Nel marasma delle uscite “tripla A”, vale la pena dedicarsi a un platform con belle idee? Per scoprirlo, non vi resta che leggere la nostra recensione di Sideaway: New York per PlayStation 3.
In questo particolare periodo dell’anno, oltre al crollo verticale delle temperature, assistiamo all’uscita di tanti di quei giochi che proprio non ci si crede. In particolare questo fine 2011 rimarrà nella storia come uno dei trimestri più prolifici in assoluto, con l’arrivo imminente di una vera e proprio valanga di produzioni destinate a occupare tutto il nostro tempo libero (e a prosciugarci il già misero conto corrente).
Non è quindi facile né decidere come investire i propri denari, né dove farlo, con il rischio concreto di perdersi alcune chicche che magari hanno solo avuto la sfortuna di uscire al momento sbagliato. Se poi nel marasma ci mettiamo i prodotti distribuiti unicamente con la formula del digital download, allora le cose si complicano ulteriormente.
Proprio per questo, un titolo come Sideaway: New York può passare davvero inosservato a un pubblico bombardato costantemente con immagini di Batman, Ezio Auditore e Nathan Drake. E sarebbe un vero peccato, perché questa produzione firmata Playbrains ha davvero molti assi nella manica, nonostante lo si possa includere tranquillamente nell’antica categoria dei platform game. Non fatevi ingannare dalle apparenze però, perché la sostanza è ben più interessante di quanto si possa credere.
Sideaway vi vede nei panni di un giovane writer metropolitano (tale Nox), uno di quelli insomma invisi dalle forze dell’ordine e maledetti in ogni riunione condominiale, ma dotato di un grande talento e di una bella ragazza. La bionda in questione avrà ovviamente il suo peso in tutta la vicenda, tanto è vero che il cattivo di turno deciderà di rapirla e portarla… no, non in un castello, bensì all’interno del bidimensionale mondo dei murales e a voi toccherà seguirla correndo e saltando su tutti i muri (letteralmente!) della città. L’azione infatti prenderà vita proprio sulle pareti perimetrali dei palazzi, utilizzando come piattaforme tutte le strutture sporgenti, come finestre, balconi, passerelle, ma anche le tag disegnate con lo spray. La vera peculiarità di Sideaway, che lo contraddistingue dalla massa, è la sua “tridimensionalità”, dato che in buona sostanza la sagoma del protagonista può scivolare intorno ai muri, passando da una facciata all’altra o addirittura sul tetto di alcuni edifici, innescando tutta una serie di meccaniche decisamente originali e per nulla scontate. Per farvi un esempio pratico, immaginate di essere uno sprite 2D e di potervi muovere liberamente su tutte le facce di un cubo: ecco, Sideaway si basa su questo principio e lo fa con uno stile davvero encomiabile.
I grafici hanno avuto il merito di saper costruire dei livelli solo in apparenza semplici, ma in grado di mettere a dura prova il cervello dei giocatori, specialmente quelli che vorranno ottenere il 100% in ogni stage, cosa possibile solo raccogliendo dei bonus a forma di bomboletta di vernice, ben sparsi (e nascosti) per tutta l’area di gioco. Ovviamente nulla vi vieta di tirare dritto verso l’uscita, cosa comunque tutt’altro che semplice, considerata la quantità di nemici e insidie presenti in ognuno dei 16 livelli. Per fortuna il nostro eroe potrà sfruttare tutta una serie di abilità, via via sbloccabili nel corso del gioco: sarà così possibile sfruttare una potente spallata per sfondare alcuni ostacoli, oppure scivolare sospesi per aria grazie a una scia spray o, ancora, lanciare palline di vernice e via discorrendo. I potere più interessanti però consumano punti vernice, che si ricaricano col tempo, ma in ogni caso conviene usarli con parsimonia, prima di ritrovarsi completamente scoperti con un solo quadratino di energia. Di fatto in Sideaway è molto facile morire, sia per la minuta barra della vita, sia perché alcuni elementi del fondale, come i getti d’acqua o le piante coperte di aculei, possono uccidervi istantaneamente.
Alcuni passaggi sono davvero duri e richiedono molteplici tentativi prima di essere affrontati con successo, anche perché i checkpoint non sono proprio vicinissimi. Nulla di impossibile, sia chiaro, non arriverete mai ai livelli di frustrazione di un Bloodrayne: Betrayal (cliccate qui per leggere la nostra recensione): e per fortuna, mi permetto di aggiungere!