[E3 2013] Dark Souls II – Provato

Vi piacciono i calci nei denti di From Software? Ora potete prenderli con più stile.

Brian Hong e Matt Water di Namco Bandai e From Software mi accolgono nello stanzino privato e mi guardano dritto negli occhi. Capiscono subito che sono uno che si è giocato “alla morte” (è proprio il caso di dirlo) sia Demon’s Souls, sia Dark Souls. Io butto lì la battuta: “eccomi a vedere il seguito del giochino facile facile, che ho finito con una mano sola, ballando la balalaika”. I due non ci cascano, e anzi prendono la palla al balzo per mettere subito in chiaro una cosa: nonostante gli sia stato chiesto da più parti di abbassare la difficoltà o, quantomeno, di includere un livello per persone normali, Dark Souls II non avrà nulla di tutto ciò, ma anzi sarà, se possibile, più impegnativo da affrontare rispetto a ciò che è stato il titolo che lo ha preceduto.

Prima di entrare nel dettaglio del gameplay, lasciate che spenda qualche parola sul nuovo motore grafico, che non sarà certo una di quelle cose che rimarranno nella storia, ma che riesce nell’intento di far girare tutto fluidamente, senza la minima esitazione. Scordatevi, quindi, robe brutte come la Città Infame di Dark Souls, dove alla difficoltà del gioco si aggiungeva quella causata da un frame rate talmente ballerino da poter partecipare ad Amici e vincere a mani basse. Le prelibatezze del nuovo motore, tuttavia, non si limitano alla fluidità granitica, ma coinvolgono anche altri aspetti più estetici. Le texture, in generale, paiono molto più definite, così come l’ottima illuminazione dinamica ci mette del suo per aumentare ulteriormente il pathos. Freccia in su anche sul fronte animazioni, ora meno legnose e più convincenti, grazie anche a un sapiente lavoro di motion capturing.

Spiegati doverosamente i cambiamenti portati dal nuovo engine, vediamo ora di assaggiare la ciccia buona e parlare del lato ludico, che non solo mi è stato presentato in forma giocata dai due figuri citati a inizio anteprima, ma che ho avuto modo di testare personalmente, pad PS3 alla mano. Dark Souls II non porta in seno grandi novità rispetto al predecessore. O meglio, non ne stravolge la struttura, mantenendo ben piantate nel suolo le colonne portanti che hanno reso un capolavoro il titolo che lo ha preceduto. Tuttavia, un certo numero di importanti modifiche ci sono, alcune delle quali tutt’altro che marginali. Per dire, finalmente sarà possibile crearsi un personaggio ritoccando pesantemente i parametri di partenza. Inoltre, molte classi potranno equipaggiare contemporaneamente un’arma per ciascuna mano, aumentando di fatto il danno procurato, a discapito della protezione garantita da uno scudo. A proposito di scudo, questo adesso può essere impugnato con due mani, il che lo rende uno strumento essenziale di difesa contro i boss che utilizzano range weapon, al momento dell’approccio. Paura del buio? Poco male, una delle mani può essere utilizzata per tenere in mano una torcia ed evitare brutte sorprese in agguato.

Pregare è sempre una buona cosa.

Anche l’Intelligenza Artificiale pare aver subito ritocchi importanti. I nemici, pur appoggiandosi ancora a pattern predefiniti, non reiterano la stessa sequenza senza metterci idee, ma anzi tentano di reagire in modo coerente con le azioni del giocatore, approcciandolo o tentando un aggiramento con una decisione e una perizia ben maggiori rispetto a Dark Souls. Oltretutto, i nemici possono essere utilizzati per interagire con lo scenario: ad esempio, attirare un lanciabombe in prossimità di un muro cedevole potrebbe portare a scoperte interessanti, se non addirittura a un falò nascosto.

Pad alla mano, è giunto per me il momento di affrontare il boss presente nella demo losangelina di Dark Souls II. Prima di attraversare la nebbia, il mio sguardo cade su migliaia di candele accese attorno a me, in lontananza, quasi nascoste nel buio dell’enorme stanzone. Brian Hong ride e mi racconta che ciascuna di quelle candele, che tutte assieme paiono un enorme albero di Natale, rappresenta l’anima di ogni giocatore presente alla fiera che ha tentato di uccidere il boss di cui sopra, ovvero un enorme cavaliere dotato di uno spadone elettrico. Io mi preoccupo un po’, ma parto baldanzoso, nella speranza di essere il primo a farcela, visto che, fino a quel momento, tutti quelli che ci avevano provato erano caduti in battaglia. Faccio un passo attraverso la nebbia e me lo vedo lì, sontuoso e incattivito col mondo. Provo l’approccio diplomatico e gli mostro la foto di un bambino che fa gli occhioni dolci, ma non serve. Allora sguaino la spada, mi lancio verso di lui, e…