Le terre di Geralt non sono mai state così splendenti.
Fa un po’ specie affrontare la presentazione di The Witcher 3 come primo impegno della mattinata di mercoledì. Vuoi perché l’occhio è ancora spento da un jet-lag che proprio non ne vuole sapere di passare, vuoi perché il cinnamon roll di Starbucks da 880 kcal mi sta ancora allegramente girando nello stomaco, in attesa di trovare la via. La stessa faccia da sonno ce l’hanno i ragazzi di CD Projekt: tuttavia, anche sotto la palpebra calante, è possibile scorgere nei loro occhi il tipico scintillio di chi sa che sta per mostrarti qualcosa di importante e che lascerà il segno, anche se di robe buone in questo E3 se no sono viste tante.
Wild Hunt, questo il sottotitolo del terzo episodio della serie, non fa nulla per nascondere le sue ambizioni, anche perché gli sviluppatori ci hanno abituato bene nel recente passato e, soprattutto, hanno capito quali possano essere le richieste di chi ama giocare su PC, anche se la versione per Xbox 360 di The Witcher 2: Assassins of Kings faceva comunque la sua porca figura. Già dalla pubblicazione di quest’ultima era abbastanza evidente che il solo ambito PCista stava un po’ stretto a CD Projekt, tanto più che The Witcher 3 – questo ormai lo sapete da un po’ – non solo uscirà su quella che resta comunque la piattaforma di riferimento per lo sviluppatore polacco (come ci tengono a ribadire in sede di presentazione), ma anche sulle next-gen di Microsoft e Sony, quindi Xbox One e PS4.
La versione che mi è stata mostrata è, manco a dirlo, quella PC (giocata con in mano un pad, però), che fin da subito ha mostrato i muscoli, oltre a una certa instabilità, visto che ha crashato quattro o cinque volte nel giro di un’oretta. Trattasi di pre-alpha, quindi va bene anche così. Problemi di questo tipo a parte, The Witcher 3 è un gran bel vedere. Tutto è sontuoso, a partire dalle nuove animazioni facciali alla resa degli scenari, anni luce avanti qualsiasi cosa abbia mai visto, anche recentemente. Il pensiero che si tratta di un open-world mi fa quasi esplodere la testa… il nuovo RED Engine è incredibile sotto tutti i punti di vista, e credo che da oggi ci sarà la fila da parte di altri sviluppatori per prendere in consegna il motore e farci cose.
Il RED Engine è una roba che non ci si crede.
Naturalmente, i ragazzi di CD Projekt hanno comunque dedicato del tempo per ribadire quanto di buono già si sapeva di The Witcher 3. Ad esempio, l’accento sull’esplorazione è stato evidenziato con un grande punto esclamativo, spiegando non solo che ci si potrà muovere in barca per raggiungere zone precedentemente irraggiungibili (come le isole Skellige, nel Mare del Nord), ma anche che il ciclo giorno/notte rivestirà un’importanza strategica fondamentale al momento di visitare le zone selvagge, giacché la presenza di luce (o di buio), assieme alle condizioni atmosferiche, consentirà o negherà l’accesso ad alcune aree, oltre a vincolare la comparsa di alcuni nemici. Particolare non trascurabile, quest’ultimo, come dimostrato da una parte della demo in cui Geralt ha attraversato una zona boschiva di notte, popolata da lupi neri che di giorno se ne stanno rintanati. I lupi hanno anche rappresentato il pretesto per mostrare i passi avanti dell’Intelligenza Artificiale: ogni tipo di nemico ha la sua strategia, e i lupi, dal canto loro, attaccano in gruppo e tentano di sfruttare la superiorità numerica con evidenti tattiche di aggiramento. Oltretutto, sempre parlando di esplorazione, sembra aprire nuovi scenari la capacità di Geralt di saltare: una nuova peculiarità che pare utile non tanto nei combattimenti, quanto nelle appena citate fasi di esplorazione.
Esplorazione che – preparatevi! – porterà via un sacco di tempo. The Witcher 3 è un open world gigantesco, tanto che la semplice isola teatro della prova è grossa da sola come tutta la mappa del predecessore. La banfa scorre potente quando i ragazzi di CD Project sostengono che siamo di fronte a un gioco grosso 35 volte quello che lo ha preceduto; tuttavia, dando una veloce occhiata alla sola mappa della singola regione che ospitava l’isola di cui sopra, la verità non potrebbe essere troppo lontana.
Interessante anche il nuovo combat system, che sembra notevolmente più snello e agile di quello di The Witcher 2: Geralt si muove con una leggiadria finora sconosciuta, menando fendenti e agitando segni come se non ci fosse un domani.
Se ancora non fosse chiaro, la presentazione di The Witcher 3: Wild Hunt è, al momento, una delle cose migliori che mi sia mai capitato di vedere fino ad ora, e non solo per merito del nuovissimo RED Engine 3, che comunque è roba da mascella per terra. Di certo il tempo che manca da qui alla pubblicazione del gioco può essere utile per migliorare ulteriormente la situazione (ma anche per “rompere tutto”), senza contare che quanto mostrato qui a Los Angeles pare essere solo la punta di un iceberg ben più grosso e saporito. Non resta altro da fare che attendere i tempi della gamescom: solitamente, per CD Projekt, le piovose lande tedesche sono terra di conquista molto di più di quanto lo siano le pur ospitali e assolate piane californiane. Con buona pace del cinnamon roll che ancora mi rotola nello stomaco a ore di distanza dalla colazione.