La cancellazione delle serie è una realtà sempre più comune. Eppure spesso si salvano le peggiori. Vediamo quali serial non hanno più nulla da dire.
La quantità di nuove serie di grande interesse e livello qualitativo sta scendendo di stagione in stagione, e per un The Following o The Americans che arrivano, troppi sono i titoli incapaci di conquistare l’affetto del pubblico. Sotto i colpi spietati degli indici d’ascolto quasi tutte le novità non raggiungono neanche il giro di boa del mid-season, mentre nel frattempo i grandi network si rifugiano nelle loro piccole certezze, ovvero in serie storiche e consolidate.
Cosa comporta questa decisione? Che continuiamo a sorbirci procedurali stanchi, spin-off inutili, medical drama agonizzanti, polizieschi incapaci di aggiungere altro, commedie che non fanno più ridere e grandi serie che si ripiegano su se stesse. Insomma, sono davvero troppi i serial che hanno fatto il loro tempo. Vediamo di fare qualche nome e smettiamo di dire che in atto una rivoluzione qualitativa sul piccolo schermo: la sentenza andava bene ai tempi di 24, Six Feet Under, Alias, I Soprano, The Shield e fino a Lost. Poi qualcosa è cambiato, ma l’onda lunga dell’entusiasmo spesso non fa vedere le cose nella giusta prospettiva.
MONDO CRIME
La scientifica non è mai stata così cool prima di CSI
Nel mondo del Crime/Drama l’esponente di spicco delle vecchie glorie è sicuramente CSI. Partita da Las Vegas questa serie ha avuto nel corso degli anni le sue varie declinazioni geografiche sbarcando a Miami e New York. Parliamoci chiaro, il team capitanato da Gil Grissom (un magnifico William Peterson) era perfetto, le prime stagioni sono un concentrato di suspense e soprattutto rappresentano una notevole innovazione rispetto alle serie poliziesche precedenti. Hanno l’indubbio merito di aver mostrato al mondo come una solida preparazione accademica possa essere fondamentale per scovare efferati assassini, ma poi Peterson ha lasciato il cast durante la nona stagione, forse con l’intuizione del declino, e a quel punto si poteva scegliere se chiudere in grande questa avventura lasciando spazio ai due spin-off oppure andare avanti cambiando registro. Nove stagioni sono tante, ma anche davanti alla palese invenzione di casi sempre più stravaganti i produttori hanno deciso di tenersi la garanzia di quei milioni di telespettatori fedeli (in continuo calo). Ora siamo arrivati alla stagione numero tredici, BASTA! Ci siamo trovati di fronte anche al casi di un uomo che ha due DNA diversi (si chiama Chimerismo, lo sapevate? Ora lo sapete), di spore che crescono per del sangue portato casualmente anni prima da un proiettile vagante e via discorrendo. Cari agenti, avete arrestato mezza Las Vegas, adesso potete anche riposarvi, ve lo meritate.
COMEDY E DINTORNI
Nel variegato mondo delle comedy il primo premio agonia va a pari merito a due serie, How I Met Your Mother e Glee. Sono otto anni che seguiamo le vicende di Ted e della sua banda, ce lo vuoi dire chi è tua moglie, oppure no? Ormai si è perso l’interesse, potrebbe essere anche un canarino ma sciogliete questo dubbio! Non si mette in dubbio la bravura e la simpatia degli attori, ma la fiacchezza della sceneggiatura, tanto è vero che la serie doveva chiudere quest’anno, fino alla candida dichiarazione di uno degli attori principali: “finché gli spettatori ci seguono noi andremo avanti”. Una minaccia? Facciamo così: voi andate avanti, noi ci fermiamo qui.
Per quanto riguarda i liceali canterini di Glee invece il discorso è un altro. Glee è stata una rivoluzione nel panorama televisivo, e il genio di Ryan Murphy ha creato un fenomeno virale di marketing, concerti e compilations. Tutti volevamo che i ragazzi del Glee Club vincessero le nazionali, ma non si poteva chiudere subito dopo? Ovviamente no, e adesso la quarta stagione assomiglia molto, troppo, a Beautiful, con sviluppi da soap opera argentina alla faccia delle battaglie contro il bullismo e l’omofobia. Hanno scomodato addirittura Whoopie Goldberg per mettere un po’ di pepe. Dateci il Murphy di American Horror Story e tenetevi quello di Glee per favore, meglio un sano spavento che un’altra puntata di questo Sentieri delle quattro note.
