però, senza esagerare come usa la pubblicità, Paranormal Activity è un prodotto valido nella sua totale povertà di mezzi, nella sua estrema semplicità nel creare situazioni di minaccioso allarme, provocando nello spettatore un’inquietudine simile a quella provata da bambini al semplice ascolto di qualche fiaba spaventosa, nell’attesa di qualcosa di misterioso e ostile che inesorabile ci colpirà, perché più potente di noi. Del film, costato 15000 dollari e i cui incassi stanno lievitando di ora in ora oltre i 100 milioni per la felicità del regista e della Paramount, il distributore americano, girano in rete da tempo diverse versioni, di diversa durata e con finali leggermente diversi. Per quella definitiva distribuita al cinema si dice che Spielberg stesso abbia suggerito qualche taglio e il finale.