Quanto tempo è passato dal lontano 2003, quando la serie Runaway di Pendulo Studios ha fatto il suo debutto, sollazzando e deliziando gli avventurieri con la sua grafica straordinariamente curata e…
Quanto tempo è passato dal lontano 2003, quando la serie Runaway di Pendulo Studios ha fatto il suo debutto, sollazzando e deliziando gli avventurieri con la sua grafica straordinariamente curata e la sua storia ricca di avventura e colpi di scena! Il terzo titolo della serie, A Twist of Fate, è quello che conclude la trilogia, e – lo diciamo subito così ci leviamo il pensiero – probabilmente il migliore dell’intera saga.
La storia continua quella interrotta (fin troppo bruscamente, diremmo) al termine di The Dream of the Turtle, con Brian sotto processo per omicidio. Il nostro eroe viene condotto in un ospedale psichiatrico per essere sottoposto a perizia, ma muore in circostanze misteriose. Scopriremo ben presto che si tratta di uno stratagemma per evadere: peccato che qualcosa vada storto, e Brian finisca veramente sottoterra, nella sua stessa bara! Gina, disperata e in cerca di risposte, dovrà per prima cosa adoperarsi per tirarlo fuori dalla scomoda situazione in cui si trova. Il primo capitolo del gioco funge praticamente da tutorial per l’avventura, permettendoci di familiarizzare con l’interfaccia punta e clicca, con la gestione dell’inventario e con tutti gli altri elementi del gameplay, compreso lo spassoso sistema di aiuti online gestito da un addetto delle pulizie negli uffici di Pendulo Studios, e dal quale il giocatore riceverà messaggi e suggerimenti spesso più criptici dei puzzle da risolvere. Una vera chicca.
Non mancano altri generi di aiuti, comunque: oltre agli indizi che gli altri personaggi non mancheranno di divulgare, la pressione del tasto F2 permette di avere immediatamente sott’occhio tutti i punti “cliccabili” di un’area di gioco, rendendo più semplice l’individuazione di oggetti. È possibile salvare la partita in qualsiasi momento e crearsi diversi profili utente (con tanto di password, se lo si desidera) per permettere a chiunque abbia accesso al PC su cui è installato il gioco di farsi la propria partita. L’interfaccia è dotata di icone particolarmente grandi, il che fa pensare a future versioni per iPod o qualcosa del genere… Ma la mia è solo un’ipotesi!
L’ambientazione e la storia in generale sono leggermente più “adulti” rispetto ai due precedenti capitoli, e lo si capisce fin dalla sequenza iniziale e dal primo capitolo nel cimitero; Pendulo Studios non ha comunque rinunciato a un tocco di umorismo e di leggerezza, nei dialoghi e in alcune situazioni (oltre che da tutto l’impianto grafico naturalmente), da sempre uno dei tratti caratteristici della serie.
L’avventura è strutturata in sei capitoli, da affrontare di volta in volta nei panni dei due protagonisti (finalmente un ruolo importante anche per Gina!), e che ci porteranno a scoprire le prove della loro innocenza, ad aiutare Brian a recuperare la memoria – tramite una serie di flashback che proseguono fino al quinto capitolo – e scoprendo quel che è realmente successo al colonnello Kordsmeier. Il ritmo dell’avventura è sempre piuttosto elevato, e sebbene sia sulla carta un po’ più lunga del secondo capitolo, una volta catturati dalla storia vi troverete a finirla piuttosto rapidamente – se per voi una dozzina di ore abbondanti sono poche, si intende. Il cast di personaggi è piuttosto ricco e variegato, con alcuni prevedibili ritorni e altri che avremmo invece voluto conoscere un pochino meglio, come la simpatica curatrice del cimitero Luanne e gli “ospiti” di Happy Dale, il manicomio in cui Brian era stato spedito.
Dal punto di vista del gameplay A Twist of Fate non aggiunge nulla di nuovo, attenendosi ai canoni del genere punta e clicca, con il mouse che la fa da padrone nel muovere il puntatore sullo schermo alla ricerca di “hot spot” e per gestire inventario e interazioni; il clic del tasto destro cambia l’azione associata al puntatore, permettendo di interagire, parlare e svolgere altre azioni legate al contesto. La quantità di punti cliccabili è notevole, non tutti utili per la risoluzione dell’avventura, ma che aggiungono spessore al mondo. Il movimento dei personaggi può essere accelerato con l’uso del doppio clic, permettendogli di spostarsi più rapidamente da un punto all’altro della stessa locazione oppure tra una e l’altra in maniera istantanea (ma solo dopo la prima volta).
Gli enigmi sono in generale (salvo qualche ovvia eccezione) molto ben strutturati e dotati di una loro logica, che li rende abbordabili senza doversi troppo grattare il capo cercando di capire cosa diavolo bisogna fare, eliminando la frustrazione che – in negativo – aveva caratterizzato le precedenti avventure di Pendulo. Oltre al lavoro svolto dai game designer da questo punto di vista aiutano anche, come dicevo poco sopra, gli indizi lasciati dai personaggi e dall’ambiente. La difficoltà insomma non è troppo elevata, ma questo non impedisce agli avventurieri più esperti di apprezzare il gioco, anche per piccole chicche come il numero decisamente elevato di frasi di “blocco”: quando Gina o Brian non possono compiere un’azione, non si limiteranno ai soliti “meglio di no”, o “così non va”, rispondendo con frasi più adatte al contesto e più specifiche. Quando si dice un prodotto curato…
Dal punto di vista grafico A Twist of Fate è una vera goduria per gli occhi, a meno che non siate di quelli che se non vedono orge di poligoni sullo schermo si imbruttiscono e cambiano immediatamente canale. Tutto il comparto tecnico è stato oggetto di un pesante lifting, e i risultati si apprezzano immediatamente: i personaggi tridimensionali in cel shading sono animati molto bene, i fondali disegnati a mano sono sempre curatissimi e in alcuni casi vien voglia di stamparsi la schermata e mettersela come fondo del desktop. I filmati di intermezzo sono straordinari, veri e propri cartoni animati; incidentalmente, rappresentano anche un ottimo incentivo per proseguire nella partita, nel desiderio di vederne di nuovi. Altrettanto buona la qualità delle voci – in inglese – che recitano (ci sono però i sottotitoli in italiano), così come la colonna sonora, oltre due ore di musiche di vari generi sempre adatte alle diverse circostanze.
Il 2010, come tutti gli anni a partire da quello in cui qualcuno ha deciso che le avventure grafiche erano morte, si preannuncia come un’annata decisamente interessante: tra la nuova stagione di Sam & Max, Monkey Island 2 SE, The Whispered World e Black Mirror 2, di carne al fuoco ce n’è parecchia. E questo Runaway: A Twist of Fate si candida già a lottare per il titolo di miglior avventura dell’anno. Imperdibile per chi ha seguito la serie, così come per chiunque adori il genere delle AG. Ah, non l’ho detto prima ma lo davo per scontato: non occorre aver giocato i primi due capitoli per apprezzare questo, anche se ovviamente aiuta. E il gioco è pieno di riferimenti e riassunti che consentono di rimettersi rapidamente “in pari” con il programma.