GamesVillage Racconta Rainbow Six – La Serie

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La nostra storia comincia nel 1984, mentre la Guerra Fredda attraversa una delle sue fasi più critiche. Alla radio, Bruce Springsteen scandisce il suo inno Born in the USA e le note di Hammer to Fall dei Queen riempiono l’aria. A Baltimora, intanto, c’è un uomo destinato a diventare grande, che però ancora non sa cosa il destino abbia in serbo per lui. Diventerà uno scrittore di successo, e lo farà con un romanzo che uscirà proprio nel 1984, accompagnato dai graffianti riff di Brian May. L’idea per quel libro arriva quando il nostro protagonista ha 29 anni, mentre i notiziari raccontano di una fregata sovietica che tenta la diserzione in Svezia: la sua macchina da scrivere comincerà a ticchettare all’impazzata per raccontare La Grande Fuga dell’Ottobre Rosso. Il romanzo arriva qualche anno più tardi anche al cinema, con il titolo di Caccia all’Ottobre Rosso. Tra gli attori ci sono Sean Conney e Alec Baldwin, con quest’ultimo nei panni del funzionario della CIA Jack Ryan. Il nostro scrittore è Thomas Leo Clancy Jr., ma passerà alla storia semplicemente come Tom Clancy.

Tom Leo Clancy Jr.

Tom Clancy aveva dimostrato fin da piccolo una passione smodata per l’ambiente militare. Però aveva un problema: una forte miopia, di quelle capaci di precluderti una qualsivoglia carriera nell’esercito. Tom non si perse d’animo e continuò ugualmente a coltivare la sua passione. Divenne, per esempio, un grande esperto di armi, studiando mentre portava avanti il suo vero lavoro, quello di assicuratore.
Il successo di La Grande Fuga dell’Ottobre Rosso, raggiunto quando ormai i 40 erano dietro l’angolo e Phil Collins, che una decina d’anni dopo uscirà dai Genesis, suonava Against All Odds, ha rappresentato per molte generazioni l’esempio perfetto di come si possa entrare da una finestra anche se la porta è chiusa a chiave con doppia mandata. Con La Grande Fuga dell’Ottobre Rosso, Clancy aveva inventato – di fatto – il genere del techno-thriller fantapolitico, grazie alla sua capacità di mescolare sapientemente realtà e finzione. E aveva anche dimostrato di saper precorrere alcune delle soluzioni tecnologiche che i militari americani avrebbero utilizzato negli anni a venire. Questo gli consentì non solo di proseguire la sua carriera di scrittore, ma anche di diventare amico di personalità influenti dell’ambiente militare e politico.

UN BALZO AVANTI NEL TEMPO

È il 1986 quando Silvio Berlusconi acquista un Milan sull’orlo del fallimento e inizia la cavalcata trionfale che lo porterà a vincere quei trofei internazionali che, per qualche tempo, consentiranno ai milanisti di essere “il club più titolato al mondo”. Nei cinema arrivano Platoon e Top Gun, con il celebre tema suonato dalla chitarra di Steve Stevens, mentre Madonna canta il suo amore per la vita con Papa Don’t Preach, indossando la celebre maglietta “Italians do it better”, e Bon Jovi e Ritchie Sambora raccontano la storia di Tommy e Gina nella hit Livin’ on a Prayer, contenuta nell’album Slippery When Wet. Tom Clancy, invece di dedicarsi unicamente ai romanzi decide di provare a seguire un’intuizione: forse i videogiochi possono essere un medium altrettanto efficace per raccontare le sue storie e coinvolgere, questa volta in maniera diretta, chi ne è interessato. Il pretesto per il tuffo verso un mondo a lui sconosciuto viene dall’amicizia con Dough Littlejohns, un capitano della marina militare che aveva già collaborato alla stesura del romanzo Uragano Rosso, del 1986. Insieme, i due amici fondano Red Storm Entertainment, che l’anno successivo pubblicherà il suo primo titolo, Tom Clancy’s Politika, una sorta di Risiko che veniva venduto in accoppiata con un romanzo dello scrittore. Nonostante il nome di Tom Clancy nel titolo fosse un richiamo importante, il primo gioco di Red Storm non fu un successo commerciale. Clancy e Littlejohns non si diedero per vinti: sapevano di avere un asso nella manica da calare al momento più opportuno. Quell’asso si chiamava Rainbow Six.

