FIFA 14 – Provato

Un gioco di calcio coi piedi ben piantati per terra.

Premessa necessaria: se non avete letto l’anteprima di FIFA 14 che vi ho scritto un mese e mezzo fa, fatelo adesso, perché è inutile che io stia a ripetervi tutte le novità che sono state presentate dal team di sviluppo al nostro primo incontro. Per vostra comodità, nel caso, cliccate pure qui.

Ora, prima di darvi le mie impressioni sulla prova “pad in mano”, è necessario che vi illustri un’altra nuova feature, che è stata esposta agli astanti poco prima che i ragazzi di EA Sports dessero il “tana libera tutti” e partisse l’assalto alle postazioni di gioco, ovvero il Precision Movement. Si tratta di un sistema di gestione della fisica delle gambe e dei piedi del calciatore grazie al quale vengono riprodotte fedelmente le biomeccaniche del corpo umano in relazione al terreno. Detto più in soldoni, basta giocatori che pattinano sul campo! L’effetto di ogni cambio di direzione sarà determinato anche dalla “presa” che faranno i tacchetti e dall’inerzia della corsa in relazione alla posizione dei piedi, oltre che da tutte quelle cosine già descritte in precedenza, come lo Sprint Dribble Turns. Insomma… il Precision Movement calcola l’effetto della corsa passo dopo passo, inficiando in modo individuale sull’accelerazione e la decelerazione di ogni singolo calciatore. Belle parole, come quelle di un mese e mezzo fa. Ma sul campo, come funziona tutto ciò?

Prima di proseguire oltre, guardate qui.

SMARRIMENTO
Il titolo di questo paragrafo spiega, meglio di qualsiasi altro vocabolo, la sensazione che ho provato dopo una manciata di partite (dai risultati finali altalenanti, ma questo è un altro discorso) con i colleghi di altre testate. La prima grande differenza, sotto il profilo del sistema di controllo, è l’enorme uso che ora tocca fare del trigger sinistro, grazie alla cui pressione si protegge la posizione col corpo o si sgomita in corsa, anche a palla lontana, con molto più impeto. Mi sono bastati un paio di match per capire che toccherà passarci sopra un sacco di tempo prima di padroneggiare bene la cosa e apprenderne a fondo le implicazioni (positive o, magari, negative) sul terreno di gioco, soprattutto quando tocca darci dentro con il giocatore in movimento, dove la pressione del trigger mezzo secondo prima o dopo fa la differenza tra il babbeare definitivamente il difensore e la più bieca delle figuracce.

Al di là di questo, la sensazione di smarrimento di cui sopra è stata determinata per lo più dalla già citata combo Precision Movement + Sprint Dribble Turns. Le leggi fisiche che regolano l’inerzia e il passo degli atleti sul terreno verde sono totalmente diverse rispetto al passato e occorre fare sin da subito atto di umiltà e capire che molti degli automatismi cui eravamo abituati sono da cancellare in fretta dalla testa. Ovviamente, la prima partita l’ho affrontata con la baldanza di chi ha un botto di ore di esperienza su FIFA 13, proprio come ha fatto il mio avversario. Il risultato è stato un match quasi tragicomico, coi giocatori che a ogni cambio di direzione impostato male se ne andavano per la tangente, ancor più quando il tasto della corsa veloce era permuto. Regola numero uno da segnare sul taccuino: lo sprint va usato pochissimo e solo in condizioni di campo aperto.

L’anno scorso avevamo Emanuelson che tirava di destro. Adesso, il buon EL92 ci dà dentro col sinistro. Mi sa che quelli di EA Sports hanno le idee un po’ confuse, da questo punto di vista.

Peraltro, lo Sprint Dribble Turns, quelle volte che ho imbroccato il tempismo, si è rivelato devastante. Esempio. Il mio Abate corre sulla fascia, tasto sprint premuto; il difensore gli copre lo spazio per il cross, ma si mantiene a un metro di distanza, sfruttando il Tactical Defending e attendendo il momento giusto per portare via palla. Cambio di direzione improvviso a tagliare verso l’interno, compiuto alla grande perché effettuato quando il piede destro (quello che dà la spinta) sta poggiando sul terreno, proprio mentre l’avversario fa peso sul sinistro. Risultato: il difensore nemico deve combattere contro l’inerzia della corsa e impiega almeno tre passi prima di fermarsi e capire di aver ormai perso il duello; Abate è già un paio di metri oltre che punta baldanzoso l’area di rigore, correndo parallelamente alla linea di fondo. Se vi state chiedendo com’è andato il cross, sappiate che il pallone è finito dritto in rimessa laterale (a favore degli avversari) dall’altra parte del campo: anche questo – ahimé – è sintomo di realismo.

UNA VITA DA MEDIANO
Quanto detto finora sposta il peso dell’azione più sul centrocampo, che sulle due zone di attacco. Sarà stato forse a causa della continua sensazione di non saper padroneggiare il nuovo sistema di controllo, ma – passato lo shock iniziale della prima partita – la cautela l’ha fatta da padrona, il che ha portato a match in cui entrambe le parti hanno cercato più di costruire gioco e aggirare le difese, che a correre come forsennate da una parte all’altra del campo. Che questo sia stato dovuto alla poca dimestichezza con il Precision Movement, lo Sprint Dribble Turns e la nuova protezione della palla, beh… è abbastanza probabile. In gioco, poi, entra anche il Dynamyc Defensive Pressure, che sposta un po’ più su il pressing sul giocatore che sta ricevendo palla spalle alla porta, e che non ha più lo stesso spazio agevole di prima per girarsi e puntare la linea difensiva. Può anche essere che, col tempo e con l’esercizio, venga più facile spingersi velocemente sulla trequarti avversaria; tuttavia, può anche essere, invece, che le novità siano davvero efficaci nel rendere il gioco più tattico, a prescindere dall’esperienza col sistema di controllo. L’unico modo per scoprirlo è giocarci per settimane, e io non vedo l’ora che EA ci faccia avere un codice preview tutto nostro qui in redazione, per intuire meglio l’effettivo peso delle innovazioni.

Grazie al Precision Movement, il difensore che corre all’indietro non avrà vita facile contro un attaccante che parte già rivolto verso la porta.

A ogni modo, non di sola mediana vive l’uomo. Certo… è capitato meno che nei titoli predecessori, ma anche in FIFA 14 sono arrivato, talvolta, al tiro. Anche qui, i nuovi Pure Shot cambiano un po’ la visione della conclusione rispetto al passato, anche se non mi sono sembrati così impattanti sul gioco, come invece i già citati Precision Movement e Sprint Dribble Turns. Di certo da fuori si calcia meglio e occorre stare molto più attenti alla postura del giocatore in relazione alla porta e al piede di appoggio, ma quattro o
cinque partite sono state sufficienti a farmi prendere la misura della porta, almeno con quei giocatori, come Balotelli, che hanno nel tiro una delle caratteristiche principali.

Ultime righe dedicate a evidenziare qualche problemino endemico che pare ancora irrisolto, su cui sarebbe il caso che gli sviluppatori facciano 31, dopo aver fatto 30 con altre cose. I calci d’angolo, ad esempio, sembrano ancora troppo sotto il controllo del volere della CPU, in particolare per quanto riguarda la fase difensiva. I portieri, comunque decorosi e ben sopra la media della concorrenza, hanno tuttora qualche indecisione di troppo nei tiri a giro sul secondo palo. I calci di rigore, che comunque a me piacciono a prescindere, sono rimasti uguali: magari si sarebbe potuto pensare a qualcosa di diverso, dopo due anni di combo barretta + direzione.