Uno dei ricordi più cari della nostra infanzia è strettamente legato all’approccio che abbiamo avuto, anche se modo trasversale, con il brand One Piece. Le avventure della ciurma del Cappello di paglia hanno affascinato una generazione di appassionati, specialmente per i memorabili protagonisti che ne impreziosiscono la serie. Dall’anime al manga, i disegni di Eiichiro Oda sono divenuti simboli di libertà e ghiotti esempi di avventure a tema piratesco, tanto che la serie ha conquistato un seguito senza precedenti. Il numero di puntate dell’anime hanno eclissato molti record già esistenti, offrendo puntualmente risvolti intriganti e un costante ringiovanimento contenutistico. La storia videoludica dell’opera non è mai tramontata, ma anzi, la rocambolesca ciurma ha avuto modo di sbocciare in titoli assai ambiziosi, come ad esempio la serie dedicata One Piece: Pirate Warriors. Dopo vari tentativi, non sempre efficaci a livello di mercato, ecco emergere l’atteso One Piece: World Seeker, un orgoglioso action open-world targato Bandai Namco, che prova a stupire sfruttando una lunga serie di elementi coltivati diligentemente in questi anni. Sarà riuscito lo storico brand a raccogliere i frutti del suo successo?
Senza la mia ciurma non sono un pirata!
Consci del fatto che la potenza del marchio stesso possa valere come una garanzia di qualità da molti, non bisogna omettere tuttavia che ci troviamo al cospetto di un prodotto comunque di nicchia. I tempi corrono e il mercato fagocita rapidamente tutto ciò che rimane marginale allo stesso, eppure One Piece è una certezza in qualunque salsa lo si propone. L’opera non si perde in chiacchiere e ci trasporta nell’universo cartoon palcoscenico della lotta per il dominio del mare. Lo storico dualismo tra Marina e pirati muove le redini anche nella nuova epopea della ciurma del Capello di paglia, spalancando le porte a una storyline inedita. Se da una parte One Piece: World Seeker appare restio dal coinvolgere la nuova generazione di giocatori, dall’altra la trama traspare come una coinvolgente caccia al tesoro, nella quale il nostro obiettivo è l’excursus completo tra ambientazioni e l’incontro con storici protagonisti. Per sopperire allo sgradevole effetto del già visto, specialmente da parte di chi segue il brand sin dagli inizi, Eiichiro Oda forgia l’antagonista perfetto per limitare la libertà di Rufy e i suoi amici, Isaac: un cyber comandante dai capelli blu, che impone la sua autorità con il pugno di ferro.
Il comandante dai capelli blu rappresenta a tutti gli effetti il vertice più alto del potere della Marina su tutta l’isola ed è il meccanismo che costringe il nostro eroe a numerosi salvataggi disperati. L’ombra soffocante dell’esercito stringe in una morsa tutti gli abitanti del luogo, i quali, in cambio di una velata protezione, sono divenuti loro succubi. Laddove le città rimangono in traballante equilibrio tra libertà e controllo, i pirati rappresentano l’altra faccia della medaglia: senza regole e alla disperata ricerca d’avventura. Vestire i panni di Rufy rimane indiscutibilmente un’esperienza piacevole, ancor di più se si tratta della chiave di volta di uno dei progetti mangofili più ambiziosi di Bandai Namco. L’ardente bisogno d’avventura è secondo solo alla fedeltà per la sua nave e la ciurma più esplosiva del mondo animato. L’aria che si respira nello scorrazzare liberamente nell’isola emana ora aspra tensione, dovuta dall’estenuante presenza dei nemici, ora profumo di filosofia cosmopolita. Il giovane eroe dalla potenza elastica è l’unico in grado di scagionare la popolazione dal grande occhio della Marina ed incarna le speranza di chi incontra, divenendo simbolo di indipendenza. L’assoluta immedesimazione nel protagonista e l’ammaliante richiamo all’esplorazione cedono il passo solo al carisma indiscusso dell’eroe, che si erge a bandiera degli indifesi.
Un open-world a doppio taglio
L’ambizioso progetto di Bandai Namco mette in moto un entusiasmante motore di pura creatività, ma a fatica spiega le ali per l’eccellenza. Guizzare da un palazzo ad uno altro in vertiginose città o balzare da un albero in rigogliose distese naturali, grazie al duttile potere di Rufy, risulta appagante e intuitivo. Fluidità e coinvolgimento tuttavia non riescono da sole a sorreggere la vacua presenza di profondità scenica che, ahimè, non riesce a far brillare l’intrigante l’open-world promesso. La delusione più grande si evince nel cuore dei centri abitati, nei quali è impossibile accedere a edifici o zone particolari, perfino nella maggior parte delle missioni secondarie proposte. Sappiamo quanto sia complesso dar vita a un mondo così variopinto come quello di One Piece, ma ci aspettavamo sinceramente una maggiore libertà d’esplorazione, anche perché il titolo vanta di un elevato numero di avamposti nemici, ognuno ben strutturato e imponente dal punto di vista del level design. Concedere una così vasta opportunità di esplorazione per poi tappare le ali in zone così magistralmente dettagliate ci ha più volte lasciato con l’amaro in bocca, ma siamo consci che siano elementi da prendere in considerazione per il futuro. Ci troviamo comunque allo stretto seguito di una storia potenzialmente infinita, quindi possiamo dire a gran voce di essere orgogliosi di trovarci dinanzi un importante passo nel genere open-world a tema manga, anche se con dei limiti piuttosto goffi. Basti pensare che se qualora cadessimo in acqua respawneremo sulla terraferma: un paradosso per un pirata e una magra limitazione esplorativa.
