A nove anni dall’acquisto da parte di Warner Interactive della storica Midway Games, arriva un film in cui Dwayne Johnson, per la prima volta, non è l’animale più grosso. Rimangono in parte oscure le ragioni per cui una major hollywoodiana come Warner Bros., che ha a disposizione una vasta gamma di videogiochi da trasformare in film, abbia scelto proprio Rampage. Il gioco arcade consisteva nel demolire intere città nei panni, a scelta, di King Kong, Godzilla e un lupo mannaro gigante. L’espressione “radere al suolo”, dopo Ground Zero, detiene un certo risvolto drammatico negli USA. Per carità, il fascino di “mostri grossi che spaccano” è intramontabile, ma il pubblico potrebbe non capire.

Aggiungendo a questo la maledizione che fin da Super Mario Bros. perseguita i film tratti dai videogiochi, il futuro non si profila roseo per Rampage – Furia animale. E pensare che è stato definito il miglior adattamento-da-videogioco di sempre! Questa introduzione, appunto, esula dalla qualità del film; voglio solo evidenziare la grande abilità maturata dagli studios nell’arte di “scavarsi da soli la fossa”. Se Rampage – Furia animale è però un minimo decente, forte della sua premessa “mostri grossi che spaccano”, può ancora conquistare il botteghino internazionale. E d’altronde, quanto può mai essere difficile adattare un videogioco? A giudicare dai recenti film tie-in più importanti, la risposta sembrerebbe essere: tanto, tantissimo. Il problema è che i produttori sembrano incapaci di concentrarsi sulla realizzazione di un buon film: il focus è tutto sull’attinenza ai temi del videogioco di partenza, e ci si dimentica del divertimento. Oppure si assoldano registi famosi o super-star con due o tre Oscar in bacheca, nella speranza di attirare anche i non giocatori.

Quanto a star-power, Rampage non può batterlo nessuno. The Rock è ormai l’attore più pagato di Hollywood, il suo stile è relativamente eclettico, ed è ormai una garanzia per ogni blockbuster. Per fortuna il peso del film non è tutto sulle sue spalle, come invece è avvenuto per Jumanji. E se Rampage ha il voto più alto su Rotten Tomatoes mai conquistato da un adattamento un motivo c’è, ed è che finalmente voi spettatori, che tante ne subite, non sarete ammorbati da improbabili disquisizioni pseudo-filosofiche, imbarazzanti drammi freudiani, inutili approfondimenti etnografici (chi vuol intendere, intenda). Rampage racconta nient’altro che la tenera amicizia fra uno scimmione albino di nome George e un aitante primatologo, che prende una drammatica piega quando il primo decide di frequentare dei mostri che per hobby annientano città. Ma andiamo con ordine.
Il personaggio di The Rock, Davis Okoye, gestisce un centro di recupero per primati a San Diego. Ovviamente è anche un esperto di armi, pilota di elicotteri, sa parlare 10 lingue ed è un rinomato chef. Il Nostro Davis, solito burbero dal cuore d’oro, ne ha viste di cotte e di crude, ed è una di quelle persone insopportabili che “gli uomini sono cattivi, gli animali no”. Quasi a farlo apposta, ecco arrivare una malefica S.p.A che si occupa di “editing genetico”, capitanata dai due fratelli Wyden (Malin Åkerman, Jake Lacy). Su una stazione spaziale, gli scienziati della multinazionale mixano il dna di cavallo, leone, iena, scarabeo stercorario, scoiattolo volante, ghepardo, scarafaggio e piccione. Un cocktail letale, che aumenta le dimensioni e l’aggressività delle cavie. Gli scienziati testano il siero su un topo, muoiono tutti, la stazione precipita e dei campioni del virus arrivano in tre diversi punti degli Stati Uniti. Così vengono infettati il gorilla George, il lupo Ralph, e il coccodrillo Lizzie, che i Wyden attirano con un segnale acustico verso il centro di Chicago, dove scatenano la loro furia. Okoye e la genetista Kate Caldwell (Naomie Harris), accompagnati dall’Agente Russell (Jeffrey Dean Morgan), partono alla volta della città per salvare la situazione.

La trama di Rampage, come si sarà compreso, è priva di senso, i personaggi sono stereotipati, i dialoghi banali. Ciononostante, il film offre un bello spettacolo. Non capita tutti i giorni di vedere un megalupo saltare e afferrare un elicottero in volo, o un coccodrillo corazzato grande quanto un campo da calcio schiacciare un carro armato. Il maggior punto di forza di Rampage, probabilmente anche l’unico, è la cura con cui il regista Brad Peyton, che ha evidentemente saputo ben coordinare il suo team di animatori, ha concepito i vari momenti di distruzione. Ogni singolo, esplosivo passo dei giganti si raccoglie in un crescendo, fino a culminare in un sublime attimo di pura devastazione. Altra nota positiva è che il film non è totalmente kid-friendly, fatto questo rimarcato sin dall’inizio con l’inquadratura, nella stazione spaziale, di arti mozzati fluttuanti. Il risultato è una specie di “Asylum meets Big Money”. Il film è ovviamente anche una consacrazione dell’onnipotenza della The Rock-persona. A un certo punto, George torna dalla parte dei buoni, e comincia a combattere contro il megalupo e il megacoccodrillo coadiuvato dal minuscolo (al confronto) Okoye. Ma Okoye è The Rock, e The Rock tutto può.
Sufficienti le interpretazioni degli attori: Johnson dà come al solito l’aria di divertirsi un mondo, Harris è costipata dal copione stringato, Dean Morgan nel doppiaggio italiano non potrà dare il meglio di sé. Il personaggio più caratterizzato, alla fine, sarà George il gorilla.
Ma quindi, è vero o no che Rampage è la migliore trasposizione cinematografica di un videogioco? Non ci fosse stato Ace Attorney di Miike, forse.