Le divagazioni morali di Lionhead, provate per voi direttamente da Microsoft.
Il bello degli eventi organizzati in casa Microsoft – urge dirlo subito – è il pregevole buffet che accompagna i giornalisti subito dopo le presentazioni: come non parlare bene di Fable III dopo essersi riempiti la pancia di crespelle agli asparagi e formaggio fuso? Noi, che siamo gente dalla spiccata deontologia professionale, non parleremo bene del titolo di Lionhead per questo motivo. Nossignori. Lo facciamo solo perché il gioco merita, e merita parecchio. Abbandonate in parte le velleità RPGistiche che tanto hanno affascinato e (in parte) deluso gli avventurieri dei due predecessori, la serie mantiene lo spirito libero delle scelte morali senza vincoli etici, scrollandosi di dosso le pesantezze di un gameplay troppo legato a logiche intricate e fuori dalla portata dei giocatori meno integralisti. Fable diventa quindi un action-adventure a tutto tondo, con un botto di cose da fare; e anzi, molte di più rispetto a quello che siamo soliti aspettarci da un titolo di questo genere. Però, il modo di ottenere risultati è diventato meno irto di difficoltà e di strade impervie da percorrere: permettere al giocatore di imparare in modo rapido e snello come interfacciarsi col mondo di Albion sembrerebbe essere diventato l’imperativo categorico degli sviluppatori.
Fable III è ambientato una cinquantina d’anni dopo gli eventi narrati nel secondo capitolo e vede le terre conosciute nel pieno di un’espansione industriale. Il problema è il fatto di avere seduto sul trono un re un tantinello despotico e tiranno, il che ha fomentato sotto la cenere sociale della plebe (con le mani sporche di fuliggine) la nascita di un moto rivoluzionario che mira alla sua sostituzione. Indovinate un po’ a chi toccherà la sorte di modificare (in meglio o in peggio) le sorti del regno di Albion? Non certo al cuoco di corte, il quale altro non fa che sgozzare galline per soddisfare a più non posso i vizi gastronomici del regnante. Nossignori! Il compito di condurre le danze sta proprio al nostro alter ego, che deve mirare alla sostituzione del regnante attuale con la propria persona, attraverso l’accumulo di seguaci: la raccolta di adepti in Fable III sostituisce in toto il parametro esperienza del vecchi episodi.
Relazionarsi con la quantità di NPC presenti nel gioco, come detto, è diventato molto più semplice e immediato. L’impressione “joypad in mano” è che le opzioni sociali siano sicuramente di meno rispetto al passato, ma più efficaci e in grado di filtrare in modo più snello come siamo visti dall’intera popolazione di Albion. Peraltro, praticamente tutti gli abitanti potranno rifornirci di quest secondarie che saranno pescate da un calderone comune, suddiviso per aree geografiche. Ovviamente, per ottenere l’accesso a queste missioni parallele dovremo ottenere precedentemente il beneplacito dello stesso NPC, attraverso le opportunità di relazione sociale a disposizione del nostro personaggio.
Ad aumentare sensibilmente la sensazione di snellezza contribuiscono anche i menu di gestione di tutte le faccende accessorie. E anzi, nella maggior parte dei casi questi menu non esistono proprio, visto che molte azioni strutturali si portano a compimento interagendo con gli oggetti che popolano lo scenario di gioco. Una volta preso possesso del regno (perché – ma non è un mistero – una volta spodestato il vecchio re, saremo noi a sederci sul trono) una mappa dell’intera Albion sarà a nostra disposizione per gestire i nostri interessi un po’ ovunque, senza muoverci dal salone di corte.
La strada della semplificazione sembra quindi intrapresa con successo, votando la serie a una declinazione più action. Il ventaglio di scelte etiche, di contro, appare più profondo e stimolante, pur mantenendo alcuni paletti limitativi necessari a contenere il treno della coerenza narrativa entro un binario prefissato. Ce la farà Lionhead a proporci qualcosa di nuovo, ma che non tradisca i prodromi visionari di Peter Molyneux che col primo Fable ha tentato di tracciare una nuova via? A quando il supporto per Kinect, non previsto al lancio, ma solo dopo un po’? E la versione PC, su cui stanno lavorando ma di cui ancora si sa poco o nulla? Tra meno di tre settimane, amici di GamesVillage, l’ardua sentenza almeno sulla prima delle questioni qui sollevate.