L’Arrogante #27 – Elite Dangerous, Star Citizen, No Man’s Sky: quando lo spazio non è abbastanza grande

Da appassionato di space-sim non posso che compiacermi del grande interesse che è riemerso in questi ultimi tempi per il genere, dopo parecchi anni di voci soffocate. I milioni di euro raccolti da Star Citizen sono la prova che c’è sete di space-sim fatti come si deve, soprattutto dopo che la serie X ha un po’ perso lo smalto per strada (l’ultimo Rebirth aveva grandi premesse, ma si è perso in un oceano di bug e feature mancate). C’è anche da dire che la raccolta fondi di Chris Roberts, almeno da un certo punto in avanti, si è autoalimentata con fama e hype… come dire che i soldi portano altri soldi, a prescindere da quello che poi sarà il risultato finale, che tutti noi speriamo clamoroso.

Star Citizen, fino a poco tempo fa, sembrava l’unico raggio di luce in uno spazio oscuro e silenzioso. Elite Dangerous pareva il progetto ombra di un Braben non più ispirato come all’epoca di Frontier, mentre No Man’s Sky era ancora ben lontano dall’essere annunciato al mondo. Tuttavia, se analizziamo la situazione oggi, 29 settembre 2014, le cose possono essere viste sotto prospettive ben diverse. Prendiamo Elite Dangerous, ad esempio. Il gioco a Los Angeles si è mostrato in tutto il suo splendore, la Premium Beta si è rivelata un tuffo nel glorioso passato della serie e ha lasciato intendere le clamorose potenzialità del gioco. Elite Dangerous farà forse meno cose dei diretti concorrenti, ma sa dove vuole andare a parare ed è già da oggi consapevole di quello che potrà offrire, senza troppi proclami e senza “farla fuori dal vaso”.

La strada di Star Citizen è stata finora lastricata d’oro. Come ho già detto, sono il primo a sperare che Chris Roberts tiri fuori dal cilindro lo space-sim definitivo. Però più passa il tempo e più mi viene addosso una sgradevole sensazione: che il nostro eroe si stia perdendo in un bicchiere d’acqua? La data di uscita è talmente in là che quasi non ci si crede, e se si pensa a quello che abbiamo tra le mani ora, dopo due anni di crowdfunding, non c’è molto da stare allegri. Certo, il progetto è talmente ad ampio respiro che queste mie parole hanno la valenza di un peto nella galleria del vento di Maranello, però non riesco a non pensare che il team di sviluppo stia continuamente aggiungendo cose, senza concentrarsi davvero su molte di esse. Il tempo guadagnato in hype e interesse potrebbe essere stato rosicchiato da Elite Dangerous molto più di quanto possa credere Chris Roberts, senza contare che quando Star Citizen sarà lanciato (con tutti i problemi del caso, immancabili in situazioni complesse come questa) Elite Dangerous sarà sul mercato da già due anni e avrà fatto in tempo a maturare quel giusto per saziare l’appetito di molti.

Un discorso a parte merita No Man’s Sky, che ha generato parecchio interesse da parte di tutti, tanto che qualcuno qui in redazione lo ha messo in cima alle produzioni da attendere nel 2015. Le premesse sono ambiziose, ma al momento non si è ancora visto nulla di giocato per davvero, se non quello che ci è stato offerto “in differita” dal team di sviluppo e poco altro. Sicuramente l’approccio è ben diverso da quello più canonico proposto da Star Citizen ed Elite Dangerous, soprattutto in relazione alla possibilità di scendere su ogni pianeta generato proceduralmente e di interagire con l’ecosistema peculiare di ciascuno. Anche nel caso di No Man’s Sky ho il sospetto che ci si stia facendo prendere da entusiasmi prematuri, perché tra il dire di un progetto così ambizioso e il fare del prodotto finito c’è di mezzo non un mare, ma un oceano di problemi da risolvere. Alla gamescom, se ci sarà una versione giocabile, potrò cominciare a farmi un’idea più precisa, ma al momento ritengo saggio mantenere una posizione neutrale nei confronti del pur interessante titolo di Hello Games (ragazzi che hanno ancora tutto da dimostrare, visto che il pedigree si limita al solo Joe Danger).

Voglio chiudere queste parole (che, se volete, lasciano il tempo che trovano) rafforzando il titolo di questo Arrogante. Nonostante l’immensità dello spazio, dubito che nel cuore degli appassionati di space-sim possa esserci posto per tutti e tre i titoli di cui ho discusso. Il nostro alter ego in uno space-sim è un po’ come quello di un MMORPG: ci si affeziona e, una volta catturati dalle dinamiche di gioco, viene davvero difficile tradirlo con qualcosa d’altro. A meno di non avere altro da fare (e da giocare) nella vita, s’intende.