Abbiamo allungato le nostre manacce sull’ultimo capitolo di Resident Evil 6. Se volete sapere come andata, basta leggervi questa anteprima!
Son passati 3 anni e mezzo ma sembra ieri. No, non è vero, sembra passato un secolo semmai. Già, perché da quel Resident Evil 5, tanto amato quanto odiato, molte cose sono cambiate. Certo, l’hardware è sempre il solito, ma nel frattempo il mondo dei survival horror si è evoluto, grazie anche ai due Dead Space. Dal gioco di Visceral non si torna indietro, inutile raccontarci baggianate, e molto probabilmente chi sperava di ritrovare un barlume di adrenalinica eccitazione fra zombie e mostri mutanti, è destinato a rimanere a bocca asciutta.
Non che dai vari trailer non si capisse perfettamente dove volesse andare a parare Eiichiro Sasaki, nuova mente pensante dietro alla saga principale, noto ai più avvezzi per aver dato i natali ai due Resident Evil Outbreak, singolari e alquanto anacronistici episodi usciti solo per PlayStation 2 e, incredibile per la console in questione, votati quasi esclusivamente all’online.
Da grande fan storico della saga, ero davvero curioso di mettere le mani sul sesto capitolo, pur certo che di grosse novità difficilmente ne avrei incontrate. Ho quindi infilato il supporto argenteo nella nostra Xbox 360 debug sicuro di quello che mi sarei trovato davanti e, in effetti, pad alla mano, questo Resident Evil 6 mantiene ampiamente le aspettative.
Anzitutto vi posso confermare la presenza di tre campagne distinte (alle quali si aggiungerà quella di Ada Wong, ma solo dopo aver completato interamente il gioco), dedicate ad altrettante coppie di personaggi. Queste sono composte da un eroe storico della serie e da un compagno inedito: abbiamo quindi Leon Kennedy con Helena Harper, Chris Redfield con Piers Nivans e Jake Muller con Sherry Dirkin. Anche se le storie delle varie accoppiate finiranno con l’incrociarsi in vari momenti della trama, vivranno comunque situazioni e missioni completamente a sé stanti.
Ovviamente ritroviamo uno degli aspetti meglio riusciti di RE5, ovvero il co-op, con il nostro compagno di avventure che potrà essere controllato dall’IA oppure da un amico in carne e ossa, tanto online quanto in locale (è infatti pienamente supportato lo split screen).
Ada è così affascinante che tutti gli zombie le saltano addosso.
A livello di gameplay, l’innovazione più nota e pluricitata è quella relativa al movimento con le armi. Per la prima volta nell’universo di Resident Evil potremo muoverci e sparare, una roba che a scriverla fa quasi ridere, essendo ormai lo standard da anni in tutti gli sparatutto in terza persona, ma tant’è. Quel che invece mi ha sorpreso è il contesto del corpo a corpo: se, fino a oggi, rimanere senza munizioni e doversi difendere con un coltello o a suon di pugni è sempre stata una situazione finanche fastidiosa, posso finalmente annunciarvi che tutti i personaggi sono tranquillamente in grado di pestare gli zombie a mani nude in modo davvero efficace. Tanto per farvi un esempio pratico, sono riuscito a staccare la testa di netto a più zombie utilizzando un coltellaccio alla Rambo. Alleluia.
Meno immediato il sistema di cover, che forse risulta ancora un po’ macchinoso, ma è probabile che occorra prenderci la mano, anche se il gioco stimola al confronto “face to face”, piuttosto che a lunghe e pesanti sparatorie nascosti dietro qualche barricata.
Interessante poi l’approccio all’interfaccia, basata su icone semitrasparenti che mimano l’aspetto dei moderni smartphone. Da notare che ogni personaggio ha il suo HUD personalizzato, giusto per non appiattire il tutto. In compenso, i sottotitoli sono ancora una volta visualizzati con il font Times New Roman, che a Capcom proprio deve piacere da matti (meglio del Comic Sans, dai… ndToSo).
Forse anche per questo, non è difficile intravedere nell’opera della software house giapponese il tentativo voler di catturare l’attenzione di un po’ tutti i fan del presente e del passato di Resident Evil. Certo, da quanto ho visto non intende spingersi oltre l’episodio 4, ma forse con la campagna di Ada potremo rivedere quegli enigmi malefici che tanto ci piacevano (ma davvero?) nei primi tre titoli. La parte con Leon appare più ragionata, quella con Chris molto più “caciarona”, mentre quella di Jake sembra un po’ un mix fra le due, con una storia che però potrebbe essere la più interessante, fosse solo per il fatto che è il figlio del defunto Albert Wesker e che il suo sangue potrebbe essere la chiave per salvare l’umanità.
In ogni caso preparatevi a una marea di sequenze filmate e a parecchi Quick Time Event; se siete quindi fra quelli che non amano stare con le mani in mano davanti ai video a la Kojima (ok, meno prolissi) e odiate premere tasti al momento giusto, forse potreste trovare un filo indigesto il malloppone che vi sta preparando Capcom. Non voglio comunque sbilanciarmi in giudizi affrettati, anche perché molte di queste sequenze sono davvero spettacolari e si rivelano una vera gioia per gli occhi.
Ormai, comunque, ci siamo. Fra poche settimane, codice definitivo alla mano, potremo finalmente capire se tutta questa attesa verrà ripagata e se potremo finalmente tornare ad ammazzare zombie, mutanti e armi bio-tecnologiche varie come se non ci fosse un domani.