Il creatore di Cyberpunk 2020 vola in Polonia a provare Cyberpunk 2077

Cyberpunk 2077

Mike Pondsmith è colui che, pur non avendo coniato il termine in sé, ha scolpito nella pietra i dettami di ciò che la parola comporta; e l’ha fatto con il suo fortunato Cyberpunk 2020, che come molti forse non sapranno è un gioco da tavolo. Chi meglio di lui per dare un’opinione informata sull’ultima fatica di CD Projekt RedCyberpunk 2077?

Innanzitutto, Pondsmith difende la scelta dello sviluppatore di impostare il gioco in prima persona; una scelta le cui critiche sono partite da diversi fronti, ma che “l’esperto” ha accolto con un plauso: “Dato che è in prima persona, ciò che amo è che si riesce a rendersi conto di ciò che succede intorno a te in modo periferico. Potresti dover attraversare la strada per prendere qualcosa e sentire qualcuno dire qualcosa, e in quel caso dovresti girarti per capire chi l’abbia detto in una folla e da dove. Non hai una completa consapevolezza situazionale, il che la rende un’esperienza molto più potente”.

Cyberpunk 2077
In più, polemizza contro tutta quella fascia d’utenza che aveva storto il naso rendendosi conto che Cyberpunk 2077 avrebbe affrontato anche temi politici, asserendo che la politica, e quindi la moralità di ognuno, sono temi predominanti nel genere cyberpunk.
“La moralità è cyberpunk […] Lo ridurrò allo stesso consiglio che darei su come si scrive una buona avventura su Cyberpunk 2020, il quale è: “è personale“. Ognuno di noi ha una moralità interna e in base a quella andranno o non andranno contro ciò in cui credono. Ogni buona storia cyberpunk racconta la moralità delle persone coinvolte. A volte non c’entra niente con il salvare il mondo – ma c’entra con salvare te stesso e le persone e le cose a cui tieni, il che lo rende sia intensamente politico che intensamente personale.