MotoGP 18, Recensione di una grande passione

La grande passione. Quella di una casa tutta italiana che alle due ruote e ai motori ha legato parte importante, la più importante, della sua stessa esistenza. In possesso, da sempre, di grande talento e, da qualche anno, della licenza ufficiale del campionato Dorna, Milestone si è ritrovata, questa volta, a raccontare le gesta ufficiali dei piloti di MotoGP attraverso un nuovo motore grafico e, quindi, nuovi asset e una nuova fisica. Sugli scaffali fisici e digitali, insomma, è arrivato un prodotto sicuramente rinnovato, che si presenta tanto come un acquisto obbligato per gli appassionati quanto, bisogna dirlo, step evolutivo solo parziale in quel processo di crescita da tempo avviato all’interno della software house.

The House of the Riding Sun

Si parta dalla solita e assodata certezza: dalle parti di Milestone, come più volte detto e ripetuto, sanno come programmare i racing game. Non esistono, nel curriculum trentennale della casa milanese, veri e propri passi falsi. Anzi. Spulciando nella ricca ludoteca emergono, ma guarda un po’, vere e proprie pietre miliari legate ai motori. In tempi recenti, però, la qualità tipica dei titoli made in Italy sembrava limitata ai vincoli e ai paletti imposti dall’obsoleto engine proprietario. Basti pensare a Valentino Rossi: The Videogame o a Ride 2. O, appunto, all’edizione 2017 di MotoGP.  Prodotti pudicamente eccellenti, ma viziati da una cosmesi ancorata ad una generazione fa. In questo senso, il passaggio all’Unreal Engine 4 ha rappresentato un’occasione troppo ghiotta per Milestone che, dopo i salti di Monster Energy Supercross e le derapate di ravel, torna ad inforcare un bolide da MotoGP nell’ambiente prediletto. Quello dei prodotti su licenza. E che licenza. Il brand, da anni, rappresenta un porto sicuro per i fan delle due ruote o, magari, dei centauri che, con forza, caratterizzano questo sport. Da Valentino Rossi a Marquez, passando per Dovizioso e Pedrosa. Storie di campioni, storie di rivalità. Storie di uomini e di motociclette, ormai non più anni ’60 e, anzi, bolidi rabbiosi da domare più con il coraggio che con la tecnica. Anche in MotoGP 18, la magia degli sviluppatori è stata quella di traslare emozioni e dati in un gameplay raffinato, ma anche perfettamente scalabile. Non è sbagliato postulare che MotoGP 18, tra i simulatori di guida, sia quello maggiormente scalabile e realmente adattabile, grazie alla mole di opzioni che incidono su modello di guida, fisica, regolamento e difficoltà avversaria, a qualsiasi tipo di utenza. Siete a caccia di un arcade dove la moto resta incollata all’asfalto in ogni condizione? MotoGP è quello che fa per voi. Cercate una simulazione pura e cruda dove lo studio dell’assetto della moto e delle condizioni dell’asfalto sono condizioni necessarie per restare in sella in ogni curva? MotoGP 18 è quello che fa per voi. State cercando, infine, un simcade permissivo, eppure profondo e appagante? Come sopra, è sempre su MotoGP 18 che dovrete rivolgere le vostre attenzioni. L’adattabilità della fisica che governa l’universo riprodotto è senza alcun dubbio il fiore all’occhiello dell’intera produzione che, al contrario, mostra un po’ il fianco nei contenuti e negli aspetti tecnici. Solo un po’.