IL 1998

[quotedx]Mentre Zidane annichilisce il Brasile, Rainbox Six, il secondo titolo di Red Storm, arriva sul mercato[/quotedx]Siamo nel 1998. Mentre Zidane spazza dal campo la nazionale brasiliana nella finale dei Mondiali di Francia, la calda voce di Mariah Carey in My All detta il tempo di tante storie d’amore e le note di Ava Adore degli Smashing Pumpkins scaldano le serate, Rainbox Six, il secondo titolo di Red Storm, arriva sul mercato. È subito un successo. Il gameplay prevede l’organizzazione e il controllo del team Rainbow, composto da soldati ultra specializzati e impegnato nella liberazione di alcuni ostaggi tenuti segregati da un gruppo di eco-terroristi. Inizialmente, i ragazzi di Red Storm avevano seguito solo a grandi linee le indicazioni di Tom Clancy, che, parallelamente alla lavorazione del gioco, stava scrivendo il testo dell’omonimo romanzo. Dopo pochi mesi, tuttavia, diventa evidente a tutti l’importanza di cavalcare l’onda emotiva dell’uscita del libro. Clancy e il team di sviluppo lavorano fianco a fianco fino alla pubblicazione del videogioco, che giunge sugli scaffali il 21 agosto del 1998, qualche settimana prima del best seller cartaceo: sulle note di High, dei Lighthouse Family e di I Don’t Want To Miss A Thing degli Aerosmith, colonna sonora della pellicola Armageddon, con Bruce Willis nei panni del protagonista, nasce il genere degli sparatutto tattici.

ACQUISIZIONE

[quotedx]Con Raven Shield, Red Storm abbandona la pianificazione tattica su console[/quotedx]Quando una software house si rende protagonista di un’ascesa così rapida come quella di Red Storm non è raro che qualcuno di molto attento intuisca le potenzialità e decida di scommettere – o investire, se preferite – dei soldi sperando di fare un affare. È il caso di Ubisoft, che acquista Red Storm Entertaiment e sostituisce Dough Littlejohns, ormai ai margini della società, con Steve Reid. Tom Clancy, ovviamente, non si tocca, e anzi lo scrittore viene invitato a produrre materiale utile per una nuova serie, chiamata Ghost Recon. Per vedere un nuovo episodio di Rainbox Six toccherà attendere il 2003, l’anno in cui Lance Armstrong vince per la quinta volta consecutiva il Tour de France e DJ Francesco – grande fan della serie, specialmente per quanto riguarda il multiplayer – fa ballare tutti con La Canzone del Capitano. Siamo nel pieno dell’inverno quando Rainbox Six 3: Raven Shield fa il suo esordio, nei formati PC, Xbox e PlayStation 2. La necessità di abbracciare un pubblico più ampio costringe Red Storm ad abbandonare su console tutta la parte di pianificazione tattica delle incursioni, ma la grande attenzione alla componente online, in particolare su Xbox Live, eleva il terzo capitolo ufficiale della serie a vera e propria pietra miliare del genere. Nei due anni successivi vengono pubblicate due espansioni, Athena Sword e Iron Wrath, che tuttavia non riescono a ottenere la stessa approvazione da parte di critica e pubblico.
Rainbow Six Vegas

VERSO I CANONI DEGLI SPARATUTTO CLASSICI

[quotedx]Anche Lockdown punta tutte le sue fiches sul multiplayer[/quotedx]La metamorfosi di Rainbow Six verso i canoni più classici degli sparatutto si completa nel 2005, un anno dopo che lo spin-off Black Arrow era giunto solo su console senza aggiungere nulla di nuovo all’esperienza garantita da Raven Shield. L’uragano Katrina ha appena distrutto la quasi totalità di New Orleans, mentre le radio di tutto il mondo passano Wake Me Up When September Ends dei Green Day e Feel Good Inc. dei Gorillaz. Al cinema c’è V per Vendetta, accompagnato da Sin City e dall’ultimo capitolo della seconda trilogia di Guerre Stellari, La Vendetta dei Sith. Di rientro dalle vacanze estive i fan della serie possono giocare a Rainbow Six: Lockdown, ma solo su console. Il trend è ormai chiaro: bisogna contenere i costi, abbandonando il PC e sfruttando al massimo la diffusione di Xbox e PlayStation 2. Anche Lockdown punta tutte le sue fiches sul multiplayer, visto che rappresenta il primo sparatutto in cui gli alter ego online dei giocatori sono permanenti e crescono di livello, migliorando così le proprie prestazioni: una cosa che oggi, tra un Call of Duty e un Battlefield, diamo per scontata, ma che all’epoca si rivelò rivoluzionaria. Forse addirittura troppo, per il 2005: nonostante le vendite discrete, Lockdown non riesce infatti a replicare il successo di Rainbow Six 3.

CAMPIONI DEL MONDO

[quotedx]Rainbow Six: Vegas riporta al centro del villaggio l’esperienza single player[/quotedx]Il 2006 non è solo l’anno in cui la Nazionale Italiana ci fa esplodere il cuore vincendo i Mondiali di Calcio in Germania, ma anche quello in cui sua maestà Roger Federer vince il quarto Wimbledon e la Juventus viene retrocessa, dopo lo scandalo di Calciopoli, in Serie B. Mentre Bono rovina la stupenda One ascoltata in Achtung Baby coinvolgendo Mary J. Blidge, P!nk arriva sugli iPod di mezzo mondo con il suo quarto disco, I’m Not Dead, che contiene Who Knew. Rainbow Six, intanto, torna nuovamente sul mercato, con un episodio che ha come ambientazione la città del vizio. Nelle menti degli sviluppatori, Las Vegas, con le sue mille contraddizioni, fornisce il background perfetto per un attacco terroristico in grande stile. Rainbow Six: Vegas riporta al centro del villaggio l’esperienza single player e lo fa con una campagna incalzante e con l’introduzione delle coperture, anche se i dettami tattici dei primi capitoli sono ormai persi per sempre, come lacrime nella pioggia. Nonostante l’uscita su piattaforme ancora non diffuse come Xbox 360 e PS3 (quest’ultima versione ritarderà l’uscita di qualche mese), Vegas è un successone e in un anno piazza quasi due milioni di copie, che oggi potrebbero forse sembrare poche, ma che nel 2006 erano davvero tanta roba. Che abbia pesato la scelta di aggiungere nuovamente il PC tra le piattaforme di riferimento, dopo alcuni episodi in cui le sole console erano viste come la soluzione a tutti i mali del mondo?

