Il driving-MMO più simulativo del pianeta si aggiorna: ecco uno sguardo alle novità più eclatanti.
L’ebbrezza della velocità è uno stimolo affascinante, anche se non si amano le automobili. Basti pensare a quanta gente sopporta le sterminate file dei parchi di divertimento pur di godersi poco più di un minuto sule montagne russe o – più banalmente – al successo dei videogiochi a sfondo motoristico. Io non faccio certo eccezione: mi piace l’adrenalina della pista, anche quella piccola del go-kart, e non potendomi permettere di sfrecciare con un V8 sui circuiti, mi accontento di quel surrogato chiamato “simulazione di guida”. E non mi riferisco certo ai vari DiRT, Forza Motorsport o Gran Turismo: pur trovandoli divertenti, rimangono videogiochi, checché ne dicano i reparti marketing dei publisher e degli sviluppatori. A me piacciono le simulazioni credibili, che puntano al realismo e non a strizzare l’occhio a chi non sa come tenere in pista una potente auto da corsa. Parlo di titoli come Ferrari Virtual Academy, netKar Pro, e – soprattutto – iRacing, ovvero l’oggetto di questo articolo.
Per chi non sapesse di cosa si parla, è d’obbligo un approfondimento.
Prima di tutto, è bene sapere che iRacing non si compra, ma ci si abbona, un po’ come nel caso dei MMORPG: si paga un obolo mensile, che include una manciata di auto e di tracciati, e non può essere giocato offline, nemmeno quando ci si allena soli soletti. Senza connessione (che deve assolutamente avere ping bassi), non si fa nulla. Una volta abbonati, si può correre nelle categorie rookie, e se si è abbastanza bravi (nel senso che non si creano incidenti), si possono ottenere le patenti che consentono di partecipare ai campionati più intriganti, come quelli NASCAR (ufficiali, tanto che potrebbe capitarvi di fare a sportellate con gente come Dale Earnhard Jr) o di F1 (per nulla ufficiale, questo).
La patente da sola non basta, ovviamente: dovrete aprire il portafogli e comprare le auto e i circuiti del campionato, con prezzi che oscillano fra i 10 e i 15 dollari per ogni singolo contenuto. Il servizio iRacing ha aperto i battenti nel 2008, per volere di David Kaemmer, storico leader della mai dimenticata Papyrus, e si distingue subito come miglior titolo “hardcore” sul mercato: auto simulate egregiamente e, soprattutto, circuiti scansionati al laser per una precisione senza precedenti. Il parco macchine include semplici Mazda MX-5 e piccole monoposto come le Skip Barber, ma si estende sino alla Radical R8, alla Dallara usata in Indycar, alla Impala SS della Sprint Cup e molte altre, fra cui Mustang FR500S, Ford GT e per gli appassionati di F1, una splendida Lotus 79 e una Williams Toyota FW31, quella che guidava Barrichello nel 2009.
Inutile dire che, se siete appassionati di corse, non potete fare a meno di questo gioiello, sempre che abbiate tempo e denaro da investirci. E se per il denaro il problema è relativo (alla fine, si tratta di una dozzina di dollari al mese, più qualche auto e pista ogni tanto… meno che giocare a WOW), il tempo può rappresentare uno scoglio più grosso: le gare hanno i loro orari precisi (ogni ora, od ogni due ore, a seconda della categoria), e in certi casi possono durare anche parecchio. Se le gare Rookie si finiscono in meno di mezzora, warm-up compreso, salendo di categoria si arriva a dei veri e propri GP: una gara su ovale coi Truck Silverado dura quasi due ore, e disputare la Daytona 500 può arrivare (non sempre, per fortuna) a richiedere 5 ore di tempo, considerate le frequenti bandiere gialle a causa degli incidenti.
Il bello di iRacing è che continua a essere aggiornato, e nonostante il numero di iscritti sia parecchi ordini di grandezza inferiore a quello di WoW, la comunità è molto viva, e gli sviluppatori continuano a supportarla, tenendo conto dei suggerimenti degli utenti. Dopo un paio di anni, per esempio, abbiamo finalmente potuto godere di una simulazione della trasmissione degna di questo nome, che obbliga i piloti a usare la frizione come farebbero nelle auto reali, quindi richiedendo il “blip” in scalata con le skip barber, di mollare il gas con le Star Mazda e premiando i piloti in grado di domare la difficile tecnica del punta/tacco.
Se inizialmente il prodotto strizzava evidentemente l’occhio a un pubblico prettamente americano (quelli che sanno girare solo a sinistra, per intenderci), come dimostra la licenza ufficiale NASCAR, col tempo Kaemmer e soci hanno accontentato anche Europa e Australia, introducendo le F1, le V8 e circuiti come l’affascinante tracciato belga di SPA, oltre al buon vecchio Silverstone. E, a oggi, la simulazione non smette di essere aggiornata con costanza, sia in termini di feature sia per i contenuti, tanto che siamo arrivati alla versione 2.0, lanciata poche settimane fa.
Le nuove caratteristiche sono di tutto rispetto, ma sono due le cose che più mi hanno esaltato: la possibilità di analizzare la telemetria delle varie vetture e il New Tyre Model, un nuovo modello di gomme che rende la simulazione ancora più precisa, considerando gli pneumatici non più come un corpo unico, bensì come una superficie gommosa che si deforma costantemente in relazione alla temperatura, alla pressione e alle sollecitazioni. Seppur non presente su tutte le vetture (lo sarà comunque a breve), sono state aggiornate alcune delle auto più interessanti, come le Impala SS, le Silverado e le tanto amate (da chi vi scrive) Skip Barber.
È proprio nella seconda puntata di questo minispeciale (online da domani pomeriggio) che analizzerò a fondo queste due caratteristiche. Potete leggerla cliccando qui.