Avengers: Infinity War – Recensione

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Se dovessimo cercare una parola che possa riassumere la nostra visione di Avengers: Infinity War, probabilmente sarebbe un liberatorio e vigoroso “finalmente”. Un po’ come quando finisci per tirare un sospiro di sollievo all’uscita dal liceo, a distanza di 5 lunghissimi anni di studio. Gli esami di stato saranno stati faticosi, carichi di svariati timori e assolutamente snervanti, ma sono anche serviti per indirizzare verso una nuova fase di crescita, e non solo. Ora, non possiamo dirvi se la conclusione di Infinity War possa allinearsi con questi sentimenti, né lo faremo nel corso della nostra recensione, ma abbiamo invece tutti i motivi del mondo per dirvi che sì, l’ultima produzione dell’Universo Cinematografico Marvel non è un prodotto commerciale trito e ritrito, né una pellicola che non riesce a identificarsi all’interno di uno straordinario universo cinematografico. Piuttosto, rende omaggio a degli attori che sono ormai indistinguibili dai Vendicatori stessi, dando modo a ognuno di loro di brillare all’interno di un film che non abbandona nessuno, né intende farlo. Avengers: Infinity War è uno splendido omaggio alle tavole di Jim Starlin e alle storie trascritte da decine e decine di narratori nel corso dei decenni, e rappresenta un’epopea che ridefinisce in maniera assoluta i canoni della cinematografia sul genere supereroistico.

Nelle puntate precedenti…

Sono trascorsi esattamente 10 anni dal debutto di Robert Downey Jr. nei panni di Tony Stark. Era il 2008 e, come nel caso di tanti altri film legati in linea diretta con il genere fumettistico, le aspettative del pubblico non erano fissate verso chissà quali orizzonti. Anzi, l’Universo Cinematografico Marvel non si trovava che in un bozzolo in quello stesso periodo, ma già aveva realizzato un programma tuttora sconosciuto nell’industria del cinema. Kevin Feige, presidente dei Marvel Studios, oggi può vantarsi di una serie in grado di aver ricavato circa 15 miliardi di dollari al botteghino mondiale, rea di essere divenuta il franchise cinematografico più redditizio di tutti i tempi, ma agli inizi non tutti credevano al suo progetto. Perché ci siamo buttati su queste riflessioni, vi starete chiedendo? Perché l’ultimo film dell’Universo Cinematografico Marvel, diretto da Anthony e Joe Russo, gli stessi che hanno anche girato le scene di The Winter Soldier e Civil War, rappresenta esattamente la maturazione costante di questo prospetto, che è ora arrivato a contenere un numero di star del cinema assolutamente fuori dagli schemi tradizionali. E ciò a cosa ci porta?

Ad un film che non ha soltanto l’onore di gestire, allo stesso momento, supereroi del calibro di Iron Man, Captain America e Thor, ma anche l’onere di integrare tutti gli attori ingaggiati in una pellicola sensibile a ogni singolo personaggio. Eppure Infinity War riesce a destreggiarsi in maniera sublime tra un viaggio e l’altro, traslando continuamente la prospettiva dei nostri beniamini e dando a ognuno di loro dei momenti di climax che sono stati in grado di terrorizzarci, accalorarci e rattristarci, staccando ogni minima sezione con una cura minuziosa nelle loro azioni; in quelle battute che tentano di trasmettere un barlume di luce agli eventi più drammatici e disperati. E se il vostro timore fosse ancora quello di vedere un Thor: Ragnarok confuso tra le scene di Infinity War, magari denso fino al midollo di battute inerti, beh, anche lì non abbiamo avuto modo di trovare delle serie criticità. Gli eroi si muovono freneticamente da un fine galattico all’altro, scaraventando quel comic relief che tanto basta per far tirare un sospiro di sollievo allo spettatore, o per far schiamazzare di risate chi si vorrà gettare con entusiasmo sulle battute dei supereroi. La comicità incessante ovviamente non mancherà, ma ironia e dramma si sono ormai fusi in un’intesa che semplicemente funziona, anche con un Titano alle calcagna dei Vendicatori. Perché sì, dobbiamo ancora parlare di quello che è diventato, a tutti gli effetti, il cattivo più strabiliante dell’Universo Cinematografico Marvel.

