Un gioco di guida arcade come una volta ce n’erano tantissimi e come oggi ce ne sono troppo pochi. Ecco Gravel, la nuova opera su quattro ruote di Milestone, spiegata con una frase. Il resto sono dettagli e siccome sappiamo che sono proprio loro a fare la differenza tra ciò che è divertente e ciò che annoia, vi invitiamo a proseguire nella lettura per scoprire i motivi per cui il titolo ci piace.
CHE SPETTACOLO!
Abbiamo avuto modo di correre con Gravel per un’intera mattina negli uffici di Milestone e lo abbiamo fatto con la versione PC, pressoché completa seppure limitata alla prima fase della modalità carriera e ad alcune gare veloci. Il computer che abbiamo utilizzato spingeva parecchio e questo ha contribuito a rendere ogni corsa uno spettacolo per le pupille ancora prima che per le mani, saldamente ancorate a un controller Xbox One, perché Gravel non è mica quel tipo di gioco che se non hai il volante e la pedaliera godi solo a metà. Fluido e artistico sulla neve, sulla sabbia e su sterrati di varia natura, in tante ore di test Gravel si è arreso a un solo glitch nell’ambientazione della foresta. Ottima occasione per farci spiegare da Michele Caletti, R&D programmer di Milestone, che questo è il primo gioco per cui il team è ricorso all’Unreal Engine. Ciò giustifica la sua lunga gestazione, figlia anche della volontà dei programmatori di sperimentare, di tirare il collo alle macchine (che corrono) e a quelle su cui andrà a girare. Quell’istante di tentennamento nella foresta, ci ha spigato bene Michele, è dovuto a un meccanismo di “pulizia” dell’Unreal Engine, che quando si trova a lavorare in ambientazioni molto ampie, come sono alcune di quelle presenti in Gravel, spazzola via i dati relativi agli elementi che non deve visualizzare… e in quel momento prende fiato per un istante. Quando il gioco uscirà nei negozi questa cosa non accadrà più e quindi Milestone avrà raggiunto la perfezione.
SEMPLICE ED EFFICACE
A mio parere Gravel è il gioco di guida perfetto, come lo sono i DiRT e i MotorStorm. È perfetto perché prende una strada e la percorre senza esitazioni, senza mai cercare di essere quello che non è, ovvero una simulazione. Nulla in Gravel vira verso un modello di guida realistico ma al contempo tutto è credibile a prescindere tanto dalla tipologia di gara che si va ad affrontare (ce ne sono quattro: Cross Country, Wild Rush, Speed Cross e Stadium Circuit) quanto dalla vettura utilizzata (siamo intorno alle 70 macchine di tutte le epoche e fogge). Ed è credibile anche la contestualizzazione della modalità carriera, che verte su una sorta di reality show intitolato Offroad Masters e che prevede anche delle speciali sfide con alcuni boss.
Proprio la carriera ci ha permesso di fare il giro del mondo e correre su diverse superfici ma soprattutto su diversi generi di tracciato. Nel deserto abbiamo così avuto modo di schiacciare sempre a tavoletta e dimenticarci i freni concentrandoci esclusivamente sulla navigazione per cogliere le traiettorie più brevi tra i checkpoint. Al contrario, sulla neve e su un circuito molto arzigogolato, abbiamo riscoperto l’importanza del tapping sull’acceleratore per mantenere una buona trazione in curva. Lo sappiamo che i controller di oggi sono analogici e che per parzializzare basta schiacciare meno, ma Gravel, per quanto spettacolare e uberdettagliato nella grafica, ha il cuore dei giochi di corse di una volta. Ed è proprio per questo che ce ne siamo innamorati. Lo troverete nei negozi a partire dal 27 febbraio nelle versioni PlayStation 4, Xbox One e PC. Inutile dirvi che non nei negozi, ma qui su GamesVillage, troverete la recensione più arcade del creato. A presto!