Oculus Rift è il fase di spedizione, e chi lo ha ricevuto sta iniziando ad apprezzarlo. Ma, a quanto pare, i proverbi non sbagliano mai e non è tutto oro quello che luccica. CIò che sta destando le più grandi preooccupazioni in queste ore non riguarda l’hardware in sé ma i termini di utilizzo dello stesso. Se da una parte questi sono in forma e sostanza le solite clausole, dall’altra ci sono dei paragrafi sui termini di utilizzo che davvero stanno accedendendo numerose polemiche.
Stante al documento sui termini di utilizzo, Oculus possiede i contenuti creativi. Ma cosa significa questo?
Se si crea qualcosa con il Rift si rinuncia a tutti i diritti sulla propria creazione e questa sarà nella piena disponibilità di Oculus che potrà disporne l’impiego e l’utilizzo, anche per fini commerciali, senza che l’ultente possa avere voce in capitolo o partecipazione ai proventi. Tutto questo facendo salva la proprietà dei contenuti creati che verrà sempre riconosciuta al suo creatore (una specie di premio morale di consolazione).
Poco male se si usa il Rift esclusivamente veste di giocatori, ma questo tipo di clausole sostanzialmente coprono tutti quegli usi imprevisti del device che Oculus potrebbe ritenere interessanti. Prendiamo il caso di un artista che decide di realizzare opere interattive e condividerle attraverso i servizi di condivisione della periferica. Secondo i temini di impiego, Oculus potrà utilizzare quell’opera per dimostrazioni, pubblicità, destinarla ad iniziative direttamente legate al profitto senza nulla dovere al creatore dell’opera se non un riconoscimento morale circa la proprietà. Ma non solo, il documento in questione si spinge oltre dicendo che, se Oculus lo ritenesse opportuno, potrà cedere questo diritto perpetuo, irrevolcabile e senza limitazioni a terze parti.
Per fare un esempio più comprensibile, è come se si acquistasse una nuova reflex digitale e si scattassero delle fotografie d’autore. Apprezzando le fotofrafie, il produttore le potrebbe impiegare a proprio uso e consumo per campagne pubblicitarie, marketing, wallpaper e quant’altro senza riconoscervi nulla perchè, avendo scattato con la macchina fotografica da lui prodotta, allora l’uso dello scatto ricade nel suo pieno diritto.
Le polemiche sono appena iniziate e chissà se il coro di proteste non spinga Oculus a rivedere parte del suo documento sui termini di utilizzo.