Laser League, Recensione – Lo sport del retrofuturo secondo Roll7

Gli sport elettronici sono una bestia strana da catalogare: benché la competizione tra giocatori sia una parte connaturata dell’intrattenimento videoludico, la progressiva affermazione degli eventi e dei tornei a tema ha dilatato il fenomeno fino a trasformarlo gradualmente in uno spettacolo capace di attirare centinaia di migliaia di appassionati da tutto il mondo, che prendono parte o assistono alle sfide con il medesimo fervore che fino a pochi anni fa veniva riservato soltanto alle attività agonistiche tradizionali. E, per quanto l’opinione pubblica non sappia ancora se considerare o meno i videogiochi alla stregua di una disciplina sportiva vera e propria, gli e-sport ignorano qualsivoglia diatriba in merito esattamente come il celebre calabrone di Igor Sikorsky, che si libra nell’aria pur non possedendo una struttura alare adatta al volo, e continuano a riscuotere incredibili consensi in termini di pubblico, concorrenti e sponsorizzazioni.

Non stupisce dunque che molte software house abbiano tentato a più riprese di salire a bordo di questo treno lanciato a folle velocità verso la gloria, magari proponendo riletture dei capisaldi del genere più apprezzati quali League of Legends, Dota 2 e Counter-Strike con qualche variazione concettuale o meccanica nella speranza di confezionare il prossimo beniamino delle convention internazionali, e tale è chiaramente l’aspettativa dei britannici Roll7 che, con questo Laser League, abbandonano il gradevole stile in pixel art che ha caratterizzato i due episodi di OlliOlli e Not a Hero, pur senza distanziarsi del tutto dallo spirito retro anni ‘80 grazie all’estetica che attinge a piene mani dalle atmosfere al neon di Tron, Berzerk e Tempest, nonché ad un gameplay nostalgico che richiama alla memoria i tempi in cui i divani delle case si riempivano di amici che sgomitavano per trionfare su un campo di battaglia virtuale. Semplicità è la direttiva che gli sviluppatori si sono auto-imposti, ed è proprio a fronte della sua immediatezza che il titolo riesce a coinvolgere chiunque possieda un minimo di coordinazione oculo-manuale, per poi invischiarlo in una eterogenea rete di tattiche offensive e difensive connesse ad una manciata di abilità. Se poi questo interesse sia destinato a consolidarsi e prosperare nel tempo è ancora presto per dirlo ma, al netto di qualche scelta di design piuttosto opinabile, le basi gettate finora sembrano decisamente solide.

Laser League
Un ottimo lavoro di squadra si traduce quasi sempre nel dominio assoluto del campo.

Mi piacerebbe scomporti per vedere di cosa sei fatto

La presentazione complessiva di Laser League è in tutto e per tutto quella di un evento sportivo del prossimo futuro, il 2150 per l’esattezza, nel quale due squadre composte da due, tre o quattro membri ciascuna si scontrano all’interno di arene rettangolari circondate da platee esultanti, sotto le vivide luci di lampade fluorescenti dalle tonalità chiassose. Dispiace un po’ ammetterlo, ma gli elementi di contorno finiscono qui: a parte l’abbigliamento e le pose di esultanza degli atleti, non vi sono altri tratti distintivi dell’ambientazione come inni personalizzati, esibizioni di cheerleader fra un set e l’altro o, magari, un omino che vende gelati sugli spalti. Ogni dettaglio è stato ridotto al minimo indispensabile, perché la partita è il vero fulcro della produzione ed ogni singolo sforzo è stato centralizzato sulla perfetta implementazione delle regole che la governano. I presupposti sui quali si fonda il gioco sono pochi e facili da ricordare, come si evince anche dal breve e conciso tutorial: i giocatori devono spostarsi velocemente per raggiungere una serie di nodi disseminati in vari punti che, una volta attivati, emanano un ventaglio di barriere energetiche con i colori del loro team, innocue per loro ma letali per gli avversari, la cui durata è limitata nel tempo. Le arene sono identiche come struttura ma differenti per ciò che concerne la disposizione dei nodi e il tipo di sbarramento generato dagli stessi: alcune si limitano a rimbalzare da un capo all’altro della superficie calpestabile, altre formano percorsi obbligati e altre ancora delle trappole micidiali che si chiudono sui contendenti abbastanza sconsiderati da farsi cogliere nel mezzo. Ogni incontro si svolge al meglio di 3 set, a loro volta formati da 3 fasi che si concludono con la vittoria della fazione che per prima riesce ad eliminare tutti gli antagonisti.

La questione sembra perciò interamente legata alle facoltà mnemoniche e alla prontezza di riflessi: il più rapido a discernere la conformazione del ring ed a toccare gli interruttori dei muri di forza nei punti strategici migliori è destinato alla vittoria, ma purtroppo (o meglio, per fortuna) non è tutto così elementare. Anzitutto, i confini perimetrali dello stadio non sono solidi ma possono essere attraversati per materializzarsi da una parte all’altra in maniera non troppo dissimile ai passaggi laterali dei labirinti di Pac-Man, una finezza da memorizzare il prima possibile perché fondamentale per individuare tempestive scappatoie da situazioni senza apparente via di fuga. In secondo luogo, i compagni caduti sono resuscitabili dai superstiti, passando semplicemente sopra le icone collocate nei punti in cui sono stati abbattuti, consentendo loro di prendere di nuovo parte alla tenzone. I componenti delle squadre appartengono poi ad una delle sei classi disponibili che definiscono un potere speciale a loro disposizione, completo di una selezione di modificatori aggiuntivi per ritoccarne il funzionamento, attraverso il quale ampliare il personale repertorio di manovre: ad esempio, la specializzazione “Ladro” è in grado di impadronirsi di una barriera rivale contro cui “Sfonda” può scaraventare un giocatore dell’altro team, mentre “Scossa” emette un impulso elettrico che stordisce gli avversari, lasciandoli alla mercé dei muri di forza, dei colpi all’arma bianca di “Lama” o del mortale trasporto istantaneo di “Killer”. Va da sé che la ricerca delle sinergie più adatte alla situazione, o allo stile di gioco prediletto, è una parte indispensabile delle tattiche da applicare sul campo: la sperimentazione in Laser League viene caldamente incoraggiata poiché, qualora un certo approccio si riveli poco efficace, allo sconfitto viene concessa la possibilità di rivoluzionare la propria squadra durante l’intervallo per correggere e migliorare il tiro. Infine, la comparsa di un opportuno power-up potrebbe accendere un barlume di speranza anche nelle circostanze più rovinose, dato che i loro effetti spaziano dall’inversione del movimento rotatorio delle barriere all’apertura di provvidenziali varchi all’interno delle stesse, fino al reset completo di ogni singolo nodo.

