Battlefield V Recensione, uomini e donne nella WWII

Battlefield V Electronic Arts

Nonostante la brutalità della guerra e il desiderio umano che certi orrori non si verifichino più, il gusto per la battaglia non abbandona mai completamente l’istinto primordiale che è insito in noi. Ne sono prova gli innumerevoli titoli che si rifanno a grandi battaglie combattute in passato, e le innumerevoli volte che abbiamo rivissuto scene tratte dalla Seconda Guerra Mondiale, come lo sbarco in Normandia o la presa di Berlino, in incalcolabili titoli usciti dagli albori del genere videoludico. Certo, lungi da noi definire tutti i videogiocatori come guerrafondai, saremmo i primi a esserlo e non vogliamo rivangare le memorie ignoranti di alcuni personaggi pubblici e della carta stampata alla ricerca di facili consensi nel nostro, ahìnoi, ancora arretrato paese dal punto di vista della cultura videoludica.

I giochi che hanno come punto focale la guerra solitamente non la trattano alla leggera, e spesso anzi servono anche a far conoscere certi periodi storici, facendo riflettere anche il giocatore su cosa è significato vivere certi attimi bui dell’umanità. Ovviamente poi non manca l’aspetto ludico, che serve a rendere il tutto più godibile; un po’ come succede con certi film, a volte forse troppo eroici, ma mai irrispettosi della storia.

Così tratta la Seconda Guerra Mondiale anche il nuovo Battlefield V, che passa dal primo conflitto mondiale al secondo nell’arco di due titoli, tornando alla battaglia contro i nazisti tanto abusata nel mondo virtuale, ma stavolta decidendo di non concentrarsi su aspetti triti e ritriti, andando invece a puntare la lente d’ingrandimento su alcuni punti meno conosciuti della guerra che infuriò fra il 1940 e il 1945.

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La storia la fanno gli uomini

Battlefield V ritorna alle Storie di Guerra già viste nel precedente episodio, Battlefield 1, stavolta introducendo il tutto con un’avvincente sequenza iniziale, che ci fa passare da un fronte a un altro, creando un montaggio giocabile di grande spettacolarità. Le Storie di Guerra affrontabili attualmente sono tre, con una quarta in arrivo il 6 dicembre col primo DLC del pacchetto (gratuito): Venti di Guerra. Ogni storia è divisa in tre capitoli che dovremo affrontare con un personaggio specifico.

Il primo si intitola “Nessuna Bandiera” e ci vedrà nei panni di Billy Bridger, un ladruncolo inglese che decide di arruolarsi nell’esercito piuttosto che marcire in una prigione. Billy, a sua insaputa, farà parte del prototipo di quelle che poi si evolveranno come squadre speciali, atte ad agire oltre le linee nemiche con pochi uomini allo scopo di sabotare le risorse avversarie. Proprio questo sarà lo scopo di Billy mandato sul fronte libico a combattere i nazisti. Le missioni di questa mini campagna saranno improntate più sullo stealth che sull’assalto indiscriminato. Con Billy dovremo farci strada in accampamenti nemici tentando di non farci vedere per danneggiare gli avversari e farla franca. Molto ispirata la seconda missione con un piccolo livello open world, dove avremo diversi obiettivi da raggiungere nell’ordine e nelle modalità da noi preferite. Certo, niente di trascendentale, ma queste piccole libertà aiutano a variare una formula che in passato risultava troppo lineare.

La seconda storia si intitola invece “Nordlys“, e ci vedrà stavolta immedesimarci in una partigiana norvegese di nome Solveig, con la missione di liberare uno scienziato da un complesso occupato dai nazisti. Anche in questo caso lo stealth sarà fondamentale per risolvere i tre livelli proposti, anche se non mancheranno dei tocchi di originalità, come alcune punte di survival messe nell’affrontare le freddi terre del nord. Dal punto di vista narrativo è sicuramente la storia più riuscita, con i sentimenti di Solveig che risultano molto più intimi e riflessivi della storia precedente, invece più scanzonata e più da classico film di guerra eroico.

Infine, l’ultima parte delle Storie di Guerra si intitola “Tiralleur” (fuciliere) e ci permette di affrontare la guerra dal punto di vista di Deme Cisse, soldato delle colonie francesi chiamato a difendere una patria mai vista prima, ma che ha imparato a idealizzare. I temi trattati sono più che mai attuali, con il razzismo che serpeggia tra i compagni di battaglia e la disillusione di una terra promessa che non è come ci si aspetta. Il tutto è comunque trattato con rispetto e senza appesantire troppo il flusso che alterna azione e narrazione. Le missioni affrontabili sono molto più classiche rispetto alle prime due mini campagne, ma non per questo meno soddisfacenti, infatti risultano tutte e tre piuttosto godibili, grazie anche a degli immancabili colpi di scena finali.

La campagna single player di Battlefield V può essere finita in circa 5 o 6 ore (a seconda della difficoltà in cui la giocate), e nonostante la linea intrapresa nel raccontare la guerra ci sia piaciuta, ci saremmo aspettati di più sia dal punto di vista della longevità che della narrazione. Le storie sono completabili in circa un ora e mezza ciascuno e non si fa in tempo ad affezionarsi o ad appassionarsi ai personaggi che sono già finite, riuscendo a sviluppare poco i temi trattati. Dal punto di vista del gameplay il divertimento non manca, ma non c’è davvero nulla di realmente innovativo che non è stato già visto in passato. Avremmo gradito una maggior cura da parte di questi elementi, che, nonostante siano comunque gradevoli, avrebbero potuto diventare molto più consistenti anche in merito delle importanti tematiche affrontate.

