Edison – L’uomo che illuminò il mondo | Arrivato in Italia con due anni di ritardo, Edison – L’uomo che illuminò il mondo ha sofferto di problemi produttivi per il suo legame con la The Weinstein Company, casa di produzione che dopo il suo fallimento fece finire nel limbo anche il film diretto dal giovane Alfonso Gomez-Rejon. Con i diritti acquisiti successivamente dalla 101 Studios, il lungometraggio ha infine ottenuto una distribuzione cinematografica, portando al cinema la storia della guerra delle correnti. Contrariamente a quanto il titolo italiano possa far credere, infatti, il film non è un’agiografica biografica di Thomas Alva Edison. Molto più preciso rimane dunque il titolo originale, The Current War, dato che l’intera pellicola si basa sulla sfida tra Edison e George Westinghouse per l’illuminazione elettrica degli Stati Uniti, e del mondo. Interpretati rispettivamente da Benedict Cumberbatch e Michael Shannon, i due personaggi assumono ben presto aspirazioni più grandi di quante in realtà il film possa contenerne, finendo con il rivelarsi una sì avvincente ricostruzione storica, ma che poco approfondisce le basi su cui si edifica.
Edison, dalle tenebre alla luce: l’invenzione che cambiò per sempre il mondo
Si apre su di un immagine bianca il film di Gomez-Rejon, un’immagine accecante che sembra già anticipare l’intera volontà del film: quella di evidenziare il passaggio dall’oscurità alla luce. Un passaggio che si apre a significati ben più metaforici, con il desiderio di due uomini la cui aspirazione è traghettare il mondo in un secolo di luce, di cambiamento epocale. L’intera regia si basa così su questo principio, con una costruzione della messa in scena che prevede un costante rapporto tra la luce e il buio. I personaggi si muovono tra questi due elementi esternando la loro interiorità, dal luminoso desiderio di forgiare un bene comune al tenebroso interesse personale. Un equilibrio quello tra i due elementi che viene però facilmente rotto, con la prevalenza dell’uno o dell’altro. Dalla lampadina si arriverà poi all’invenzione del primo kinetoscopio, attraverso cui Edison forgerà la cinematografia, imprimendo la sua amata luce su pellicola e cambiando così per sempre il mondo delle arti. Il cinema entra nel cinema, attraverso un sistema autoriflessivo che già da diversi anni la settima arte sembra aver intrapreso. È abile il regista ad escogitare idee visive che riescono a comunicare al di là della storia narrata, che sembra spesso un accompagnamento a quanto potrebbe quasi essere narrato solo per immagini. Sfortunatamente i guizzi di questo tipo vengono lentamente, e quasi ironicamente, a spegnersi. Con il procedere del film lo studio delle inquadrature diventa più classico, meno intraprendente, e il regista sacrifica quanto visto inizialmente in nome di un anonimato che però porta il film a seguire pedissequamente una scrittura già di suo non brillante.
Edison, Westinghouse e il desiderio di essere ricordati
Dietro all’ambizione dei due uomini si nasconde alla fine nient’altro che il desiderio di essere ricordati. Non a caso ciò trova rappresentazione nel grammofono ideato da Edison, attraverso il quale egli registra la voce della moglie per poterla ascoltare più e più volte, con la speranza di non dimenticarla mai. Tutte le conquiste dei due inventori sono dettate dal bisogno umano di lasciare la propria impronta nella storia, e ciò li porta ad essere molto più simili di quanto non credano. La sceneggiatura scritta da Michael Mitnick tuttavia accenna soltanto ad alcuni aspetti della loro personalità, senza mai realmente approfondirli. L’arco di narrazione del film copre diversi anni e su alcuni aspetti sembra ci sia la fretta di mostrare ciò che viene dopo, e così ancora fino alla fine del film. È una narrazione spesso in bilico tra tempi sacrificati e tempi adeguati all’importanza di ciò che si racconta, che nonostante alcune sequenze superflue e alcune linee narrative poco curate, riesce ad ogni modo a costruire un ritmo che riesce a catturare l’attenzione dello spettatore lasciandolo ammaliato dal genio e dall’ambizione dei due protagonisti. Nell’interpretare Edison, Cumberbatch si porta nuovamente a confronto con uno dei geni che hanno ridefinito il mondo, e lo fa con il suo classico mimetismo, che lo porta a saper trasmettere l’ampio spettro di emozioni provato dal personaggio. Meno convincente è invece il George Westinghouse di Michael Shannon. Tra i migliori attori della sua generazione, qui si trova tuttavia a confrontarsi con un personaggio spesso sacrificato, che non riesce ad imprimere un significativo impatto nel confronto con il suo co-protagonista.
Edison – L’uomo che illuminò il mondo porta con sé il peso dei suoi problemi produttivi che hanno inevitabilmente segnato il montaggio finale, rendendolo un film costruito in modo impreciso e sceneggiato in maniera troppo approssimativa. Pur promettendo diverse scintille di originalità e nonostante il suo fascino, l’opera diretta da Gomez-Rejon e interpretata da Cumberbatch finisce per diventare una rappresentazione storica con pochi risvolti di originalità.