VAMPIRI LUCCICANTI DI RITORNO DA LAS VEGAS

Spostiamo le lancette dei nostri orologi nel 2008. Il mondo del cinema saluta l’arrivo di Twilight, trasposizione del romanzo a base di vampiri luccicanti uscito nel 2005 che racconta la storia di Bella, e di due divertenti film d’animazione come Kung Fu Panda e il toccante Wall-E. La cantante gallese Duffy graffia le orecchie con Mercy e Katy Perry spopola nelle classifiche con I Kissed a Girl. Sul mercato arriva Rainbow Six: Vegas 2, con una formula molto simile al suo predecessore diretto, fatta salva la possibilità di personalizzare al massimo non solo il soldato usato nelle partite online, ma anche quello della campagna single player. La maggior diffusione di Xbox 360 e PlayStation 3 aiuta Ubisoft a superare i due milioni di copie del primo Vegas nel solo primo mese di vendita.

I PATRIOTI

Tutto lascerebbe pensare a un Vegas 3 già in cantiere, ma la storia della serie si interrompe bruscamente. Per avere nuove notizie tocca aspettare tre anni, fino al 2011, l’anno in cui escono le pellicole The Artist e Hugo Cabret, Gaga canta You and I, la Fraser Something in the Water e si celebrano due ricorrenze molto distanti tra loro, quella per il 150mo anniversario dell’unità d’Italia e i dieci anni passati dall’attentato alle Torri Gemelle.
Red Storm ha cambiato nome, perdendo la parola Entertainment e diventando Ubisoft Red Storm. Il 6 novembre 2011 il publisher francese annuncia l’esistenza del progetto Rainbow Six: Patriots. L’unico livello mostrato è ambientato sul ponte di in una piovosa New York, col team Rainbow impegnato a respingere l’ennesima minaccia terroristica. Al di là di una narrazione più serrata, però, Patriots non sembra differire molto dalle dinamiche già viste nei due Vegas. Qualcosa nello sviluppo deve andare storto, perché dopo tre anni il progetto Patriots viene ufficialmente cancellato.
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VERSO IL FUTURO, CON RAINBOW SIX: SIEGE

La delusione dei fan è forte. Però Ubisoft ha in serbo una cartuccia da sparare… e decide di esploderla durante l’E3 del 2014, mentre le radio passano a getto continuo Stay With Me di Sam Smith e il mondo si è lasciato stregare dalle atmosfere raccontate in Grand Budapest Hotel. Al termine della sua conference, il publisher francese mostra al mondo Rainbow Six: Siege, con un video sapientemente montato in cui viene mostrata un’irruzione dai ritmi serrati. Il cambio di rotta è radicale e prevede due squadre da cinque giocatori darsi battaglia in avvincenti partite multiplayer: c’è un ostaggio da liberare per i “buoni”, mentre i terroristi devono barricarsi nell’edificio e fare di tutto perché ciò non accada. L’assenza di respawn, la centralità delle specializzazioni e il forte accento posto sul teamplay riportano improvvisamente la serie alle origini. Prima di ogni missione le due squadre sono chiamate a un attento lavoro di pianificazione per scegliere il punto d’ingresso, ma è durante l’azione che Siege mostra tutto il suo potenziale. In particolare, ciò che colpisce è la distruttibilità dell’ambiente, non più un mero orpello estetico, ma un vero e proprio protagonista del gameplay. Il successo o la sconfitta dipendono non solo dall’uso intelligente dei droni e delle singole specialità delle classi, ma anche dalla capacità di aprire una breccia in un muro nel momento più opportuno. L’ambiente, insomma, si trasforma in un terreno di caccia duttile e al servizio del giocatore, come mai è avvenuto prima nella serie. Il merito va ascritto non solo alla capacità dei level designer di Red Storm, ma anche al motore grafico usato nell’occasione. Lo storico Unreal Engine è stato difatti abbandonato in favore dell’AnvilNext, fino a quel momento utilizzato esclusivamente in alcuni episodi di Assassin’s Creed. Per conoscere il futuro di una delle serie più amate di sempre non ci resta altro da fare che attendere il prossimo 13 ottobre, quando Rainbox Six: Siege verrà pubblicato su PC, PS4 e Xbox One. Quel giorno scopriremo cosa ci aspetta per davvero là, da qualche parte, sopra l’arcobaleno.
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