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Guerra di massa

Battlefield è sinonimo di battaglie campali in multiplayer, e ovviamente queste non mancano nemmeno stavolta. La base è rimasta intatta rispetto a quanto abbiamo visto nel precedente Battlefield 1 e i fan della serie saranno lieti di sapere che le emozioni da battaglia campale in 32vs32 sono rimaste le stesse con qualche miglioramento su diversi versanti. Il gunfight e il time to kill non hanno subito grandi variazioni, Battlefield V si riconferma un gioco più riflessivo, dove andare allo sbaraglio da novelli Rambo significa solo un viaggio per il punto di respawn più vicino. La tattica acquista ancora più valore nel nuovo titolo di EA e DICE, e il gioco di squadra è stato enfatizzato maggiormente rispetto al passato.

Innanzitutto, adesso tutti i membri di un team potranno rianimare i compagni, il medico avrà il vantaggio di poterlo fare in maniera più veloce. Le munizioni saranno molto minori ad ogni ripartenza e la classe supporto avrà un’importanza primaria per quanto riguarda questo fattore, pena l’esaurimento delle munizioni in momenti pericolosi. La composizione di un team dovrà essere più selettiva per riuscire a competere contro l’esercito avversario, in modo da far fronte a tutte le problematiche della battaglia. Il leader di un team potrà anche impartire ordini, che, se rispettati, garantiranno dei punti in grado di sbloccare degli armamenti molto potenti in grado di mettere in difficoltà le forze avversarie. Nelle nostre partite abbiamo notato una maggior tendenza a giocare in gruppo, anche fra perfetti sconosciuti.

Altra novità di questo Battlefield V sta nella progressione del personaggio. Il sistema è stato alleggerito e semplificato in molti passaggi, le quattro classi restano uguali a quelle viste nel precedente capitolo, con Assalto, Medico, Supporto e Cecchino, la differenza sta che man mano che si sale di livello in ogni classe si possono sbloccare delle sottoclassi in grado di cambiare di molto il gameplay con abilità e talenti unici. Ciò aumenta anche la varietà di approcci alla battaglia e rende più divertente specializzarsi nelle proprie classi preferite. Cambiato anche il sistema delle armi, che ora guadagneranno esperienza con l’utilizzo, sbloccando inoltre delle skill speciali, come la diminuzione del rinculo o l’aumento della capacità del caricatore. La personalizzazione ci sarà comunque, con un’ampissima selezione di parti da utilizzare, ma se togliamo il mirino, il resto avrà una valenza puramente estetica.

Per quanto riguarda le modalità invece ne avremo un bel po’ da giocare, con diversi grandi classici, immancabili in ogni sparatutto, come Deathmatch a squadre, Dominio o il vecchio Conquista che ritorna anche in questo caso. L’aggiunta più interessante è però Operazioni su Vasta Scala, una divertente nuova modalità che si divide in tre match uno dietro l’altro con diversi obiettivi da raggiungere, che cambiano a seconda della fazione e della mappa. Abbiamo trovato questa nuova modalità molto divertente, grazie alla varietà di situazioni e al cambio di round che ci fa sentire davvero come se fossimo all’interno di una guerra con diversi fronti da conquistare. C’è ancora da sistemare qualche problema di respawn, che spesso (questo in tutte le modalità) ci fa ritornare in vita in zone troppo pericolose.

Purtroppo all’appello mancano ancora due importanti modalità che arriveranno solo in seguito, ossia la modalità in cooperativa, chiamata Combined Arms, e l’attesa Battle Royale dal nome Firestorm, che arriverà solo fra diversi mesi. Diciamo dunque che, nonostante le Operazioni su Vasta Scala offrano un buon intrattenimento, ci saremmo aspettati qualche novità in più al lancio. La selezione dunque non è ancora completa e dovremo attendere ancora dei mesi per vedere il resto che arriverà, per fortuna, gratuitamente.

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Il ritorno del Frostbite

Dal punto di vista tecnico, Battlefield V è realizzato in maniera ottimale. DICE ha utilizzato fino all’estremo il suo Frostbite, ottenendo delle ambientazione ampie e dettagliate con una grafica molto realistica. Nella campagna, il gioco ci regala dei paesaggi finemente realizzati con una grande attenzione al dettaglio, mentre nelle otto mappe che formano la parte in multigiocatore notiamo invece una tendenza alla distruttibilità mai vista prima, con degli effetti particellari davvero incredibili. C’è ancora qualche problema con le animazioni dei soldati e soprattutto dell’effetto ragdoll dei cadaveri, ma nel complesso non abbiamo visto la presenza di grossi bug nel titolo.

Il netcode su PC si è dimostrato stabile e non ha dato grossi intoppi, riuscendo a far filare tutte le partite in modo liscio senza grossi problemi di lag. Infine, anche il comparto sonoro si difende bene grazie a una OST azzeccata per i momenti bellici che ci troveremo a vivere (soprattutto nella campagna) e per la campionatura dei suoni delle armi e dell’ambiente.

Battlefield V si presenta come un seguito di Battlefield 1 per quanto riguarda l’impostazione generale. Il ritorno alla Seconda Guerra Mondiale è stato curato in modo ottimale per evitare l’effetto di già visto, dato il grande utilizzo di quest’ambientazione negli sparatutto. La campagna funziona bene e ha come difetto principale la sua scarsa longevità, un vero peccato perché alcuni temi meritavano un approfondimento maggiore. La componente in multigiocatore non delude e riesce a donare quella sensazione di battaglia campale che solo il titolo di DICE riesce a dare, inoltre l’importanza maggiore del gioco di squadra rende il tutto più divertente. Unica pecca è la blanda presenza di contenuti al lancio, ma che arriveranno con i DLC gratuiti per tutti chiamati Venti di Guerra. Vedremo dunque in futuro quanto Battlefield V migliorerà grazie alle nuove modalità in arrivo.

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).