Schizofrenie videoludiche

Inutile negarlo, l’E3 “vecchia maniera” ci era mancato ed è stato quindi con un certo sollievo che abbiamo visto la fiera losangelina tornare ai fasti di un tempo. Come però ho avuto modo di dire in apertura dello speciale E3 che troverete sul prossimo Game Pro, l’edizione che si è appena conclusa ha attratto la mia attenzione più per l’hardware…

Inutile negarlo, l’E3 “vecchia maniera” ci era mancato ed è stato quindi con un certo sollievo che abbiamo visto la fiera losangelina tornare ai fasti di un tempo. Come però ho avuto modo di dire in apertura dello speciale E3 che troverete sul prossimo Game Pro, l’edizione che si è appena conclusa ha attratto la mia attenzione più per l’hardware che non per il software, che pure non è mancato e che anzi ci ha proposto una serie di nuovi annunci davvero interessanti.
Il buon Claudio vi ha già parlato qualche giorno fa di Project Natal, l’Eye Toy di lusso targato Microsoft che integra una camera RGB, un sensore di profondità e un microfono multi-array, capace di tracciare i movimenti corporei in 3D, rispondendo al tempo stesso ai comandi, alle direzioni e persino al cambiamento nel tono della voce.
Sony ha invece risposto con un progetto molto più tradizionale, del quale a dire il vero in pochi hanno compreso appieno la carica innovativa. A prima vista parrebbe infatti che la risposta alla Wii non siano altro che due cloni del WiiMote, poiché i controller mostrati allo Shrine Auditorium paiono del tutto simili a quelli della rivale Nintendo. Certo, in cima alle due periferiche dalla forma un po’ equivoca ci sono anche delle sfere che si illuminano: il dimostratore ha detto che ad esempio in un gioco in cui si volesse lanciare una fireball queste si colorerebbero di rosso, ma la speranza è che Sony riesca a trovare degli utilizzi più costruttivi per questa funzionalità. Nintendo ha risposto invece col Vitality Sensor, un sistema che ricorda quell’apparecchiatura che si mette al dito dei ricoverati ospedalieri, che dovrebbe rilevare le pulsazioni corporee del giocatore e “un certo numero di altri segnali che forniranno delle informazioni sulla sua dimensione corporea interiore”. Il primo commento che mi verrebbe da dare in merito a questa nuova periferica ricorderebbe fin troppo quello che diede Fantozzi de La Corazzata Potëmkin, ma troppe volte in questi anni le invenzioni di Nintendo sono state in grado di farmi ricredere, pertanto mi asterrò da ogni ulteriore commento.

Ciò che emerge dall’E3, dunque, è che a fianco a un modo classico di intendere l’entertainment videoludico se ne sta affermando uno nuovo che si rivolge a un pubblico diverso da noi, con prodotti che non sono quelli cui giochiamo solitamente, fruibili attraverso controller che non sono quelli cui siamo abituati. L’industria dei videogiochi, a causa del fenomeno Wii, pare quindi in preda a una sorta di schizofrenia dove ormai tutti i produttori di console guardano con un occhio ai casual e con l’altro agli hardcore gamer, col risultato di apparire strabici agli osservatori esterni. Sony e Microsoft, finora caratterizzate da un approccio “tradizionalista” al medium, stanno cercando di inventarsi periferiche che strizzino l’occhio al pubblico occasionale, dimenticando però che la vera sfida non è solo l’hardware ma anche il software che lo sfrutti e, soprattutto, il prezzo cui viene venduto. Perché alla fine Sony può puntare quanto vuole al pubblico casual, ma fino a quando una PS3 80GB continuerà a costare 399 euro sarà ben difficile riuscire a insediare Nintendo, la cui Wii costa 150 euro in meno, con incluso Wii Sports.
Microsoft è messa molto meglio col prezzo della sua console ma è giusto anche ricordare che, delle tre, l’Xbox 360 è da sempre quella più posizionata sugli hardcore gamer, e che quindi la sua conversione al casual gaming appare più difficile che non per Sony.
Nintendo, infine, dopo avere venduto uno sproposito di Wii ma essersi accorta che il numero di giochi acquistati in rapporto a ogni console venduta è particolarmente basso (solo 1,5 contro i 6 della Xbox360), ora sta prodigandosi a dire alla stampa che gli hardcore gamer sono sempre stati nei suoi pensieri e che presto usciranno molti titoli per farli contenti. Dimenticando, però, che un hardcore gamer oggi non può concepire di giocare a una risoluzione che non sia la full HD, laddove invece le modeste performance video della Wii sono degne della passata generazione hardware.

Concludendo, la sensazione principale derivatami da quest’ultima edizione della fiera losangelina è stata di una certa confusione, con Nintendo, Microsoft e Sony che stanno a modo proprio cercando di rivolgersi all’altra metà del mercato che finora hanno trascurato. La fiera di Los Angeles, dunque, dal punto di vista dell’hardware avvia un periodo di transizione i cui risultati finali sono al momento imprevedibili e potenzialmente pregni di cambiamenti per noi giocatori, qualora le rivoluzioni annunciate dovessero avere successo e non rivelarsi delle bolle di hype da press conference pre-E3.