La teoria dei sei gradi di separazione, presa da Wikipedia, in semiotica e in sociologia è un’ipotesi secondo la quale ogni persona può essere collegata a qualunque altra persona o cosa attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 5 intermediari. Ma la scelta del titolo da parte di Moondrop, Degrees of Separation, è relativa più che altro ad una situazione più tangibile. Quei “degrees” si riferiscono ai gradi con cui si misurano le scale di temperatura. Perché il platform action che andremo ad analizzare si basa su due mondi distinti, che sembrano inavvicinabili: uno fatto di colori freddi e l’altro di caldi. Dove un protagonista è portatore del fuoco e l’altro del ghiaccio, con un muro che non vuole far toccare i due universi e i due personaggi. Un puzzle game pensato in primis per la collaborazione, giocabile anche in single player, ma meglio, molto meglio, se in compagnia.
Degrees of Separation arriverà il 14 febbraio sa Steam, PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch. Noi abbiamo testato la versione PC.
C’era una volta…
La storia si svolge in un regno, non sappiamo neanche il suo nome, ma forse non serve. Ciò che dobbiamo sapere è che d’improvviso due personaggi si svegliano, e quasi istintivamente sentono il bisogno di avvicinarsi. Si tratta dei due protagonisti, Ember e Rime; la prima, portatrice di calore e colori caldi, il secondo eroe del regno decaduto accompagnato da venti gelidi e sfumature fredde. Ember, da sempre abituata al suo mondo, inizia a sognare quello di Rime, e così Rime fa lo stesso con quello di Ember. Il loro incontro sarà il primo passo per capire cosa sta succedendo in questo universo che pare in rovina, e che funziona perfettamente da pretesto a quella che è la meccanica principale di gameplay del titolo, di cui parleremo più avanti. Tutta la storia, estremamente descrittiva, viene raccontata da una voce narrante, che farà da sottofondo al vostro cammino (con anche i sottotitoli in italiano). Come succede spesso quando si fa questa specifica scelta, se da una parte il sentire la voce anche durante l’azione fa sembrare che il tutto stia accadendo in quel preciso momento, immergendo di più il giocatore, dall’altra può distogliere l’attenzione proprio alle parole, facendo perdere qualche passaggio. Storia comunque riuscita nella sua semplicità di fondo e nella sua non totale linearità grazie alla mano saggia di un veterano dell’industria, quel Chris Avellone che vent’anni fa aiutava Interplay con Fallout 2 e Planescape: Torment.
Caldo, Freddo, Freddo, Caldo
Ma passando al concreto… come funziona Degrees of Separation? Il titolo, come dicevamo in apertura, è pensato soprattutto per il multiplayer a due giocatori, in locale. Ad inizio partita infatti, se siete in coppia, potrete scegliere chi prende Amber e chi prende Rime. Nel caso foste da soli (come lo abbiamo testato noi) ovviamente selezionerete entrambi i personaggi. E agire con “due teste” sarà decisamente più complicato. Se da una parte, può effettivamente alzare il tasso di sfida, dall’altro può risultare a tratti più snervante, specie quando i due personaggi devono interagire in spazi di tempo brevi. I tasti da premere sono pochi (provato con tastiera). Con A e D vi muovete a sinistra e a destra, con la barra spaziatrice saltate e con E aprite dei portoni. Se siete in solitaria, con Q cambiate il personaggio e con F fate avvicinare il PG che al momento non state controllando. Abbiamo trovato solo un poco scomodo il salto, forse più comodo su W, ma nulla di trascendentale. Ciò che dovrete fare, il vostro compito al fine di ultimare il gioco, sarà quello di trovare dell particolari sciarpe sparse per il mondo. Per farlo dovrete risolvere dei rompicapi in cui utilizzare al meglio i due poteri di Amber e Rime. La parte di mondo calda attiverà particolari meccanismi (come dei soffioni di vapore che vi faranno andare più in alto), mentre la parte fredda ne attiverà altri (Rime ad esempio ghiaccia l’acqua). Sarà quindi un pensare costantemente a chi far fare la cosa giusta al momento giusto, e questo alza il tasso di sfida.
Questo perché, come dicevamo prima, una parte di schermo del personaggio porta il mondo caldo, e l’altra il freddo e ci sarà sempre una linea di confine che li dividerà. Voi dovrete muovere il personaggio giusto nella parte esatta dello schermo, per far si che si attivino quei meccanismi di cui parlavamo prima. E andrete avanti così per tutto il gioco. A proposito di sfida, una buona trovata del titolo di Moondrop è che avrete libertà nella scelta dei puzzle. Nel senso. La successione non è obbligatoriamente la stessa. Se vi siete bloccati con un rompicapo, potrete andare avanti nel mondo e farne un altro, e tornare al precedente tramite delle porte che, una volta attivate, vi faranno fare dei viaggi (semi) istantanei tra un quadro e l’altro. Abbiamo apprezzato particolarmente questa scelta. Così come abbiamo gradito in modo totale la scelta artistica. Dai personaggi, agli sfondi, a queste due palette di colori che si alternano costantemente, il tutto accompagnato da una scelta musicale che si divide in aperture di piano estremamente dolci ad un’atmosfera tra il misterioso e il sognante con synth e effetti tra i “campi delle promesse”.
Degrees of Separation è un buon puzzle game. Consigliato maggiormente per chi ha un amico in casa con qui giocarci, unisce una storia piacevole ad un comparto visivo e audio di livello elevato. Il tutto mescolando in modo riuscito la storia di questo mondo unita al gameplay. Come ogni rompicapo ci saranno momenti in cui gettare la spugna può sembrare l’unica via d’uscita, ma utilizzando il cervello, risolvere il tutto risulta sempre appagante. La possibilità di scegliersi la successione dei puzzle da fare, specie quando ci si è appunto bloccati, migliora in tal senso lo stato d’animo del giocatore, che non è costretto a fossilizzarsi su un determinato schema.