L’anima di un nichilista

Thanos: da solo, il suo nome scatena e causa le più orribili angosce nei popoli dello sconfinato universo, e ciò non dovrebbe stupire. Diretto responsabile della catastrofe avvenuta a New York nel corso degli eventi di The Avengers e dei disordini causati da Ronan l’accusatore sul pianeta fittizio di Xandar, il Matto Titano è stato l’antagonista principale dei nostri Vendicatori sin dalla Fase Due dell’Universo Cinematografico Marvel. Era inevitabile, sì, soprattutto se consideriamo la sua prestanza fisica e mentale. Ciò gli ha dato modo, dall’ormai lontano febbraio del 1973, datazione ufficiale della sua comparsa nei fumetti della Marvel, di fronteggiare avversari di ogni tipo e forma: dall’inarrestabile Hulk a una divinità del calibro di Thor, passando per degli esseri umani come Captain America o Iron Man. Insomma, ogni superumano, passando anche per figure antagoniste ed esseri ancestrali, ha avuto modo di combattere e perire sotto il guanto di Thanos, ed è questa forza inarrestabile a sconvolgere i Vendicatori di Infinity War, che si prefiggeranno fin da subito il compito di trovare un oggetto inamovibile che possa bloccare una volta per tutte i genocidi dell’Eterno. Fin qui nulla di particolare, almeno finché non ci mettiamo ad analizzare con minuzia il misterioso Thanos.

L’abbiamo visto anche nei due trailer ufficiali diffusi dalla Marvel, ma il fine ultimo del Titano altro non è che di trovare le sei Gemme dell’Infinito, incastonarle sull’ormai leggendario Guanto e decimare così il numero di tutti gli esseri viventi nelle varie galassie dell’universo; poco importa che siano dei banali esseri umani o delle specie tuttora inesplorate all’interno dell’Universo Cinematografico Marvel, no? Le motivazioni di Thanos vanno però ben oltre la classica epurazione dell’umanità, come quella attuata da Ultron durante il secondo capitolo degli Avengers, ma nascondono invece un’ideologia nichilista e distorta, oltre a una follia di fondo che non potrebbe mai abbandonare un supercattivo noto, non a caso, come il Titano Pazzo. Infinity War non si nasconde sotto le banalità di una macchietta, ma arriva anche a introdurre delle sezioni totalmente incentrate sull’introspezione, ma anche sulla fragilità di un personaggio stravolto. Ovviamente non vi staremo a dire cosa andranno a rivelare tali scene, ma vi basterà sapere che nulla verrà lasciato al caso, né che la convinzione di Thanos andrà a sminuirsi nella scialba lezioncina del cattivo; tutt’altro. Thanos si è rivelato uno degli antagonisti più carismatici dell’intero Universo Cinematografico Marvel e, grazie alle penne di Christopher Markus e Stephen McFeely, sceneggiatori di tutta la saga dedicata a Captain America, il nostro antagonista ha avuto modo di esprimersi attraverso citazioni e rimandi a tutte le saghe fumettistiche dedicate alla sua mostruosa figura.

Ciononostante, cosa potrebbe fare un supercattivo senza dei fidati scagnozzi al suo fianco? E quindi anche Thanos, così come Loki e Ultron prima di lui, verrà sostenuto da alcuni tirapiedi che daranno del filo da torcere ai Vendicatori. Sappiamo già che starete collegando la loro presenza a una futile e triste inutilità, eppure Infinity War non riuscirebbe ad avere dei momenti altrettanto tesi se non ci fossero queste spalle a inseguire costantemente i nostri alleati, che faranno anche fatica a riunirsi tutti assieme. Questi collegamenti, dalla tragica conclusione di Captain America: Civil War agli scambi di insulti tra i vari Vendicatori, non faranno che rafforzare i cosiddetti scagnozzi di Thanos, che tutto sono fuorché dei fragili ostacoli da scavalcare. Insieme, l’organizzazione formata dall’Eterno dà vita a un gruppo fulmineo, incessante e assolutamente fuori da qualsivoglia aspettativa dei Vendicatori. In poche parole, rappresentano tutto ciò che ci si poteva aspettare da un secondo antagonista; un dettaglio che mancava ormai da svariate annate nell’Universo Cinematografico Marvel, e che è arrivato ad agitare tutti i supereroi, nessuno escluso.

