La Cina ammorbidisce la sua posizione sui videogiochi

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I giocatori cinesi possono tirare su un sospiro di sollievo: la volta scorsa vi avevamo parlato di un’ondata di censure in Cina, operata dal Comitato di revisione etica per il gioco online, che aveva colpito -tra i tanti giochi- Fortnite, PUBG e Overwatch, per contenuti troppo espliciti e un linguaggio troppo volgare (anzi, “disarmonico”) utilizzato in chat.

Ebbene, a giudicare dalle parole su Twitter dell’analista Daniel Ahmad, quella lista trapelata pare fungesse solo da “esempio”, poiché -a suo dire- “il Comitato non valuta giochi già pubblicati“, ma solo quelli in via di lavorazione. E da qui si capisce come la Cina sia riuscita ad avere una versione di Kingdom Hearts III senza Winnie the Pooh.

Per cui buon per giocatori e sviluppatori di questi giochi, anche per quanto riguarda le opere in arrivo, dato che il Comitato ha ricominciato ad approvare titoli in arrivo. Bene, ma non benissimo, poiché tale burocratizzazione estrema nuoce non poco al mercato videoludico cinese: infatti il fermo dei giochi negli uffici del Comitato ha arrestato la crescita del settore in Cina al 5%, quando negli anni precedenti si arrivava alle due cifre. “Il Comitato ha approvato il primo lotto di giochi, e faremo il più presto possibile per rilasciare le licenze”, afferma Feng Shixin, capo dell’Amministrazione statale della stampa e delle pubblicazioni. “C’è una grande riserva di giochi da valutare, quindi ci vorrà un po’. Continueremo a lavorare sodo.”