Drive Forever

C’è una sensazione importante e piacevole a dettare i tempi della modalità Carriera di MotoGP 18. Ed è una sensazione di crescita costante, di miglioramento continuo. Ed accade sempre, in ogni contesto e, pure, ad ogni livello di difficoltà. Una volta dato un nome, un volto, un’età ed una bandiera al nostro alter ego digitale, il giocatore è chiamato a scalare i ranghi delle classifiche in termini di prestigio, attraverso, neanche a dirlo, e prestazioni in pista. Si inizia in sella ad una KTM 250 nel campionato monomarca marchiato dedicato ai rookie per poi, dopo una prima stagione che funge a mo’ di tutorial, accettare l’offerta di una squadra da Moto 3. Da qui, a suon di piazzamenti (molti), squalifiche (parecchie), cadute (tantissime) e vittorie (poche) comincia il gioco vero e proprio che culminerà, in giro per il mondo, nella conquista del titolo di campione di MotoGP. Intendiamoci, lo schema, bello che servito, è quanto di più classico possibile. Quello che cambia rispetto ad altri titoli è, appunto, la sensazione, concreta e reale, di migliorare le nostre prestazioni. Accadrà realmente quando, superata la frustrazione iniziale in dote ad un livello di difficoltà mediamente alto, si salirà di livello, accrescendo le prestazione della nostra moto e, quindi, soddisfacendo le richieste in termini di piazzamento richiesti da sponsor e team. Lo sviluppo del mezzo, se pur incastonato in una griglia piuttosto tradizionale, ben si sposa con le difficoltà, oggettive, che qualunque giovane pilota incontrerebbe nella realtà. Un percorso formativo dove, in che misura dipenderà da ogni singolo giocatore, imparare, letteralmente, a domare il bolide, a conoscere i circuiti e le curve. A capire, soprattutto, quando dare gas e quando, invece, limitare i danni. In tal senso, appare sicuramente troppo aggressiva la guida dell’avversario di turno. In MotoGP 18 la sensazione è, troppo spesso, di correre contro altri, troppi Marquez, per un’IA forse un po’ scorretta o, quantomeno, poco incline a leggere la situazione in sede di sorpasso. I piaceri ludici della carriera, più o meno lunga a seconda delle capacità del singolo centauro, sono, comunque, riscontrabili in ogni modalità. In attesa di comprendere in che modo si comporteranno i server del multiplayer nelle prossime settimane, MotoGP 2018 conferma e anzi esalta le capacità del team di sviluppo in ambito simulativo.

Don’t look back in rearview

I piaceri della guida competitiva sono, però, parzialmente intaccati dal ritorno ai 30 fps che, per quanto stabili nella versione PS4 testate in modalità Pro, rappresentano, senza dubbio alcuno, un passo indietro rispetto a quanto ammirato nella passata edizione. Colpa, in questo caso, del cambio di motore e di ambiente di sviluppo dove, postuliamo, la gente di Milestone dovrà ancora fare esperienza. Ciò che l’Unreal Engine toglie, l’Unreal Engine, anche, regala. In particolare, il salto in avanti sotto l’aspetto puramente visivo è sensibile, specie nella riproduzione dei modelli di moto e piloti. Meno evidente, invece, il miglioramento di circuiti e, in generale, di elementi di contorno. In questo caso, la colpa sembrerebbe risiedere nella pochezza del sistema di illuminazione e in un’effettistica poco ardimentosa che intacca il gran lavoro svolto dalla tecnologia Drone utilizzata nello scanning dei circuiti. Ci sono tutti e sono quelli ufficiali, compresa la new entry Buriram. Ci sono tutti e sì, tutti presentano condizioni meteo variabili con risultati, specie per pioggia e nubi, un po’ altalenanti. Insomma, per quanto, lo ripetiamo, graficamente il passo in avanti sia notevole, resta ancora tanto lavoro da fare per raggiungere risultati definitivamente apprezzabili. Si tratta, crediamo a ragione, di errori di giovinezza, amplificati anche dalla fretta propria di una qualsiasi release su licenza e che, in qualche modo, potrebbero essere risolti con future patch, magari focalizzate sula velocità del caricamento delle texture particolarmente claudicante durante le tante, e gradevoli, scene di intermezzo. Un’altra introduzione  che, insieme alla riproduzione non sempre perfetta dei volti dei piloti reali, aiuta a ricreare l’atmosfera speciale propria di un Gran Premio.

Se la recensione può apparire fin troppo critica, il voto in basso dovrebbe far tirare un sospiro di sollievo a chi sperava, a ragione,  un titolo solido, divertente, capace di sfruttare, con una riproduzione sempre perfetta di livree e sponsor, la licenza del campionato Dorna e della stagione in corso. MotoGP 18 è un titolo imprescindibile per gli amanti della MotoGP e vince, ai punti, la sfida con il suo predecessore. Nonostante il taglio di alcune modalità gestionali e di contenuti extra, l’ultimo sforzo marchiato Milestone si presenta come un gioco più curato, più bello da vedere e, nonostante il dimezzamento di fotogrammi, più divertente da giocare. Non è, però, un gioco perfetto. Per quello, probabilmente, bisognerà attendere l’edizione 2019. Più che una speranza, una ragionevole certezza dettata dalla solita grande passione.

Michele Iurlaro è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti e dei praticanti professionisti. Scrive molto. Scrive troppo. Da troppo tempo