1988 – Se paragonati ai dieci floppy occupati da un colosso come Rise Of The Dragon, i soli quattro di Sword Of Sodan potranno anche sembrare poca cosa; tuttavia, ai tempi in cui questo possente hack ‘n slash faceva la sua comparsa nelle botteghe videoludiche, questo dettaglio fu fonte di matto sconcerto e incredibile stupore. Quale affettatutto avrebbe potuto d’altronde necessitare di una tale quantità di spazio per concedere le proprie grazie?!

La risposta al dilemma si sarebbe rivelata fin troppo nitida agli occhi di tutti non appena le copie del gioco furono a portata di mano: a memoria di gamer, nessuno poteva difatti vantarsi di aver visto sprite così imponenti e dettagliati su un sistema casalingo, né tanto meno ammirato scenari caratterizzati da altrettanta cura. E il fatto che tutto quel ben di Dio si fosse visto di rado persino in Sala Giochi lascia immaginare l’entità dello shock…

Frutto del lavoro Soren Gronbech e Torben B. Larsen, l’imponente estetica del prodigio avrebbe in tal senso ridefinito le stime avanzate dai più riguardo i limiti tecnici a disposizione dell’Amiga 500, scatenando un tale entusiasmo a riguardo che neanche le critiche mosse dagli scettici nei rispetti di un gameplay ritenuto fin troppo essenziale riuscirono a stemperare. Che Sword of Sodan facesse della propria, esuberante estetica l’arma più affilata del suo repertorio non v’è alcun dubbio, ma collocarlo di slancio nel limbo dei belli senz’anima sarebbe stato in ogni caso eccessivo.

Benché non si potesse oggettivamente riconoscere al rispettivo gameplay l’efficacia propria di un qualsiasi Golden Axe – troppe le incertezze nel sistema di controllo, troppo scarno il repertorio di colpi a disposizione – il titolo targato Discovery si rivelava comunque in grado di assicurare un ritmo adeguato agli standard di genere, riservandosi peraltro il lusso di supplire ad ogni eventuale mancanza con un’atmosfera davvero unica.

Pregno di riferimenti diretti al culto dell’Heroic Fantasy, nonché zeppo di effetti sonori e visivi decisamente all’avanguardia, il calvario che avrebbe condotto il prode Sodan – o la sua seducente controparte Sodana – al cospetto del perfido stregone Zoras costituiva di fatto un’esperienza tra le più avvolgenti mai provate fino ad allora. Accolto generalmente bene dalla stampa dell’epoca ed ancora meglio ai “botteghini”, Sword of Sodan si guadagnò ben presto una conversione Mega Drive, la quale non seppe purtroppo rendere adeguata giustizia all’originale.

In assenza di un sequel volto a rinvigorirne l’immagine, il suo ricordo sarebbe andato dunque sbiadendo fino a rimanere esclusivo appannaggio dei reduci di quel preciso momento storico. Per questo motivo e per tutti gli altri fattori che lo videro imporsi come un vero e proprio gigante dei suoi tempi, abbiamo deciso oggi di restituirgli una ribalta che, duole ammetterlo, il panorama Retro gli ha riconosciuto in ben poche occasioni.