Laddove la rigidità d’esplorazione limita notevolmente l’esperienza ludica proposta, Monkey D. Rufy riesce nuovamente a trainare l’interesse e la longevità dell’opera, in parte merito del suo carattere dirompente. L’invitante albero di abilità che caratterizza i poteri del nostro eroe è ora più che mai portato alla sua massima espressione. Fluttuare in aria sfruttando le proprie gambe come elicottero o utilizzare i propri arti come imponenti arnesi da battaglia sono solo alcune delle eccezionali abilità che rendono One Piece: World Seeker lo ballata perfetta del pirata più amato dell’animazione. Non sempre l’approccio più diretto si rivela la carta vincente da sfoggiare: in questi casi può essere opportuno ricorrere ad un certosino utilizzo della visione Kenbunshoku. Questa modalità offre un focus ben distinto sugli obiettivi intorno a noi, utile per uscire indenni dalle roccaforti nemiche e per pianificare al meglio la strategia vincente. L’approccio stealth ora agevolato dalla presenza di barili vuoti da usare per spostarsi, ora premiata da letali uccisioni furtive, garantisce un’assoluta varietà di gameplay e una certezza per chi intraprende la vertiginosa impresa di completare il gioco a difficoltà elevate. Gli scontri tutto sommato risultano avvolgenti, anche se quasi totalmente per merito del divampante moveset del protagonista: sempre fluido e dal melodioso impatto artistico.
In un mondo di finti Marine sii un vero pirata!
Sebbene l’eroe dal Cappello di paglia troneggi indiscusso nel panorama di One Piece: World Seeker, il titolo risente di un antiquato sistema d’intelligenza artificiale, di gran lunga distante dai propri competitor. I nemici, marine o pirati che siano, non brillano per imprevedibilità, ma anzi si presentano alquanto legnosi e dai movimenti troppo rigidi. Ciò, che potrebbe rappresentare un punto a favore durante il combattimento, rende gli scontri palesemente innaturali e assai frustranti a modalità avanzate. L’IA non eccelle specialmente negli scontri ravvicinati, ma offre numerosi stimoli a livello di design, specialmente grazie alla diversità che caratterizza nemici base e boss, in particolare quest’ultimi indiscutibilmente memorabili. Optare per il minuzioso sviluppo delle abilità di Rufy offre una gustosa spettacolarità a livello ludico, anche se non si può che rimanere delusi nel costatare la quasi totale inutilità della ciurma. Vi sono comunque eccezioni godibili, come Freaky e Usop: i due personaggi coinvolti nella costruzione di accessori ed equipaggiamenti, che potranno essere forgiati con gli opportuni materiali. Anche Sanji fa la sua comparsa in grande spolvero e, rispecchiando fedelmente le sue origini, si ripropone come l’eccezionale cuoco di bordo, commissionandoci delle piacevoli missioni extra. In quanto a varietà il gioco le prova davvero tutte, garantendo un eccelso quantitativo di missioni secondarie, che regalano ore ed ore di spensierato intrattenimento. L’unico dispiacere è che una buona parte di queste risente di un ciclo di ripetitività assai sgradevole, che alla lunga macchina il lusinghiero numero di azioni proposte.
Valutare One Piece: World Seeker è quanto meno un lavoro ingrato, specialmente perché si tratta di un’opera che compie un salto coraggioso, partendo da un passato traballante, destabilizzato dal controverso One Piece: Pirate Warrior. La maestosa apparizione di Monkey D. Rufy come protagonista di un open-world funziona solo parzialmente. Laddove il carisma iperbolico dell’eroe offusca gran parte delle sbavature di design che non rendono l’opera così memorabile come si pensava, l’esplosività delle lotte e lo squisito sistema di movimento garantiscono al gioco longevità e godibilità. La resa grafica cartoonesca aiuta notevolmente il prodotto a distinguersi nel panorama videoludico, anche se non gode della profondità scenica meritata. La partecipazione attiva di Eiichiro Oda e la garanzia di Bandai Namco fanno comunque emergere il prodotto dal pantano del già visto, promuovendosi come un progetto ambizioso e dalle enormi potenzialità future. Il frizzante combat sistem eclissa molte delle problematiche espresse dall’IA, bilanciando efficientemente l’opera. Siamo fiduciosi sul futuro della serie One Piece nel mondo videoludico e crediamo fortemente che questa sia la strada giusta da intraprendere, ora però è tempo di svecchiarsi dalle vecchie limitazioni e tornare a narrare le imprese della ciurma del Capello di paglia con il fascino indistinguibile della serie. Non lasciamo che la ciurma regga sola la qualità dell’opera, la bussola segna la destinazione giusta ed ora è tempo di osare qualcosa di più.