Remnant: From the Ashes Anteprima, un soulslike a colpi di revolver

La gamescom di Colonia non è solo la più importante vetrina europea per mettere sotto i riflettori opere multimediali dai budget a otto zeri e dall’incredibile risonanza mediatica: si tratta anche di un variegato assortimento di titoli innovativi e anticonvenzionali, alcuni dei quali sono ancora in attesa di essere prese per mano dal publisher di turno.

In questo contesto non c’è da meravigliarsi se una casa ben nota come Perfect World Entertainment decidesse di spingere su progetto ambizioso ed allo stesso tempo atipico come Remnant: From the Ashes, nientemeno che un action shoter survival in terza persona che somma fasi di esplorazione a impegnative boss fight.

Partendo dalle basi, la nuova creatura di Perfect World non si vergognerebbe di essere definita in parte come uno shooter dall’anima soulslike. Ad accompagnare i tumble con frame di immortalità ed una meticolosa gestione della stamina (o della fragile barra della salute) vi è un sistema piuttosto canonico di shooting in terza persona. Non paghi dell’accoppiata, gli sviluppatori hanno proposto un cupo setting postapocalittico, navigabile al pari delle opere del maestro Miyazaki. Esplorazione che è piacevole quanto necessaria dal momento che le munizioni e i materiali scarseggiano, come impone il genere surival, ed è imperativo rifornirsi alla prima occasione.

Un impianto ruolistico, dinamiche action e lo shooting in terza persona. Se non avessimo messo le mani sul titolo, faticheremmo a non accusare i designer di averlo eccessivamente sovraccaricato. Eppure, e qui viene il bello, per quanto il Remnant: From the Ashes non sia per nulla (e come potrebbe?!) intuitivo, questo “mappazzone” funziona. Funziona bene.

A testimonianza di quanto detto sopra, partiamo col precisare che di ogni genere da cui la software house ha pescato,  ha saputo prendere del buono ed anzi, tutto ciò che abbiamo provato nella demo ha restituito un ottimo feedback, di quelli che ti mettono in guardia sul numero vertiginoso di ore che potresti impegnare sul gioco. Sparare e colpire i punti critici dei mutanti-zombie che tentano di sopraffarci (evviva gli headshot) è estremamente soddisfacente, grazie un sistema semplice e responsivo. Così come è soddisfacente schivare gli attacchi dei nemici, nonostante sia tutt’altro che semplice.

La versione di prova che abbiamo esaminato permetteva di gettarsi nell’azione con due “pre-set”, come quelli che in Dark Souls scegliamo ad inizio partita e come in esso il giocatore è libero di fare evolvere il proprio avatar come più preferisce, gli sviluppatori hanno precisato che è possibile ovviamente anche partire da zero. La classe che abbiamo scelto era dotata di fucile a pompa e di revolver, come dell’abilità di evocare fino a tre famigli utili per fare da prima linea contro i nemici. L’altra era decisamente più votata allo sfruttamento delle abilità da tiratore. Le ambientazioni disponibili e raggiungibili tramite il fast travel nei checkpoint (qualcuno ha detto falò?) nella demo erano due: una sorta di metro abbandonata ed una foresta.

In ultimo, la boss fight situata in un ampio spazio cittadino fuori dalla zona sotterranea è stata il giusto compromesso di tensione ed epicità: siamo morti la prima volta per tornare a vendicarci del grosso mostro mutante in stile Evolve più determinati che mai.

Senza usare mezzi termini Remnant: From the Ashes è un gioco che ci ha particolarmente colpito, sia per il lodevole coraggio nel portare avanti un progetto tanto ambizioso a livello di design, sia per il feeling notevole che ha saputo trasmetterci. Di certo seguiremo con zelo la fine dello sviluppo ed il lancio del titolo e non ci resta altro che consigliarvi di fare lo stesso.