Laser League
Anche quando le cose vanno di male in peggio, la possibilità di ribaltare la situazione è sempre dietro l’angolo.

Tu sei il miglior programma che sia mai stato scritto

La disinvolta amalgama dei succitati ingredienti, uniti alla già menzionata essenzialità dei comandi ridotti a movimento, attacco e trasmissione di emoji, crea una miscela esplosiva che si traduce in battaglie al fulmicotone sul cui esito incidono in egual misura solerzia, competenza e buona sorte: nessuna partita è già scritta, nessuna conclusione è scontata, bastano una manciata di secondi per ribaltare una situazione sfavorevole a nostro vantaggio o, viceversa, perderne il controllo con una mossa maldestra. Laser League è tanto appassionante da giocare quanto lo è da guardare grazie alla sua frenetica successione di assalti e rimonte senza esclusione di colpi, e in tal modo riprende appieno lo spirito delle competizioni sportive “reali”: radunare un gruppo di amici online o, ancora meglio, intorno allo stesso monitor/televisore è un’esperienza incredibile che, soprattutto nel secondo caso, pochi altri sono riusciti a regalare alle platee digitali moderne. Progredire nelle battaglie in rete elargisce anche una discreta gamma di accessori, modelli e ritocchi estetici da applicare ai giocatori o alle barriere del proprio team, che influiscono solo a livello superficiale ma rappresentano comunque un discreto e tangibile incentivo per l’impegno profuso. E’ un peccato, però, che non sia stata prevista alcuna gratificazione per le partite locali, nemmeno una piccola parte dei bonus assegnati per l’avanzamento del profilo classificato, e ciò confina l’attrattiva del multiplayer offline alla voglia di fare bisboccia con gli amici… mi sento comunque di sconsigliare l’utilizzo degli scontri per la risoluzione di diatribe coniugali perché, per esperienza personale, il tripudio artistico di luci al neon, fondali in perpetuo movimento e bassi incalzanti accresce a dismisura il fattore competitivo, e così potreste ritrovarvi sul groppone un quantitativo inusitato di lavori domestici per colpa di un match particolarmente sfortunato. Partner avvisato, mezzo salvato.

Fra tutte le versioni pubblicate, quella per PlayStation 4 soffre purtroppo dell’impossibilità di organizzare incontri in locale fra più di quattro partecipanti, poiché i limiti intrinsechi della macchina permettono di collegare al massimo 4 controller: nelle partite 3 vs. 3 o 4 vs. 4 (queste ultime disponibili solo offline), gli slot scoperti vengono riempiti dalla IA, che tuttavia non compensa adeguatamente la mancanza di giocatori in carne ed ossa. Xbox One e PC invece non sono affetti dalla medesima limitazione, ma entrambe le console al momento non dispongono dello stesso numero di aggiornamenti rilasciati su computer che, nello specifico, le privano di un consistente numero di mappe aggiuntive, di un’opzione pensata per quanti sono affetti da daltonismo che impedisce l’utilizzo di combinazioni cromatiche particolarmente moleste, e dell’aggiunta di un terzo gruppo di modificatori per ciascuna classe. Si tratta, come al solito, di attendere l’espletamento dei canonici tempi di certificazione degli update, ma Roll7 è intenzionata a mantenere al passo tutti i sistemi per i quali Laser League è stato sviluppato.

Laser League
A volte, tutto quel che serve per conseguire la vittoria è una spintarella al momento giusto…

In conclusione, il nuovo e-sport della casa di software londinese è di certo la loro opera più ambiziosa, ed ha tutte le carte in regola per strappare di diritto un posto all’interno della cerchia agonistica virtuale, posto che il mercato risponda in maniera adeguata: la bontà di qualsivoglia concetto non può infatti prescindere dal riscontro di pubblico, e un nutrito bacino di utenza costituisce l’unico indicatore valido per stabilire il reale successo di un prodotto del genere, come pure l’effettiva permanenza dei server che lo ospitano. Laser League resta in ogni caso un titolo eccellente che garantisce ore di sfrenato divertimento online e sa reinventarsi in un party game straordinario in locale, la cui varietà è destinata a crescere notevolmente nel prossimo futuro. Magari la presenza di un campionato o di un torneo a squadre avrebbe reso il piatto un po’ più appetitoso per chi non ha sempre l’opportunità di sfidare un amico o non vuole cimentarsi con le sfide in rete, ma non è detto che tali alternative non possano venire implementate in qualche aggiornamento successivo: dopotutto, la formula di gioco si presta a svariate declinazioni e, anche così com’è, riesce a regalare enormi soddisfazioni da ogni punto di vista.

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.