Il potere assoluto…

Com’è anche lecito aspettarsi da una produzione del genere, Avengers: Infinity War non lascia dubbi da un punto di vista meramente tecnico. Le trasformazioni di supereroi come Hulk o Iron Man avvengono ormai in maniera spontanea, mischiandosi senza incertezze negli scontri furiosi tra decine di mostruosità, così come le varie strutture esplorate dai Vendicatori riusciranno ad amalgamarsi in un universo che, a questo punto, abbiamo tutti imparato a conoscere (e amare). In una situazione del genere, torna anche il compositore originale di The Avengers: Alan Silvestri. Sfortunatamente, tralasciando un paio di tracce straordinarie nella loro esecuzione, la colonna sonora di Silvestri non riuscirà a far brillare di continuo le sezioni di Infinity War, ma i rimandi ai vecchi capitoli della serie avverranno anche grazie alle sue note, arricchendo un pacchetto semplicemente fenomenale per gli appassionati dell’Universo Cinematografico Marvel.

Grazie a un lato artistico così forte, Infinity War è riuscito a immergerci nei combattimenti dei Vendicatori e nei loro sentimenti, così come in quelli di Thanos. Ogni personaggio ha senso di esistere in un universo nel quale siamo cresciuti tutti, e la loro possibile caduta – da entrambi i fronti – non fa che mantenerci sotto una pressante tensione fino all’ultima chiusura in dissolvenza della pellicola. La direzione della fotografia di Trent Opaloch, già nota per il suo lavoro legato all’acclamato District 9, non fa che accentuare la sensazione di trovarsi a millimetri di distanza da un rasoio affilato e tagliente come non mai. Ogni minuto trascorso ci porterà sempre più vicini al conflitto finale, e ogni elemento della produzione ci farà tastare il sentore, anzi, l’orrore di un avversario temibile come l’onnipotente Thanos.

In conclusione, il nostro giudizio su Avengers: Infinity War altro non è che la valorizzazione di un trionfo; quello del coraggio dei fratelli Russo che, in fase di produzione, sono riusciti a valorizzare ogni singolo membro del cast, senza disdegnare i personaggi secondari e le classiche comparse. Nulla (o poco, ma avremo modo di tornarci all’uscita dell’ultimo capitolo degli Avengers) viene dato al caso, e la figura di Thanos ridefinisce in maniera chiara i canoni del supercattivo; non solo nell’Universo Cinematografico Marvel, ma nel futuro dei cinecomic. La nostra valutazione non va ovviamente inserita in un’ottica generale, ma va piuttosto integrata in un mercato dove il metro di paragone era stato recentemente fissato da Captain America: Civil War, con milioni  di spettatori che non attendevano altro se non un film che potesse appagare uno sfrenato desiderio di intrattenimento. Tenendo in considerazione così tanti elementi da gestire in una sola pellicola (e se avete anche solo un briciolo di interesse per l’ultima guerra dei Vendicatori), Avengers: Infinity War potrebbe farsi accogliere come il capitolo targato Marvel più fenomenale di sempre. Uomo avvisato…
Dopo un rito di iniziazione tenuto dalle alte cariche di GamesVillage, Valerio è stato accettato come redattore. È il più giovane del gruppo e, nonostante le apparenze, nasconde un grande talento. Ma lo nasconde molto bene! Non vi consigliamo di partire con lui: leggende narrano che chi l'abbia seguito si sia perso nei meandri della misteriosa Pomezia.