ChromaGun – Recensione

ChromaGun

Forte di due precedenti release, su Xbox OnePlayStation 4, il puzzle game con una chiara ispirazione FPS ChromaGun arriva anche su Nintendo Switch. La piccola di Kyoto sarà riuscita ad esaltare i lati buoni del lavoro di Pixel Maniacs? Scopritelo con noi!

Di puzzle game simili a Portal abbiamo già avuto esperienza, e ChromaGun è apertamente ispirato alla saga di Valve su molteplici livelli. Dalla narrazione, affidata ad una petulante e ironica voce che ci schernirà durante il nostro progredire nel mondo di gioco, fino alla proposizione di gioco stessa. Il gameplay, spartano ma al contempo abbastanza intrigante, è presto spiegato: il nostro scopo, in veste di cavie da laboratorio (non fatevi illusioni, in Chromagun saremo dei porcellini d’india su due zampe, ne’ più ne’ meno), sarà quello di usare la nostra arma cromatica (in grado di sparare pallottole di vernice in tre differenti colori) per risolvere i rompicapo che ci vengono proposti e farci così strada fino all’uscita dal laboratorio ove siamo confinati.

ChromaGunLaboratorio che definire asettico è dire poco, con ambientazioni molto simili tra loro e inframezzate da porte rotte, sezioni inaccessibili e pavimenti semidivelti o elettrificati. Da un titolo che fa dei colori il suo focus ci si sarebbe potuti aspettare decisamente di più in questo senso; nonostante sia comprensibile che si tratti di scelte funzionali al gameplay il tutto risulta abbastanza piatto e monotono, a volte quasi soporifero.

A complicarci la vita, oltre agli enigmi da risolvere, dovremo avere a che fare con i Guardiani; queste sfere robotiche, a volte una vera e propria spina nel fianco, saranno anche la chiave per poter risolvere gli enigmi che il gioco ci propone. Attraverso la nostra arma, infatti, potremo colorarliimmobilizzarli su piattaforme interruttori per poter procedere nel nostro cammino. Se da un lato la proposta di gioco risulta quasi banale, con tante meccaniche mutuate da titoli di sicuro spessore e maggior fama, dall’altro il buon lavoro di Pixel Maniacs si evince nell’introduzione di una simpatica meccanica: non basterà dipingere un muro e un guardiano dello stesso colore per posizionare gli elementi necessari a risolvere i puzzle, ma si dovranno fare i conti con una sorta di attrazione gravitazionale. I Guardiani infatti si posizioneranno nelle varie stanze a seconda della loro distanza dalle sezioni di muro dello stesso colore, parte dei rompicapo richiede quindi una discreta attenzione a questi piccoli dettagli per essere risolta.

ChromaGunTecnicamente il titolo non si discosta molto dalle controparti già pubblicate per PlayStation 4Xbox One, anche se la versione Nintendo Switch tende ad avere qualche piccolo problema di stabilità. Intendiamoci, nulla di trascendentale, ma non aspettatevi un framerate granitico o una definizione sempre perfetta. Purtroppo i problemi tecnici si palesano in entrambe le situazioni di gioco proposte da Switch e con maggior frequenza quando la console è utilizzata in modalità handheld. Il lavoro di ottimizzazione di Pixel Maniacs si attesta comunque su un buon livello generale. Persistono alcune delle piccole magagne riscontrate nelle altre versioni di ChromaGun, come un comparto sonoro (e relativa colonna sonora) decisamente sottotono.

La longevità del titolo, non esagerata, si attesta sulle otto ore circa. Buona parte, almeno agli inizi, di questo tempo sarà impiegato in una sorta di investigazione; è infatti facile sbagliare e dover ricominciare daccapo un livello, in questo troviamo oltre ad un fattore di sfida anche un senso di fastidio. Purtroppo buona parte degli errori saranno dovuti, vedrete, ad una leggera imprecisione nel sistema di mira della nostra arma a vernice lievemente irradiata. Il livello di difficoltà, anche alle battute finali del gioco, non è particolarmente elevato e questo potrebbe essere visto come un grosso benefit: al netto di ambientazioni poco varie e un gameplay abbastanza monotono (ma in grado di dare soddisfazioni), il livello di difficoltà decisamente accessibile è un grosso incentivo al divertimento. Difficilmente vi sentirete frustrati, giocando a questo titolo.

In sostanza, tra i titoli ispirati a PortalChromaGun ha tutto il potenziale per emergere. Diverte, ed è in grado di inchiodare il giocatore per sessioni più o meno lunghe; alcuni degli enigmi richiederanno diversi minuti di ragionamento e risolverli sarà una bella soddisfazione. Seppur sul lato tecnico si sarebbe potuto fare qualcosa di più, correggendo magari alcuni piccoli problemi di ottimizzazione della versione per Nintendo Switch, il lavoro di Pixel Maniacs rimane di buona qualità. Un plauso al piccolo studio indipendente, la missione non era facile, ma possiamo affermare che, nel suo genere, il titolo è valevole e… beh si, diciamolo chiaramente: un ottimo surrogato di Portal.

 

 

Gamer dal 1990, complice un NES è diventato un essere mitologico, metà uomo metà pad. Nato per partenogenesi dal dio Chaos, si narra che nel suo pizzetto viva un troll viola del tutto simile a Trevor Phillips. Tra una sessione di gaming e l'altra è riuscito a procreare e la stirpe, sorprendentemente, è umana. Sincero, arrabbiato e politicamente scorretto, ama Halo alla follia, tanto da chiamare la figlia Cortana.