Shazam | L’universo DC, a partire da quest’anno, sta subendo dei radicali cambiamenti, sia per svecchiare un po’ la formula cinematografica, sia per esplorare soluzioni alternative. A differenza di Marvel, il mondo Detective Comics non ha mai avuto delle fasi divisorie entro le quali racchiudere i propri film, ma si può dire con assoluta certezza che tutte le realizzazioni hanno fatto parte di un’unica era che ha un nome e cognome ben preciso: Zack Snyder (L’uomo d’acciaio, Batman v Superman: Dawn of Justice). Il filmaker americano, infatti, ha in qualche modo guidato, anche se non sempre direttamente, le scelte e lo stile delle produzioni, portando una propria visione d’insieme. Ma l’aria sta mutando. Già con il recente Aquaman si è palesato un tentativo di rinnovamento della cosmologia supereroistica, scommessa centrata dal film in questione. Ci sarà riuscito anche Shazam, lungometraggio diretto da David F. Sandberg (Lights Out – Terrore nel buio, Annabelle 2: Creation), che introduce l’omonimo personaggio? Vediamolo insieme.
Il flusso di potere.
Shazam: nell’antro del mago si nasconde l’umorismo
L’opera, come nel caso del film su Arthur Curry, è incentrata sulle origini dell’icona dalle incredibili capacità, conosciuta, nei fumetti, inizialmente come il nome di Capitan Marvel. Uno stregone (Djimon Honsou) incredibilmente potente chiamato Shazam ha bisogno di un suo successore perché sta perdendo progressivamente la sua magia e Billy Batson è il perfetto candidato per il ruolo. Ma un ragazzino di 14 anni può davvero essere in grado di reggere tutta questa responsabilità? Questa è la grande domanda che ruota intorno alla realizzazione e la risposta non è così scontata come si possa pensare. Tra fratelli adottivi, problemi adolescenziali e un addestramento lampo, il nostro protagonista si troverà più e più volte in difficoltà nel corso della storia e sarà provato continuamente dall’esperienza. La sceneggiatura, infatti, curata da Henry Gayden e Darren Lemke, si concentra più sulla caratterizzazione dei comprimari e dell’eroe che sull’effettivo svolgersi degli eventi, lasciati in secondo piano rispetto che al resto. Vedremo successivamente nel corso della recensione se questo aspetto può essere considerato un elemento positivo o negativo. L’analisi delle figure presenti è decisamente ben realizzata ed è accompagnata da una vena umoristica di grande impatto, non particolarmente originale, ma funzionale ed efficace considerando lo stile del lungometraggio. Non aspettatevi quindi momenti cupi o drammatici: tutto sarà votato all’intrattenimento e alle risate da parte del pubblico. La massima espressione di tutta la comicità che traspare in ogni singola battuta e dialogo è proprio il supereroe intorno al quale ruota l’intera vicenda. L’infantile Shazam, infatti, è perfetto nella sua duplice veste di ragazzo-adulto e Zachary Levi (Chuck, Thor: The Dark World) e Asher Angel (Jolene, Andi Mack) hanno perfettamente rappresentato le due versioni del personaggio, rapito dalla sua fanciullezza e destinato a salvare la Terra da minacce incredibili.
Shazam!
Shazam: una storia divertente che non brilla più di tanto
Come già accennato precedentemente, tutti gli avvenimenti che si susseguono non sono il fulcro fondamentale della narrazione, nonostante stiamo parlando di un cinecomic. E questo, purtroppo, si nota in maniera piuttosto evidente visto che il copione non ha al suo interno né dei colpi di scena a spezzare il ritmo della vicenda, né dei momenti di chissà quale impatto scenico. Anche se la regia e la sceneggiatura fanno il suo dovere, lo script manca di quel pizzico di spettacolarità e di brivido che avrebbero reso il film più interessante agli occhi del pubblico, che comunque è catturato, forse più dalle gag che dalle scene vere e proprie. Ovviamente non è errato concentrarsi sullo sviluppo dei personaggi, ma questa caratteristica poteva essere accompagnata da aspetti più trascinanti e stimolanti per l’audience. Altro punto in parte stonato è l’antagonista: Il Dottor Sivana del gigantesco Mark Strong (Kick-Ass, Kingsman – Il cerchio d’oro) è potenzialmente un ottimo villain, ma si perde nella sua costruzione e backround. Il personaggio ha comunque un suo fascino e carisma, ma forse sarebbe stato meglio aggiungere una maggiore introspezione per quanto riguarda la psicologia e delle motivazioni più interessanti alla base delle sue violente e impetuose azioni. Lo scontro tra il protagonista e il cattivo, che caratterizza tutta la parte finale della pellicola, ne avrebbe giovato, visto che, nonostante l’ottima mano che lo ha diretto, manca sia di sostanza che di contenuto, essendo un’immediata conseguenza dei difetti che ho elencato qui sopra. Tutto sommato però, salvo queste caratteristiche che potevano essere migliorate, il lungometraggio riesce perfettamente nello scopo di divertire e regala ore di puro svago. L’aspetto particolare, che lo rende così appetibile, è che lo strabordante humor della realizzazione è agli antipodi rispetto all’atmosfera degli altri lungometraggi dello stesso universo, che erano più orientati verso una linea dark e seriosa, tratto distintivo della direzione di Zack Snyder.
Shazam è l’opera DC che non ti aspetti: spassosa dall’inizio alla fine, con un protagonista che buca lo schermo e che da solo potrebbe reggere tutto il lungometraggio. Se paragonato ad Aquaman, il prodotto perde qualche punto a causa di imprecisioni nella struttura della sceneggiatura, troppo occupata a sviluppare i personaggi principali che a creare dei momenti indimenticabili. Altra nota di demerito riguarda il villain di turno, che poteva essere analizzato più a fondo. Ciononostante, è abbastanza chiaro che il cambio di rotta annunciato dalla casa fumettistica sta avvenendo ed è positivo vedere nuove icone di carta prendere la consistenza tridimensionale ed essere lanciate sul grande schermo. La curiosità sul futuro è tanta e vedremo con i prossimi lungometraggi se saranno totalmente indipendenti o se andranno ad unirsi creando una galassia condivisa, dove l’umorismo di Billy Batson potrebbe mettere a dura prova la pazienza di Superman.