Naughty Bear: Panic in Paradise – Recensione

Mi presento, son l’orsetto Naughty… e come avrai intuito adesso giochiamo!

Dopo aver giocato il primo Naughty Bear, il mio pensiero poteva essere riassunto così: “Bene, bravo, però per me è no!”. L’idea era carina e l’orsetto di peluche aveva carisma e humor (noir) da vendere. La realizzazione tecnica, invece, non era nulla di straordinario e il gameplay si rivelava tragicamente monotono nel giro di qualche oretta. Dulcis in fundo, Naughty Bear era venduto a prezzo pieno (o quasi).

Per il nuovo episodio, 505 Games sembra aver fatto tesoro delle critiche ricevute. Naughty Bear: Panic in Paradise è disponibile solo su PSN e Xbox Live, rispettivamente al prezzo di 14,99 euro e 1.200 Microsoft Point. Le novità non sono però limitate alla collocazione strategica del prodotto e la casa italiana ha provato a rimescolare le carte scegliendo un nuovo team di sviluppo, Behaviour Interactive, per dare un po’ più di mordente al suo orsetto di peluche rattoppato.

Parlare di trama nel nuovo Naughty Bear sarebbe eccessivo: la scusa per il solito massacro, questa volta, consiste nel mancato invito a una spensierata vacanza in un’esclusiva isola tropicale. Arrabbiatissimo per l’affronto subito, l’orsetto decide di vendicarsi raggiungendo di nascosto l’amena località ed eliminando e torturando tutti i suoi ex-amichetti.
Se la storia non è altro che un pretesto per innescare un massacro indiscriminato di tenerissimi orsetti di peluche, il gameplay si annuncia più o meno lo stesso del primo capitolo, con qualche interessante variazione sul tema. La longevità, al contrario, sorprende per quantità, mettendo sul piatto 36 livelli da completare nelle 11 aree che compongono la stupenda Paradise Island (prima dell’arrivo del nostro orsetto!).

È Lotso? O solo l’orso. Non zò!

Come nell’episodio precedente, è importante non solo uccidere il proprio bersaglio, ma anche il modo in cui lo si elimina: a mani nude, con un oggetto o un’arma particolare, attivando un macchinario speciale, servendosi di un travestimento specifico, oppure spingendo al suicidio le proprie vittime; le possibilità, insomma, sono molteplici.
Completata una missione, si sbloccheranno le aree successive. Si possono ottenere dei punti extra completando gli obiettivi secondari, oppure sfogando la propria rabbia repressa contro gli altri personaggi: con il bottino ottenuto si personalizza e si sviluppa il proprio alter ego peloso. Rispetto al primo Naughty Bear, questa sezione è stata rimpolpata, ed è richiesto al giocatore un maggiore sforzo intellettivo per trovare gli accessori e i vestiti ad hoc che permetteranno all’orsetto di progredire (puntando su parametri quali l’energia, la forza e così via).

Il tutto è inframmezzato con il solito humor sadico che aveva già fatto bella mostra di sé in passato: alcune situazioni sono a dir poco surreali, altre spassosissime, altre semplicemente assurde e con personaggi completamente fuori di testa! Purtroppo, però, neanche il cambio di team di sviluppo ha risolto in modo definitivo i problemi di fondo di Naughty Bear, ossia una giocabilità un po’ troppo piatta e una certa ripetitività. A ciò si aggiungono una Intelligenza Artificiale che non brilla quanto a fantasia e una varietà nelle missioni di gioco assai limitata (perfino nelle fasi “stealth”).

Sotto l’aspetto tecnico, Naughty Bear: Panic in Paradise non fa gridare al miracolo. I modelli degli orsetti sembrano riciclati dal primo episodio, mentre gli scenari sono spogli e un po’ troppo simili tra loro, per non parlare degli evidenti cali di frame rate durante l’azione. Alcune animazioni strappano più di una risata (le esecuzioni, in primis), altre lasciano perplessi. Il sonoro, invece, si dimostra vario e apprezzabile, soprattutto per gli appassionati dei film horror.
Doccia fredda anche nel comparto multiplayer, ridotto a semplice classifica online che confronta le performance e gli obiettivi raggiunti con quelli degli altri giocatori.