Fare un tuffo negli anni Novanta equivale un po’ a tornare piccoli per chi, come me, l’era delle Dr.Martens, Leo DiCaprio e il Game Boy l’ha vissuta da bambino. Di recente tv e cinema hanno investito energia, tempo e soldi per riportare in auge la decade precedente (basti pensare a Stranger Things e It), ma i mitici ’90, quelli del Tamagotchi e delle macchinette fotografiche usa e getta, sembravano ben lontani da un revival. Fino a quando il 16 febbraio non ha fatto capolino su Netflix la serie Everything Sucks!, brillante comedy che ci racconta la storia di Luke e Kate – e di altri poco esplorati personaggi secondari – in una cittadina dell’Oregon che riflette perfettamente la moda, la musica e l’atmosfera in generale di un periodo ricordato da molti con nostalgia. Ho visto i 10 episodi disponibili tutti d’un fiato e, vi dirò, ne sono rimasto piacevolmente sorpreso.
You are my Wonderwall!
In Everything Sucks!, Netflix porta lo spettatore nel classico liceo americano dove i ragazzi sognano il momento in cui perderanno la verginità e le ragazze parlano dei primi appuntamenti e dei momenti di intimità con le loro fiamme. C’è anche chi, in preda a un raptus di egocentrismo, interrompe la scena recitando battute teatrali che poco o nulla c’entrano con il contesto; ma, ehi, siamo negli anni ’90 e in una società dove i social network non esistono bisogna pur ottenere popolarità in qualche modo! In questo microcosmo esplorato in episodi di circa 25 minuti, siamo a Boring e la trama si sviluppa intorno al club audiovisivo e quello di teatro che decidono di realizzare un film di fantascienza, diretto dalla matricola Luke (un eccellente Jahi Di’Allo Winston). Se c’è una cosa che posso dire con certezza di Everything Sucks! è che il ragazzino è fantastico davanti all’obiettivo, sembra essere a suo agio in ogni scena e recita con una certa naturalezza. Sebbene lo sfondo sia da commedia americana sciapa e banalotta, sono le relazioni interpersonali a occupare la maggior parte del tempo dello show, che lo portano su tematiche tanto delicate quanto interessanti attraverso i personaggi: c’è Kate, figlia del preside nonché protagonista femminile, che tenta di patteggiare con la propria sessualità; c’è suo padre e la mamma di Luke, che provano ad avvicinarsi l’uno all’altra dopo il dramma di aver perso il partner; e c’è lo stesso Luke, che sente il peso di non avere un papà accanto, facendo trasparire quanto sia talvolta gravosa la separazione dei genitori per i figli. Forse il pilot potrebbe non acchiapparvi al punto tale da dire “oh che meraviglia” ma, con un crescendo di emozioni e portando su schermo situazioni più attuali che mai nonostante un’atmosfera rétro, Everything Sucks! è quella serie che consigliereste a un amico, alla fidanzata e persino ai vostri genitori. È una versione più carina di Freaks and Geeks, uno Stranger Things senza la componente fantascientifica/horror, un Dawson’s Creek privo di quell’esasperato melodramma: è una serie divertente, citazionista, romantica.
Una storia troppo breve
A proposito di omaggi agli anni passati, tutto trasuda i fantastici Novanta. Gli adolescenti di Everything Sucks! si prendono cura del loro animaletto virtuale (il Tamagotchi), possiedono VHS, parlano della trilogia (prequel) di Star Wars in uscita, siedono impazienti davanti al computer che si collega a Internet tramite Dial-up e ascoltano gli Oasis, Ace of Base, Tori Amos. La serie un po’ inciampa nel dare spessore ai suoi personaggi, specie quello di Kate. La giovincella rimane per tutta la durata dello show un tantino anonima, facendo quel che le viene detto da chiunque la circondi. È come se vivesse ogni vicenda quasi passivamente, ed è un peccato data la sua centralità. Luke, al contrario, primeggia grazie al suo saper essere sia spiritoso che dolce, scaltro, intraprendente e desideroso di viversi il suo primo innamoramento. La stessa sorte di Kate tocca agli amici del piccolo regista in carriera, McQuaid e Tyler, appena abbozzati e messi lì giusto per dare un tono un po’ sfigato a Luke rispetto ai ben più popolari Oliver ed Emaline (lei convincente sin dalla prima entrata in scena, ma è nella seconda parte della serie che assume una vera identità). Anche perché fanno solo da contorno alle storie di Luke e Kate e dei loro genitori, cadendo nei soliti stereotipi cinematografici del nerd goffo e dell’amico sciocco e spontaneo. La colpa forse è da addossare alla breve durata di Everything Sucks!, che con nemmeno cinque ore giunge a un epilogo aperto più che mai a una (quasi certa) seconda stagione, troppo poco per approfondire il contesto. Il nuovo show di Netflix è però da considerarsi una piccola perla, da gustare poco a poco o da vedere ininterrottamente come fosse un lunghissimo film, leggero ma profondo, divertente ma malinconico. La colonna sonora è da urlo, con pezzi che vi porteranno indietro negli anni come Rocket Man, Beautiful Life e Wonderwall, capaci di farvi venir voglia di aprire Spotify e ascoltare la soundtrack innumerevoli volte dopo aver concluso la visione. Produzioni del genere sono sempre benvolute sui servizi di streaming e già non vedo l’ora di scoprire cosa ci racconteranno nuovi eventuali episodi.