Le macchie di colore su Nintendo Switch non sono certo delle novità, tantomeno se si considera quanto diffuso e popolare sia il verniciatore di stage per eccellenza Splatoon 2. In vista dell’estate ci vuole qualcosa che rinfreschi e tinga ancora di arcobaleno la console ibrida di Nintendo, quindi THQ Nordic e Blue Tongue hanno deciso di proporre la loro idea di pittori di piazze e città con de Blob. Il gioco ha già attraversato qualche console Nintendo (Wii nel 2008) e ora ritorna in questa versione ripulita nelle texture ma con la medesima anima.
Iniziamo subito con il dire che de Blob ha pochissimo a che fare con Splatoon 2 se non per l’uso del colore. Per chi non lo avesse già avuto tra le mani in passato, si tratta di un puzzle platform 3D che ci chiederà di riportare le varie sfumature nel mondo attraversandolo in lungo e in largo, ma anche verso l’alto. Il mondo di Chroma City è stato privato del colore e reso completamente grigio dalla INKT Corporation. Sarà compito di de Blob, un’amorfica gelatina assorbi-colore, riportare vitalità e allegria per le strade e i palazzi a suon di musica funky e macchie di inchiostro. Se si tiene conto di questo plot, molto leggero e senza complesse oscillazioni narrative, il gioco trova molte più analogia con un altro titolo di casa Nintendo, Paper Mario Colour Splash per Nintendo Wii U.
Vivere per colorare
Esclusa questa lieve simmetria, il titolo propone una struttura a macro aree all’interno delle quali ci si può muovere abbastanza liberamente con l’obiettivo di colorare tutte le strutture e completare le brevi missioni che via via si sbloccheranno una volta ottenuti sufficienti punti colore. Tra corse a checkpoint, tinteggiature di palazzi con specifici colori e qualche scontro con i nemici, il gameplay è molto spezzettato e in alcuni casi l’amalgama composta dal free roaming è comunque poco appagante sul lungo periodo.
Anche per questo motivo la longevità del gioco si poggia soprattutto sulla rigiocabilità delle mappe alla ricerca del punteggio perfetto (il cosiddetto “platinamento”) che si può ottenere solo ritornando sui propri passi. A questo si affiancano anche una modalità libera e una modalità party fino a quattro giocatori che potrebbe riempire qualche serata in compagnia. Malgrado questo il livello di sfida, complice una davvero velleitaria presenza di nemici, è abbastanza abbordabile per ogni tipo di giocatore purché si prenda confidenza con i comandi.
Perché non ti muovi?
Proprio i controlli sono una piccola nota stonata di de Blob che il gioco si trascina dietro dalle sue prime apparizioni. Non si tratta di nulla di insormontabile, ma è capitato in più di una occasione di trovarsi a dover combattere contro un personaggio che si incolla ad una parete anziché spostarsi nella direzione da noi indicata mentre in altri la telecamera ha messo in evidenza qualche pesante lacuna e angolo cieco. I controlli sono pochi e facili da apprendere ma l’interazione con l’ambiente per i problemi di cui sopra risente di qualche scricchiolio visto anche che la velocità di gioco è settata molto in basso rendendo alcuni spostamenti lenti al punto da sembrare di stare impersonando una molliccia lumaca senza guscio.
E in effetti a vederlo de Blob sembra proprio un simpatico lumacone con gli steroidi che riesce a strappare insieme alla sua sconclusionata banda di ribelli più di un sorriso sia nelle scene di intermezzo che nelle fasi di combattimento e questo grazie ad una realizzazione pulita e senza fronzoli di ognuno dei personaggi. Da questo insieme qualitativamente valido sono esclusi gli NPC nemici che rispettano fin troppo il carattere grigio dato loro e appaiono come inconsistenti e avulse entità senza alcuna arte né parte. Insomma i nemici ci sono ma della loro presunta forza non se ne sente la presenza.
Il velo del tempo
Purtroppo questa nuova versione targata 2018, nonostante la sua freschezza del suo ambiente, non riesce a non mettere in luce le proprie rughe. La pulizia effettuata alle texture è visibile ma non basta a nascondere la scalatura dell’aliasing di alcune linee e modelli con un basso livello di dettagli. La parte che più di tutte risente di questo effetto “gioco d’altri tempi” sono gli effetti particellari e di luce, davvero troppo ridotti perfino se si considera il cell shading. Ne viene fuori un gioco velato da una apparente patinatura, evidente soprattutto nelle cut scene che rivela forse qualche trascurabile dimenticanza in questa versione rimasterizzata.
Di contro la caratura della colonna sonora non ha subito alcuna incrinatura ma anzi, come un vino stagionato, gli anni riescono a concedere ai brani funk che accompagnano l’azione maggiore valore soprattutto per i cultori della qualità sonora. La bellezza dell’accompagnamento sonoro è valorizzato anche dalla possibilità di scegliere il proprio accompagnamento musicale preferito tra quelli che via via si andranno a sbloccare. Il ritmo dell’azione non riesce, come detto, a tenere il passo della ritmata selezione di note che sentiremo, ma poco importa perché riuscirete a godervele ugualmente e forse lo troverete un ulteriore pretesto per rigiocare qualche livello.