Qual è il posto di vacanza ideale per un proprietario di hotel, per di più appartenente alla categoria dei mostri? Beh, una bella crociera potrebbe forse essere la risposta a tante problematiche, come folle troppo nutrite. Sappiamo infatti che i mostri non sono ben visti dagli esseri umani, e in particolar modo da uno di essi, anzi da un’intera generazione che ha fatto della lotta al “temibile” Dracula la sua ragione di vita: i Van Helsing.
Una trama semplice che conquista
Ci troviamo dunque in questo terzo capitolo proprio su una nave da crociera, quando l’ormai cresciuta Mavis con la sua famiglia al seguito, decide di portare il padre ormai troppo stressato e solo in vacanza. Come sappiamo le crociere riservano ai propri ospiti lussuosi trattamenti ma, prima di questo, è possibile optare per la soluzione, o meglio “tema”, più adatto alle proprie esigenze. È così che i nostri protagonisti, dopo un viaggio a dir poco tormentato su un aereo strampalato, si ritrovano a bordo della nave capitanata dall’avvenente Ericka, l’unica umana (a parte Johnny, il compagno di Mavis, ovviamente) su una crociera, appunto, dedicata a un nutrito gruppo di passeggeri mostri. Hotel Transylvania 3, come ci ha mostrato già dal primissimo episodio, sa coniugare il divertimento spensierato dei film di animazione, adatti sia a bambini che adulti, a momenti emozionanti con temi forti come l’uguaglianza e l’accettazione del diverso, nonché l’importanza della famiglia e le difficoltà di un genitore single.
L’arte di trattare temi pesanti con leggerezza
Sì perché la forza di questo franchise è proprio riuscire a mettere a nudo i sentimenti più comuni agli esseri umani, seppur visti dal punto di vista di creature mostruose, quelle stesse che negli anni, con la letteratura, i film e i videogiochi si sono mostrate a noi sempre così pericolose e diverse. È proprio qui che si fonda il messaggio del film: in una moderna e più leggera versione “mostruosa” della tragedia romantica di Romeo e Giulietta, Drac e Ericka, per cui il vampiro ha perso la testa, dovranno trovare il modo di stare insieme nonostante le due famiglie non vedano di buon occhio la loro relazione. La forza vincente della narrazione sta nel fatto che, come sempre, sono i bambini i primi ad accorgersi della purezza dei sentimenti, non viziati da pregiudizi e condizionamenti sociali. Anche qui vediamo, seppur in modo spensierato, come il più piccolo della compagnia, Dennis, sia in grado di non sentire il peso di quello che sta succedendo intorno a lui e di gestire con naturalezza gli avvenimenti, risultando in una serie di gag ben studiate insieme al suo “cucciolo” di cane.
È così che la narrazione, basata su una trama molto semplice, scorre in quello che è un insieme ben studiato di gag, con un crescendo sul finale che è come una festa che si conclude nel migliore dei modi. In tutto questo usciremo dal cinema arricchiti da una piacevole sensazione e con uno di quei messaggi che, quando arrivano da una pellicola di animazione, fanno sempre più breccia.