Dying Light Bad Blood Anteprima, uno spassoso canto del cigno

L’esistenza di Dying Light è stata forse fra le più travagliate nella storia recente, ma alla fine il survival horror di Techland è riuscito a prendersi la sua meritata rivincita, aggiungendo sul piatto una quantità di contenuti tale da mettere a tacere anche i detrattori più smaliziati. Neanche i suoi stessi creatori avrebbero potuto immaginare un simile successo postumo, fra i primi DLC, tutto sommato ben accolti, e il più recente The Following, un’esperienza story-based standalone acclamata da critica e pubblico, ricca di buone idee e spunti. Il supporto fornito a Dying Light è stato encomiabile, fra i migliori negli ultimi anni, e non è affatto finito: per preparare il terreno al futuro lancio di Dying Light 2, gli sviluppatori hanno deciso di regalare (si, avete capito bene, regalare) alla community un nuovo, imponente update, che introduce nel gioco una vera e propria modalità battle-royale, denominato Dying Light: Bad Blood.

Nel booth gamescom di Techland, nero come la pece e impenetrabile, ho avuto occasione di giocare un paio di partite a Bad Blood prima di assistere alla presentazione hands-off di Dying Light 2. Fin dal primo avvio del gioco, legato su PC ad un altro launcher e con menu completamente differenti ho capito che si trattava di qualcosa di completamente nuovo ed antitetico all’esperienza tradizionale uscita tre anni or sono, in pieno stile The Following, di cui però Bad Blood rappresenta l’altra faccia della medaglia. Se in quel caso parlavamo di un’esperienza per giocatori solitari o al massimo cooperativa, qui per la prima volta viene introdotto in Dying Light il multiplayer PvP competitivo, di stampo battle-royale, per l’appunto. Dopo aver formato due lobby, composte ognuna da dodici giocatori, mi sono lanciato insieme agli altri in un paio di serratissime partite all’ultimo sangue: scopo di Bad Blood, come suggerisce il nome, è dare la caccia a diversi “nest” infetti da cui estrarre preziosi campioni di sangue, che andranno poi portati in salvo raggiungendo un punto di estrazione ben preciso e caricati su un elicottero per vincere la partita. Dopo aver fatto un po’ di chiasso in un’apposita lobby condivisa, i giocatori vengono fatti spawnare tutti quanti simultaneamente in una grande area di gioco all’interno dei bassifondi di Harran, con la necessità di trovare quanto prima armi, gadget, kit medici, potenziamenti e qualsiasi altro oggetto utile alla propria sopravvivenza. Oltre agli altri player, pronti a vendere cara la pelle pur di raggiungere lo stesso obiettivo prima di noi, dovremo guardarci le spalle anche da diversi zombi di ogni tipo (normali, freakers, corazzati, distruttori, ecc.) collocati in punti strategici a protezione dei nidi, oltre che da nemici umani dotati di una certa resistenza e parecchio difficili da abbattere.

Ogni tanto, nella mappa verranno lanciati randomicamente diversi utili rifornimenti da un aereo, in maniera simile a quanto avveniva nel gioco base: inutile dire che appena ognuno di questi tocca terra, si scatena fra tutti quanti una lotta selvaggia e convulsa per appropriarsene. È meglio evitare di esporsi troppo, però: una volta morti, si viene automaticamente esclusi dalla partita e messi in modalità spettatore, come da prassi per qualsiasi battle-royale, senza più possibilità di vincere. La classifica finale viene ovviamente stabilita sulla base di chi è riuscito a sopravvivere di più, con ingenti bonus per quelli che riescono a fare più punti nel frattempo, uccidendo altri giocatori e prelevando quanti più campioni possibile. Per aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza e garantirsi maggiori chance di vittoria, come già accennato, ogni giocatore può potenziare le proprie armi recuperando determinati power up disseminati a caso nell’arena. Molto dipende anche dal punto di spawn: a me, ad esempio, è capitato di cominciare in una posizione molto favorevole nella prima partita, vicino ad una casa piena di ogni bendiddio. Nella seconda, invece, non sono stato altrettanto fortunato, ritrovandomi vicino ad un sorvegliatissimo nido: mentre cercavo di fare mio il bottino, sono stato sorpreso alle spalle da un altro giocatore armato di arco e mazza, che ha posto fine prematuramente alle mie scorribande. Nel complesso, però, simili inconvenienti sono tutto sommato normali per un’esperienza che non punta sulla competizione dura e pura, ma che al contrario vuole e deve basarsi anche un po’ sulla fortuna per garantire una certa dose di divertimento. Quello del possibile “sovraffollamento” di alcuni punti strategici sulla mappa, con conseguente eliminazione di troppi contendenti in poco tempo, è un problema che forse potrebbe essere risolto introducendo nuove arene, come la zona dello stadio di Harran o la città vecchia, oppure diminuendo il numero di giocatori a 6 o 8: in tal senso, gli sviluppatori ci hanno già confermato di essere al lavoro per implementare altre novità. Dying Light: Bad Blood è stato confermato sia per PC che per console, ma, grazie all’accesso anticipato, arriverà prima sulle piattaforme di Microsoft.

Bad Blood sembra davvero una piacevolissima aggiunta ad un piatto di per sé già ricchissimo nei contenuti come quello di Dying Light. Techland ha fatto suo un modello produttivo virtuoso, che le consente di pubblicare più contenuti del solitoso a cadenza regolare, fornendo, in questi anni, un supporto invidiabile al suo ultimo pargolo. In tal caso la modalità battle-royale, benché fatta anche un po’ per cavalcare la moda di Fortnite e PUBG, è un’aggiunta più che sensata per il titolo a cui appartiene e che andrà a completarne l’esperienza in un modo che tre anni fa nessuno si sarebbe mai immaginato.

Nato nello scorso millennio con una console fra le mani e rimasto per molti anni confinato nel mondo distopico della Los Angeles del 2019, ha infine deciso di uscirne per divulgare al mondo intero le sue più grandi passioni: il videogioco in tutte le sue forme, il cinema (quello vero) e Dylan Dog.