Sparatoria di Portland: per Trump i colpevoli sono i videogiochi

Donald Trump

La questione armi è a dir poco calda negli Stati Uniti, e la tragica sparatoria di Portland non ha fatto altro che alimentare la polemica. Cortei e proteste sono sparsi in tutto il paese, è l’obiettivo è più che mai chiaro: chiedere a Donald Trump un cambiamento evidente.

Il presidente degli Stati Uniti, nel mentre, ha parlato della questione, ammettendo il bisogno di un cambiamento, ma non come molti pensavano: Trump in persona ha puntato il dito contro videogiochi e film, affermando che la violenza e le uccisioni rendono i giovani più inclini a compiere determinati atti.

Puntuale è arrivata la replica di uno dei sopravvissuti alla sparatoria, che ha affermato di aver giocato sin da bambino agli shooter, ma non ha mai pensato di compiere un atto simile. Trump non è nuovo a uscite poco accorte, figuriamoci se potevamo aspettarci parole più rispettose su un argomento costantemente vilipeso come i videogiochi.

Trump farebbe meglio, tuttavia, a non infastidire troppo chi i videogiochi li crea. L’intera games industry americana, infatti, è già schierata in maniera unanime contro di lui. E anche i giocatori, che ormai costituiscono una fetta enorme della popolazione statunitense, non sono sicuramente più disposti a tollerare la leggerezza con cui si parla di videogiochi. Nemmeno quando a parlare è il Presidente degli Stati Uniti d’America.

Amante dei videogiochi sin dai primi anni di vita, ha incominciato con il buon vecchio Pokémon Rosso, salvo poi finire tutta la saga. Dopo aver consumato titoli come Final Fantasy X, Kingdom Hearts e Bioshock, ha iniziato a divorare videogiochi di ogni genere, oltre alle sue amate patatine.