Abbastanza interessanti da dedicar loro un po’ di spazio i risultati dell’ultima ricerca Nielsen sulle abitudini televisive e online, che in parte sembra contraddire quel che ci stiamo dicendo da tempo, ossia che le generazioni più giovani (la mia – anche se per un pelo – ma soprattutto la vostra) passano molto tempo sulla rete a discapito dei…
Ossia leggono i giornali (poco, ma questo vale per tutti) e guardano la televisione, addirittura più che in passato (6% in più). Questo negli Stati Uniti, perlomeno. Qui da noi i giovanissimi – fascia 8/19 anni – hanno mollato un po’ il piccolo schermo, sempre più diffuso invece nella fascia 45/65 anni. In compenso si è allargato il bacino dei videogiocatori, andando a comprendere gente più su d’età, ma questo si spiega facilmente pensando che i meno giovani di oggi sono i giovanissimi di dieci o vent’anni fa.
Curiosi i dati sul tempo speso online, che in media risulta essere 29 ore alla settimana, ma che tra i ragazzi rimane fermo a 11 ore, con una inevitabile predilezione per i vari social network (Facebook e MySpace su tutti), dati che valgono anche per il nostro paese (Facebook sta al 53% delle preferenze dei ragazzi tra i 12/17 anni, MySpace al 15%). Chissà se il multiplayer è inserito in questi dati…
Altri miti da sfatare, la capacità innata di multitasking dei giovanissimi, ossia di tenere accesi più schermi contemporaneamente (televisione, monitor, cellulare, console portatile, ecc.), che si limita a qualche caso estremo, mentre la norma (77%) è la fruizione di un medium alla volta, in maniera estremamente lineare. Aumenta il consumo di video online, e si parla ovviamente di YouTube, il cui pubblico è aumentato del 10% e i minuti medi guardati del 79%; a perdersi nei filmati in Flash sono però soprattutto i più grandicelli. In Italia il 60% dei teenager guarda il tubo, contro il 48% di un anno fa, e il “consumo medio” in minuti è passato da 34 a 50 minuti alla settimana.
Insomma, la rivoluzione digitale c’è ed è inutile negarlo. Anche se più che a un colpo di stato altro sembra più che altro un lento affiancamento e un graduale passaggio di consegne.