IL DISPERATO CASO DI J.J. ABRAMS
Ne abbiamo già parlato rispetto all‘intasamento dei suoi progetti. Una volta tutto quello che toccava diventava oro. Ora vale l’equazione opposta ma meglio non proseguire in metafore poco eleganti. Di certo Lost gli è stato fatale, ma se l’è meritata, visto l’enorme presa per il culo collettiva che ha rappresentato. Il super-nerd Abrams trascende i generi televisivi, e da persona equa qual è ha deciso di rovinarli un po’ tutti, con buona pace di chi già lo definiva il genio ed il salvatore della televisione. Negli ultimi tempi ha sbagliato un po’ tutte le sue scelte, decidendo di produrre serie il cui unico elemento in comune è la grande bruttezza. Tralasciando le care estinte, serie che non hanno raggiunto neanche la fine della prima stagione, possiamo concentrarci su Revolution che invece rimane misteriosamente in onda, sfidando tutte le leggi del buon gusto. Questa serie ha il solo merito di essere riuscita ad unire in una sola voce i critici di tutto il mondo, che l’hanno stroncata per motivi che è facile intuire. Tolti i temi alla base, il blackout mondiale, gli uomini che tornano alle origini, la lotta per la sopravvivenza, che potrebbero anche essere interessanti, tutto si perde in un brodo indistinto di noia, colpi di scena ampiamente prevedibili e soprattutto un livello di recitazione che è un vero e proprio affronto al pubblico. Vuoi essere l&r
squo;imperatore delle serie tv caro J.J.? Allora per favore non assumere bionde mono espressive senza esperienza, perché altrimenti potremmo pensare che cerchi di affossarti da solo. La triste fine di Alcatraz non ti ha insegnato nulla? Per adesso queste domande rimangono senza risposta, ma noi continuiamo a sperare che qualcuno aiuti Abrams a ritrovare la retta via.
PROCEDURALI IMMORTALI
La democrazia cristiana in televisione, ovvero le serie della maggioranza silenziosa
Sono le serie con il pubblico di vecchio stampo. Quello che ancora non si ribella alla mente contorta di alcuni sceneggiatori ci ha regalato perle come Law and Order e il melenso Jag-Avvocati in difesa. Il primo per qualche oscuro motivo detiene un record di longevità, con il primo episodio trasmesso nel lontano 1990. Dopo tutti questi anni, e alla luce di ben cinque spin off, ci chiediamo se non sia il caso di avviare un’indagine sulla sigla, che evidentemente è stata in grado di ipnotizzare l’ignaro pubblico e ci ha costretto a subire centinaia di episodi di questo polpettone piatto e monotono, dove l’unico elemento procedurale e continuo è la noia. Non va meglio con Jag, serie così fortemente impregnata di patriottismo, con la bandiera a stelle e strisce presente dovunque e un sense of humour tipico di un funerale. Parliamo di queste due pessime serie nonostante siano terminate, ma lo facciamo perché entrambe tentano costantemente di riemergere, o almeno di lasciare un degno erede, la prima con uno spin-off ambientato a Los Angeles, la seconda regalando la sua ambientazione (l’università dove era girato) a Castle-Detective. Qualcuno ci svegli da quest’incubo!
I MEDICAL-DRAMA
Una MILF è per sempre: lunga vita a miss Kate Walsh
Il pensiero va subito a Grey’s Anatomy. Sopravvissuto alla protagonista femminile più insopportabile dai tempi della Signora in giallo, il medical creato da Shonda Rhimes è stato tutto e il contrario di tutto: soap opera, melodrammone, sit-com, perfino horror negli ultimi periodi, ma il pubblico continua a seguirlo per inerzia, catarsi, masochismo o guilty pleasure. Più virato alla commedia lo spin-off Private Practice che si porta dietro la più hot delle dottoresse milf, ovvero la rossa Kate Walsh. Bonazzi, predicozzi e melassa sono il verbo comune alle due serie e qualcuno dovrebbe intervenire legislativamente per fermarle. O per fare un crossover in salsa horror in cui tutti i protagonisti si uccidono violentemente.
IL DECADIMENTO DELLE GRANDI SERIEMa quando finiscono i cattivi da uccidere a Miami? Dexter mai pensato a un pre-prensionamento?
Ogni anno un paio di serie maiuscole pagano il conto dell’usura del tempo e in nome di un’altra stagione sperperano il loro potenziale e livello allungando il brodo e perdendo il senso delle cose. Dicesi serie maiuscole, quelle con picchi obiettivamente importanti, ma che vivono della curiosità e del fanatismo dei loro fans. Se ne parli male è reato di lesa maestà, ma come il grande 24 dopo 5 stagioni era francamente divenuto inaccettabile, grandi show come Mad Men, Fringe, Sons of Anarchy, Breaking Bad e soprattutto Dexter dovrebbero avere il coraggio di darci un taglio.
Emiliano Longobardi e Adriano Aiello