Penny Doewood è l’esatto opposto della tipica ragazza della porta accanto: non particolarmente bella, gotica e con una viscerale passione per il macabro e il mondo dell’occulto. Caratteristiche che l’hanno portata (inevitabilmente?) a lavorare in un’impresa di pompe funebri. Ma per via della sua particolare natura “estrema”, che infastidiva i clienti, la ragazza viene licenziata dal suo datore di lavoro. Persa l’occupazione, la giovane prende “baracca e burattini” e se ne torna a casa con il fidanzato. Ma un incidente lungo il percorso le stravolgerà la vita. O la morte. Dipende dai punti di vista. È questo è l’incipit di Flipping Death, avventura grafica degli svedesi di Zoink che segue le orme del già ottimo Stick it to the Man, uscito ormai oltre quattro anni fa su diverse piattaforme. Mentre nel titolo appena citato il protagonista dell’avventura aveva il potere leggere i pensieri delle persone grazie a una strana mano appiccicosa (che gli usciva dalla testa), in Flipping Death la protagonista Penny ha invece la possibilità di prendere il controllo del corpo delle persone. Dono che gli è stato concesso dalla Morte in persona. Proprio così. Ma andiamo con ordine.
“Ciao, sono la Morte, me ne vado in vacanza sulla Luna”
Dopo aver perso la vita in un incidente, la ragazza dark si ritrova nell’aldilà sotto forma di spirito. Non ancora accettato il difficile trapasso, per un fatto assolutamente casuale la neo-fantasma Penny si imbatterà nientepopodimeno che nel Tristo Mietitore, il quale la scambia per il suo sostituto e le consegna la sua falce prima di concedersi un meritato riposo sulla Luna (dove non è mai morto nessuno, e quindi la Morte può trovare la pace): così la ragazza passerà dall’essere l’anomia impiegata di un’agenzia di pompe funebri al vestire i panni della Morte. Decisamente un bel cambiamento, che si traduce, a livello di gameplay, nella possibilità – come già spiegato – di prendere il controllo del corpo (non della mente) degli abitanti di Flatwood Peaks, la strana cittadina che fa da sfondo alle vicende di Flipping Death. Prendendo il possesso del corpo di una persona ancora in vita, Penny si “teletrasporta” quindi dal mondo dei morti a quello dei vivi (con la possibilità di tornare indietro in qualsiasi momento). La transizione fra un mondo e l’altro è ovviamente la chiave di volta dell’intera struttura ludica: i due mondi sono infatti legati a doppio filo e ogni enigma da risolvere viene declinato inevitabilmente dal passaggio fra l’aldilà e “l’aldiqua”. Nei panni della Nera Mietitrice, Penny dovrà cercare di aiutare alcuni personaggi dell’aldilà a trovare la tanto agognata pace spirituale terminando per loro alcuni compiti o situazioni lasciate in sospeso quando erano ancora in vita, come i cavalieri finiti nella pancia di una balena, la sposa cadavere ancora bloccata in un congelatore e tanto altro ancora. Insomma, già da questi pochi esempi si intuisce – come da tradizione Zoink, tra l’altro – quanto l’elemento ironico (con qualche sconfinamento nello humor nero e nel politicamente scorretto) sia caratterizzante di Flipping Death. Diversi inoltre i richiami alle avventure grafiche anni ’80 e ’90, in primis, ovviamente per scelta di tema e per contesto, all’indimenticabile Grim Fandango.
Flatwood Peaks, il mondo dei morti e quello dei vivi
Tornando al gameplay, oltre agli enigmi da risolvere (davvero ben fatti, spesso molto divertenti nella loro risoluzione e sufficientemente complicati. I giocatori più pigri potranno facilitarsi la vita con gli “indizi” presenti nel menu) Flipping Death non disdegna alcuni piccoli slanci di azione, come la presenza del platforming o la ricerca di alcuni spiritelli necessari per poter prendere il controllo dei personaggi vivi. Quest’ultimo aspetto ci è parso però quella meno riuscito e coerente al contesto, non solo perché non particolarmente riuscito e originale ma anche perché probabilmente se ne sarebbe potuto fare a meno. Piuttosto avremmo preferito qualche enigma in più. Punto di forza di Flipping Death (come anche di Stick it to the Man) è una direzione artistica fuori dal comune – sia per qualità che per stile – con personaggi sproporzionati dotati di braccia sottili e lunghissime mai visti prima d’ora, e una grafica in stile cartoon che pare essere uscita da uno di quei libri per ragazzi dove le immagini prendono forma sfogliando le pagine (pop-up). La città e i personaggi di Flipping Death non sono quindi semplicemente bidimensionali, ma sembrano essere stati ritagliati da un cartoncino colorato. Un design davvero unico, dove tutto è un po’ sottosopra; è praticamente il marchio di fabbrica di Zoink, davvero difficile da dimenticare.
Spiritoso e irriverente come le avventure grafiche di un paio di decenni fa (qualcuno ha detto Monkey Island?) e imperniato su di un gameplay davvero originale e ben oliato, Flipping Death è senza dubbio il degno successore spirituale di quell’ottimo Stick it to the Man. Tuttavia la meccanica legata alla cattura degli spiritelli per poter prendere il controllo dei vivi poteva essere studiata meglio o lasciata proprio perdere, anche perché spesso legata a un platforming un po’ anonimo. Inoltre nei panni di Penny abbiamo incontrato diversi problemi di natura tecnica: spesso è capitato di dover riavviare il gioco perché la risoluzione di alcuni enigmi era bloccata, oppure la protagonista non era più in grado di compiere alcuni movimenti.